CATANIA – Aumentano i casi gravi di coronavirus ricoverati nelle Rianimazioni cittadine e della provincia. Il bollettino della Regione parla per l’area del Catanese di 36 casi ricoverati, ma non gravi e di 20 pazienti in Rianimazione, ma in tutta la Sicilia. Il dato catanese non è specificato, ma da una sommaria analisi questi a Catania e provincia sarebbero una decina, confermando che i casi più numerosi di contagio si registrano nella nostra città.
Solo al Policlinico-San Marco ci sarebbero 4 casi gravi, tutti intubati e tra questi una signora giunta mercoledì e un 78enne giunto sabato sera. Inoltre c’è ancora il professore di Agraria, ma sarebbe già stato “stubato” e quindi in miglioramento. Il caso che fa pensare e conferma i timori sia del presidente Musumeci e anche dei medici riguarda il veicolo di contagio di quest’ultimo paziente. Si tratterebbe del figlio che sarebbe rientrato dal nord.
Al Cannizzaro invece i soggetti in Rianimazione erano tre fino al decesso di oggi: una signora, un 47enne di Mascali e il paziente di 52 anni deceduto oggi. Poi c’è il caso certo del marito della signora ricoverata al Cannizzaro che si trova alla Rianimazione dell’ospedale di Acireale. I casi meno gravi, ma pur sempre con focolaio polmonare nei reparti di malattie infettive del Cannizzaro sarebbero 8 mentre al San Marco 6. Incerto ancora il numero del reparto Malattie infettive del Garibaldi Nesima che ha ricoverato il professore di endocrinologia che lavora in ospedale. Si vocifera anche del ricovero di un epatologo, ma non ci sono conferme (tutti i dettagli sul giornale domani in edicola) ed è impossibile inseguire pure i casi singoli.
Questi sono i numeri approssimativi che trapelano da ambienti sanitari e che confermano un trend in crescita importante dei casi gravi di coronavirus a Catania, un trend che fortunatamente finora ha comunque consentito al sistema di reggere, almeno finora. Gli infettivologi non si spiegano questa curva esponenziale dei casi a Catania, ma questi sono i numeri.
«A Roma hanno annunciato che oggi apriranno il Columbus Covid hospital. Un’ala ospedaliera dedicata all’emergenza con un aumento dei posti in terapia intensiva. A Catania, invece ancora non si sa nulla dei centri coronavirus». Questo il tam tam mediatico di alcuni medici ospedalieri che temono l’arrivo del famoso picco dell’epidemia ed esprimono, come è noto, preoccupazioni per la tenuta del sistema sanitario. Ancora è presto per vedere i frutti delle misure di contenimento ed quindi possibile che i casi aumenteranno ancora. Si è parlato più volte dell’utilizzo di alcune strutture dismesse, e in particolare della palazzina della Chirurgia d’urgenza dell’ex Vittorio Emanuele. Quello che si chiedono i medici in prima linea è se questa sarà pronta in poco tempo perché l’epidemia non aspetta. Alcuni medici sostengono che pur essendo idonea sarà una impresa averla pronta prima di un mese e non solo per la ristrutturazione e per il reperimento dei ventilatori, ma anche per il personale, perché un medico rianimatore non si trova dall’oggi al domani.
Molto verosimilmente invece l’aumento immediato dei posti in Rianimazione arriverà dalla riorganizzazione dei tre ospedali che stanno ritagliando aree per i Covid al loro interno. Al Garibaldi ci sarebbe in atto una sorta di riorganizzazione della palazzina Hospice per farne sede di malati Covid mentre al Cannizzaro si progetta la riorganizzazione dell’Utir per farne una sorta di Rianimazione tradizionale per i malati non Covid che potrebbe liberare i posti presenti nella Rianimazione che potrebbero essere riservati solo ai malati Covid.
Più articolata sarebbe l’organizzazione del Policlinico che ha riservato una parte del San Marco ai malati Covid, con una Rianimazione riservata e collegata ai reparto di Malattie infettive. Ben organizzato sarebbe invece l’ospedale di Caltagirone con un aumento dei posti letto di degenza e di Rianimazione.
Il nodo sono i posti in più di terapia intensiva che sono già stati individuati in tutta la provincia. Ma questi al momento sono tabù.