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Accusato di linciaggio sui giudici, Salvini sbotta: «Macché minacce, io lavoro per la sicurezza»

Di Redazione |

I magistrati del Tribunale dei ministri di Catania che volevano processarlo per il caso Diciotti, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che l’ha indagato per la Sea Watch, la presidente della sezione per l’immigrazione del tribunale di Firenze, Luciano Breggia che ha criticato le ordinanze del Viminale sui migranti. Deve essersi sentito sotto attacco il ministro dell’Interno Matteo Salvini in questi mesi da vicepremier. E lui ha risposto sempre per le rime, ha detto che tutto quello che fa lo fa per gli italiani, ha accusato le toghe di voler fare politica e di voler indirizzare la linea del governo, ha fatto dirette Facebook per annunciare indagini su di lui e per criticare le posizioni di certi giudici.

Ma il suo comportamento deve essere sembrato un po’ sopra le righe al presidente della Corte di Appello di Firenze, Margherita Cassano, che oggi parlando ai giornalisti in merito alle critiche del ministro dell’Interno Matteo Salvini sull’operato dei magistrati di Firenze, ha ritenuto «doveroso intervenire in ordine al linciaggio morale cui è ingiustamente sottoposta la dottoressa Luciana Breggia, esposta per i gravi attacchi subiti a pericolo per la sua incolumità, attesa la risonanza mediatica e l’effetto moltiplicatore della galassia dei social». 

Secondo la Cassano, si tratta di «attacchi generici e ingiustificati» che «non giovano alla comprensione delle problematiche giuridiche e pregiudicano la serenità del giudice che nella sua attività quotidiana di interpretazione delle norme non deve essere soggetto a nessuna forma di pressione, interna o esterna, essendo la sua autonomia e indipendenza funzionali alla imparziale applicazione della legge, a sua volta finalizzata a garantire l’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge».

«I magistrati – ha detto ancora – non intendono sottrarsi a nessuna forma di confronto o di critica, purché fondata su circostanze di fatto veritiere». 

La reazione del ministro

Ma Salvini è sbottato: «Macché linciaggio – ha detto –  nessuna minaccia, nessun dossier: ho intenzione di usare tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento per sapere se è normale e opportuno che alcuni magistrati, pubblicamente schierati contro la politica del governo, abbiano giudicato in cause che coinvolgevano il Viminale. Mi spiace che venga chiamato in causa il Csm, che in queste settimane ha altro a cui pensare. Lavoro per la sicurezza di tutti gli italiani, magistrati compresi». 

E il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha cercato di buttare acqua sul fuoco: «Non mi risulta che troppi giudici facciano politica – ha detto il Guardasigilli -. Ma che ci sia la stragrande maggioranza di magistrati che lavorano ogni giorno e portano avanti la macchina della giustizia con passione e coraggio. È un momento particolarmente delicato, le istituzioni rimarranno compatte per evitare che ciò che emerge possa macchiare l’immagine della magistratura, che a livello internazionale è considerata tra le migliori al mondo». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA