LA VALLETTA – Finisce poco prima delle 20 l’odissea della Lifeline, rimasta per otto giorni in mare aperto. Gli ultimi due a 25 miglia dalla costa maltese, con mare forza 5 e vento a 40 nodi. Il via libera all’attracco è arrivato nelle prime ore del pomeriggio. Scortata da una nave della marina militare, la carretta dei disperati ha fatto rotta verso la Valletta a 3 nodi, praticamente a passo d’uomo, ed ha impiegato oltre sei ore per raggiungere l’ingresso del porto, un’altra mezz’ora per completare l’ormeggio al molo “Boilers Wharf” di Senglea. La nave blu ha poi issato la bandiera gialla, quella dell’emergenza medica, che diventa anche il simbolo della resa.
All’arrivo in porto, il capitano Carl Peter Reisch ed i nove membri dell’equipaggio sono stati interrogati mentre il capitano potrebbe essere fermato su ordine della magistratura maltese che, come annunciato da Muscat, ha aperto un’indagine per disobbedienza agli ordini della Guardia Costiera italiana.
A bordo della nave, si è appreso in serata, c’era anche un giovane fotografo freelance italiano: Danilo Campailla, 30 anni, originario di Vittoria, in provincia di Ragusa, che ha temuto di poter anche lui essere indagato dalle autorità maltesi. Ma Campailla non è stato trattenuto così come gli altri 8 membri dell’equipaggio. Il comandante della nave, invece, è attualmente
sotto interrogatorio, come hanno riferito legali di Campailla.
Il probabile fermo così come il sequestro della nave erano stati anticipati in conferenza stampa dal premier, ma in serata il portavoce della Ong, Axel Steier, arrivato ad attendere l’imbarcazione sul molo della Valletta, ha negato di essere a conoscenza di alcun provvedimento.
Ma intanto emerge che tutti i membri dell’equipaggio hanno provveduto a nominare avvocati difensori. E se da una parte Steier non riesce a spiegare compiutamente il controverso punto della registrazione della nave (che secondo Muscat ha solo una licenza da diporto), dall’altra lancia un appello: «Speriamo che gli stati membri dell’Unione europea riescano ad organizzare operazioni di search and rescue che permettano ai privati di non doversi occupare di salvare le vite. Il comandante ha deciso di non tornare in Libia perché molte delle persone a bordo erano fuggite dai campi e dalla torture subite in Libia».