L'INCHIESTA
Adrano, ci sono 5 indagati per l’omicidio di Francesco Rosano ucciso sotto casa 15 anni fa: la svolta grazie ai “pentiti”
Il delitto sarebbe stato organizzato dal clan Santangelo come risposta ai Liotta-Mazzone per la strage di Bronte del 2006
C’è un altro omicidio avvenuto ad Adrano nel 2008 che ha avuto una svolta investigativa cruciale grazie alla collaborazione dei Rosano “Pipituni”, il padre Vincenzo e i figli Francesco e Valerio. E in particolare si tratta di quello di Francesco Rosano, che al di là della semplice omonimia non ha alcun legame di parentela con i pentiti. Ci sono cinque indagati nel fascicolo della Procura, di cui si ha avuto una discovery per via della fissazione di un incidente probatorio in cui saranno escussi quattro collaboratori di giustizia – i tre Rosano e Giovanni La Rosa – con tutte le garanzie del contradditorio tra accusa e difesa, a cui si potranno costituire anche le parti offese. Gli indagati sono tutti personaggi di peso del clan Santangelo, articolazione del clan Santapaola-Ercolano di Adrano: Antonino Bulla, Alessio Samperi, Salvatore Crimi, Nino Crimi e Gianni Santangelo.
Francesco Rosano è stato ammazzato il 18 gennaio 2008 sotto casa, all’angolo tra Via Bruno e via Asiago. Due killer lo hanno crivellato mentre guidava una Seat Toledo blu con 12 colpi calibro 9 parabellum all’altezza de civico 70 di via Bruno. Questo delitto è da inserire in una precisa scia di sangue che parte dalla strage di Bronte del 27 luglio 2006 in cui muore Alfio Rosano (fratello del boss Vincenzo) e rimangono feriti Daniele Crimi e Alfio Finocchiaro (che moriranno in ospedale). Quando Rosano Pipituni ha scoperto che dietro quel fatto di sangue c’erano i fratelli Liotta, che però finiscono in manette nel blitz Meteorite decise di vendicarsi uccidendo il padre Nicolò Liotta l’anno dopo. Una condanna a morte emessa senza aspettare il placet del capomafia Alfio Santangelo. E questo ritardo infatti portò a un momento di tensione tra i Rosano e i Santangelo.
Le prime indagini
Immediatamente dopo l’omicidio di Francesco Rosano i poliziotti del Commissariato e della Squadra Mobile avviarono delle intercettazioni che documentarono i contatti con i fratelli Liotta e con Vincenzo Mazzone, che all’epoca stavano provando a creare una nuova famiglia criminale da contrapporre ai Santangelo e agli Scalisi. E lo avevano fatto senza desistere dal mettere in atto piani di sangue. Rosano avrebbe pagato quella “vicinanza” con il cartello Liotta-Mazzone. Almeno questo dicono i pentiti.La Rosa racconta ai pm che dell’omicidio di Rosano avrebbe ricevuto informazioni direttamente da Antonino Bulla dopo l’esecuzione. Ma la vittima avrebbe avuto già una taglia sulla testa per il fatto che avrebbe aiutato i Liotta facendo «la spia» passando da casa di Nino Quaceci, vertice dei Santangelo. Francesco Rosano lo certifica come risposta al triplice omicidio di Bronte. Il padre è ancora più preciso: «Tonino Bulla e Gianni Santangelo mi dissero che con Salvatore Crimi e Alessio Samperi erano andati a bordo di due motorini scortati da una macchina. Era mattina, Rosano era uscito di casa per andare a lavorare. Spararono Santangelo e Bulla che avevano delle pistole»COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA