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il rapporto legambiente

A Catania e Palermo biossido di azoto oltre il limite di guardia

Nelle due maggiori città siciliane le emissioni vanno diminuite del 44% e del 41%

Di Monica Paternesi |

Troppo lente alla meta. Nelle città italiane non si stanno riducendo abbastanza in fretta i livelli di smog e così ancora nel 2022 ben 29 città sforano i limiti di polveri sottili, mentre in 72 la salute sarebbe messa a rischio per le troppe emissioni secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

Non è consolante il Rapporto «Mal'aria di città 2023: cambio di passo cercasì, che mette sul podio negativo Torino, Milano e Asti, seguite da Modena, Padova e Venezia.   

Nel 2022 per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) e del biossido di azoto (NO2) queste città hanno di fatto doppiato il numero di sforamenti consentiti. Un problema per il presente e soprattutto un’ipoteca per il futuro in vista dei nuovi limiti imposti al 2030. Se infatti sempre per il PM10 l’analisi delle medie annuali ha mostrato come nessuna di esse abbia superato il limite previsto dalla normativa vigente, secondo i limiti indicati al 2030 sarebbero infatti solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che non hanno superato la soglia indicata per quella data (20 microgrammi per metro cubo d’aria). 

In dettaglio le città che devono impegnarsi di più sono Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%), Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%) per il PM10; Monza (60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%) per il PM2.5; le città di Milano (47%), Torino (46%), Palermo (44%), Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34%), per l’NO2. 

«La tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni» spiega Legambiente che sottolinea come le città più distanti dall’obiettivo previsto per il Pm10 «dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni, potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo», quindi solo nel 2040. 

«L'inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza», spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. «In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da Pm2.5, pari a 1/5 di quelli rilevati in tutto il continente». Le strade da seguire ci sono ma implicano investimenti importanti sul trasporto pubblico, pedonalizzazioni e zone 30, condivisione dei mezzi, reti di ricarica dei mezzi elettrici, ciclabili, «azioni coraggiose» da parte di Governo Regioni e ai Comuni, per città più pulite e sicure. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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