ACI CASTELLO – Il “saluto” per il week end degli uffici municipali è stato rivolto ai bagnanti che “nelle more” (per usare un termine burocratico) di questo gran caldo sono invitati (anzi sono formalmente inibiti con ordinanza 281 del 3 agosto) a non fare il bagno nel tratto di costa di Aci Castello più ricco di lidi, che va da piazza Martiri delle Foibe sul lungomare Scardamiano fino a via Magrì sul lungomare dei Ciclopi, cioè quasi a ridosso del molo nuovo di Trezza, sostanzialmente sull’unica e piccola baia costiera “balneabile” nel tratto compreso fra il porto di Aci Castello e il limite con Capomulini.
I divieti all’interno dei porti sono perenni e se c’è un bagnante nel pomeriggio del 24 giugno a Trezza ciò avviene perché si maschera da pesce e prendere parte alla tradizionale rappresentazione del “pisci a mari”; poi all’inizio del lungomare Scardamiano il divieto, grazie agli scarichi, continua per l’intero anno così come nella zona di Padre Pio a Trezza, che di recente è stata ancora allargata (da via Lachea a via Pitrè) per la presenza di «valori di escherichia coli ed enterococchi eccedenti i limiti consentiti dalla normativa vigente su campione di acqua di balneazione».
Il nuovo divieto è nato dallo «sversamento a mare di reflui, dovuto presumibilmente alla ostruzione della condotta fognante posta sul Lungomare dei Ciclopi all’altezza di via Capparelli, convogliante le acque luride all’impianto di sollevamento di via Gibuti per poi essere rilanciate al punto di scarico in piazzetta Padre Pio».
Il campionamento è stato fatto al lungomare Scardamiano: longitudine 15,14999, latitudine 37,55719 – longitudine 15,16179, latitudine 37, 56056 ed in base ad esso zoccorre disporre il divieto di balneazione per una lunghezza di metri 1.108, in ottemperanza. Scrive ancora nell’ordinanza il sindaco «atteso che nelle more dell’esecuzione dei lavori necessari al ripristino della funzionalità della condotta, occorre disporre il divieto di balneazione temporaneo».
Ai divieti i frequentatori della Riviera dei Ciclopi ci sono in fondo abituati, basti pensare come nel tratto balneabile della Praca, ai piedi del Castello, c’è dal 1993 il divieto d’accesso per la caduta massi, accompagnato da altri che magari con il tempo sono stati dimenticati, così come quelli di balneazione che, pur continuando a ronzare nelle orecchie di chi vuole tuffarsi non lo fermano certo, manco alla Pracuzza… dove la puzza è davvero forte.
I bagnanti sono consapevoli del pericolo che corrono ma sono abbagliati dalle condizioni cristalline che spesso notano nell’acqua e pensano che magari chi ha fatto il prelevamento si è imbattuto in quelle strisce di sporco che le correnti trasportano nel nostro mare che è l’elemento più importante della Riviera dei Ciclopi. «Più che pensare al divieto – è il pensiero di molti – perché l’Amministrazione non si rivolge al prefetto, al presidente della Regione per trovare “subito” i mezzi per riparare il danno sulla condotta». A questo proposito l’assessore Salvo Danubio ha precisato che «il guasto è stato riparato già sabato, ma per una nuova ordinanza bisognerà attendere i risultati dei nuovi prelievi».