CATANIA – A passo di lumaca. Lentamente verso una meta che non si vede mai. Così anche quest’anno la riviera dei Ciclopi dovrà vedersela, come sempre, con gli scarichi a mare e le proteste saranno sempre le stesse, di residenti turisti sbigottiti davanti al fenomeno della schiuma e delle scie marroni maleodoranti sull’acqua e del Sicet che qualche giorno fa ha criticato tutte le autorità coinvolte nella vicenda. Qui migliaia di litri di melma e colibatteri fecali continueranno a inquinare quello che è lo specchio di mare dell’Area marina protetta (?) Isola dei Ciclopi e le calette di roccia della zona. Ci sarebbero gli estremi del reato ambientale. E bene che vada, per vedere ultimato il collettore ci vorranno almeno altri due, forse tre anni. Sono questi i tempi ottimistici esposti dal Comune castellese, sempre che tutto vada bene perché sembra che adesso l’intoppo primario sia all’ufficio contratti della Regione dove da due settimane è sul tavolo la richiesta di contratto con la ditta vincitrice.
«Circa due settimane fa – spiega il sindaco di Acicastello, Filippo Drago – l’ufficio che si è occupato dell’appalto ha mandato i tecnici ad Acicastello per un sopralluogo e ha quindi inviato le carte all’Ufficio contratti della Regione per la firma finale. Subito dopo quest’ultimo passaggio la ditta vincitrice potrebbe finalmente aprire il cantiere. Io però temo che l’Ufficio regionale ritardi l’atto finale, forse in attesa che si pronunci il Consiglio di stato sul ricorso. La Regione di questi tempi si è fatta conoscere più per inefficienza che per altro. Per questo motivo in settimana scriverò al presidente Crocetta per chiedere un incontro. Siamo sotto sanzione Ue, il mare è sporco. A questo punto l’iter dovrebbe procedere speditamente… ».
Drago per avvalorare la tesi di una Regione che appare in confusione racconta un episodio che si è verificato alcuni giorni fa in Comune. «Un altro ufficio della Regione, quello al Territorio e Ambiente mi ha scritto proprio in qualità di presidente dell’Area marina protetta, per conoscere a che punto è l’iter del collettore. Paradossale perché se l’appalto del collettore è stato seguito dall’Ufficio Speciale della Regione come fa l’assessorato Territorio e ambiente a non conoscere a che punto è l’iter del progetto? ».
A parte questi intoppi burocratici è tutta la storia del collettore fognario, sin dai suoi esordi, ad essere un capolavoro di inefficienza, lentezza e burocrazia siciliana dove le colpe in realtà sono un po di tutti. Erano gli anni 90 del secolo scorso quando il sindaco di Acicastello, Paolo Castorina presentò il progetto per la condotta sottomarina che doveva risolvere una volta per tutte il nodo degli scarichi a mare, cresciuti dopo la speculazione edilizia selvaggia delle aree a monte della riviera. Allora però il progetto venne scartato perché la Ue aveva vietato gli scarichi a mare. Quindi si optò per il collettore da allacciare a Catania per trasportare i reflui sino al depuratore di Pantano D’Arci. Erano gli anni a cavallo del 2003 e l’iter venne avviato dal commissario Sammartino.
Da allora si è andati avanti a singhiozzo. L’Ato Catania non aveva stilato neanche un progetto. Nel 2009 si insediò il sindaco Drago che decise di portare a termine l’opera. Quindi chiese alla presidenza del Consiglio dei ministri il commissariamento dell’Ato per la specifica del collettore. Venne istituita una struttura speciale a cui venne affidata la progettazione. Il progetto finale venne definito dimezzando il rischio di forte inquinamento qualora, come possibile, si blocchi una pompa di sollevamento durante il tragitto verso Catania. Quindi nel 2012 è stata fatta la gara d’appalto che è scaduta nel settembre 2013.
Negli ultimi anni si è andati avanti attraverso continui ricorsi e adesso si attende la decisione del Consiglio di Stato, ma nel frattempo i lavori potrebbero essere avviati. Sono passati però più di vent’anni dalla simbolica prima pietra. E ancora non è finita perché quando i lavori inzieranno, ad occhio e e croce ci vorranno almeno 2-3 anni.
E in questo contesto si inserisce il nodo del collettore catanese, con il problema del sifone di piazza Galatea e del vecchio allacciante. Circa un mese e mezzo fa al Comune di Catania è stata fatta una conferenza di servizi, presenti i rapresentanti della Regione, per mettere a punto il quadro delle condotte. «Nella riunione – spiega Drago – il direttore dell’assessorato aveva detto che avrebbe avvisato appena sarebbero ripresi i lavori di pulizia del vecchio allacciante nel tratto compreso tra Ognina-Europa-Galatea, che è il tratto sul quale ci allacceremo. Ancora però non abbiamo risposte».
Il sifone di piazza Galatea, di competenza della Fce, si sarebbe dovuto collaudare già qualche anno fa, ma ancora sembra che questo passaggio non sia stato definito perché prima si attende che l’allacciante venga ripulito dalla melma accumulata negli anni. Insomma la vicenda è tutt’altro che risolta e sembra che il rimpallo di competenze e responsabilità sia ampio e variegato. Se prima non si risolveranno questi problemi il rischio è che Acicastello finisca il collettore e poi tutto resti fermo. E intanto il tempo passa e la fogna a mare prolifera. Roba non da terzo, ma da quarto mondo, con buona grazia per il turismo tanto sbandierato.
Ad Acicastello comunque le ultime analisi pervenute sullo stato delle acque della Riviera segnalano finora parametri di salubrità nella norma. Ma siamo ai primi di giugno quando ancora buona parte delle case di villeggiatura sono vuote. A consolare c’è la notizia che grazie ai fondi del ministero per l’Ambiente a giorni entrerà in servizio il battello spazza-mare che per tutta l’estate effettuerà servizio di pulizia della riviera. Magra consolazione…