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Acquedotto manomesso per rubare l’acqua a Licata: indagini chiuse per 26 indagati

La Procura di Gela ha notificato l'avviso della conclusione delle indagini per le persone coinvolte nel blitz H20 che nei mesi scorsi ha portato alla misura cautelare per 14   

Di Redazione |

La Procura di Gela ha chiuso l'inchiesta denominata «H2O» e si appresta a mandare a processo 26 indagati, tutti della provincia di Agrigento, che avrebbero creato una rete idrica parallela e abusiva, riempendo a costo zero gli invasi con l’acqua rubata dalla condotta Aragona-Gela. Il gip Marica Marino, nei mesi scorsi, ha firmato un’ordinanza con cui applicava divieto di dimora e obbligo di firma per 14 dei 26 indagati. Il pm, Luigi Lo Valvo, adesso, ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Le accuse sono di furto aggravato per essere stato commesso su beni destinati a pubblico servizio e utilità. Diverse le posizioni di alcuni indagati: un manovratore dell’escavatore di Siciliacque è accusato di favoreggiamento personale per avere informato, sostiene l’accusa, alcuni agricoltori che stava svolgendo degli scavi finalizzati a scoprire gli allacci abusivi. Un altro indagato, invece, è accusato di violenza privata per avere minacciato un dipendente di Siciliacque costringendolo a interrompere un controllo che doveva servire a individuare i furti. L’indagine è cominciata alla fine del 2019 dopo le denunce presentate da Siciliacque che aveva lamentato i continui furti soprattutto nel comune di Licata.

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