Manifestazione del primo maggio ad Acate, nel ragusano. organizzata da Cgil e Libera per i diritti del lavoro. La manifestazione si svolge nella cittadina di Daouda Diane, l’ivoriano di 37 anni scomparso misteriosamente il 2 luglio dello scorso anno, mentre si trovava al lavoro in un cementificio. Dall’interno dello stabilimento aveva mandato dei video in cui denunciava le terribili situazioni di lavoro con la frase «Qui si muore». Alla fine della mattina di lavoro nessuno lo ha più visto. Le indagini sono condotte dai carabinieri.
Ad Acate sono presenti i vertici della Cgil, il fondatore di Libera don Luigi Ciotti, il magistrato di Cessazione, Bruno Giordano, fino al dicembre scorso direttore dell’Ispettorato nazionale del Lavoro, numerosi rappresentanti sindacali, tra cui il segretario generale della Flai Cgil Giovanni Mililli, i sindaci di Acate, Giovanni di Natale, di Chiaramonte Gulfi, Mario Cutello, di Vittoria, Francesco Aiello. Ad accogliere tutti sul palco il segretario generale della Cgil di Ragusa Giuseppe Scifo.
Il sindaco Di Natale ha sottolineato la difficile situazione di lavoro di tanti immigrati nella zona. Il comune ha ottenuto, per il prossimo anno scolastico, la creazione di una scuola dell’infanzia che possa accogliere i figli dei lavoratori immigrati che rimangono abbandonati mentre i genitori sono al lavoro. Ci sono già 25 iscritti e il comune metterà a disposizione i locali che ospiteranno gli uffici comunali per i servizi essenziali.
«La speranza non è reato». Le parole di don Luigi Ciotti risuonano nella piazza Matteotti di Acate (nella foto da Facebook) , a conclusione della manifestazione organizzata da Libera in occasione del Primo Maggio, ad Acate, il comune del ragusano dove lavorava Daouda Diane, l’ivoriano di 37 anni scomparso misteriosamente il 2 luglio dello scorso anno.
«Non può essere un reato – ha sottolineato il fondatore di Libera – cercare di raggiungere la meta di un futuro migliore, come fanno molti nostri fratelli migranti».
«Oggi Daouda è nostro fratello. Tra cinque giorni – ha annunciato Don Ciotti – sarò in Costa d’Avorio, la sua patria insieme al gruppo Abele. Lì ci sono una donna e dei bambini che ancora lo aspettano. A lui dobbiamo il dovere della verità. La verità: la verità passeggia per le vie della città, di questa città. C’è chi sa, c’è chi ha visto. A volte costa molto la verità. Ma lo dobbiamo a una donna e dei bambini».
Don Ciotti ha concluso invitando all’impegno per la famiglia di Daouda, per cui è stata avviata una raccolta fondi ed a lanciato un appello: «Questa città, che è la sua città, adotti la sua famiglia. È un fratello vostro un cittadino di questa città»