Emergenza coronavirus, a preoccupare è ora la crescita dei ricoveri: nell’ultima settimana, avverte la Fondazione Gimbe, c’è stato un aumento consistente sia dei pazienti nei reparti ordinari sia in quelli nelle terapie intensive. I numeri delle ultime settimane impongono prudenza, essendo tornati sui livelli di giugno. Anche ieri il bollettino quotidiano del ministero della Salute, su oltre 101mila tamponi effettuati, ha rilevato un incremento di 1.585 casi che portano il totale dei contagiati a 293.025. E’ invece di 881 l’aumento degli attualmente positivi in un solo giorno, per un totale di 41.413 malati. Salgono anche i ricoveri nei reparti ordinari (63 in più per un totale di 2.348) e le terapie intensive (212, cinque in più). In Sicilia i malati di Covid ricoverati con sintomi sono 173, ma una settimana fa erano 100.
Proprio l’aspetto sottolineato dal Gimbe: se infatti nella settimana dal 9 al 15 settembre la curva dei contagi è stata stabile (9.837 casi questa settimana contro i 9.964 della scorsa), si è registrata dal punto di vista epidemiologico – dice la fondazione nel rapporto settimanale – una crescita dei malati (39.712 contro 33.789), dei pazienti ricoverati con sintomi (2.222 contro 1.760) e di quelli in terapia intensiva (201 contro 143).
«Tutte spie rosse che impongono la consapevolezza pubblica sulle dinamiche dell’epidemia, senza minimizzazioni o terrorismi di sorta – commenta il presidente Nino Cartabellotta – al fine di mantenere alta la guardia anche per l’imprevedibile impatto della riapertura delle scuole sulla curva dei contagi». Vero è che si tratta di numeri ancora bassi e che al momento non risultano segnali di sovraccarico dei servizi ospedalieri – conclude – ma il trend in costante aumento impone di mantenere la guardia molto alta, soprattutto in alcune Regioni».
E la Regione siciliana si sta muovendo già da giorni, prima a Palermo e ora a Catania per riattivare più posti letto possibile negli ospedali, tanto che ad ieri è tornato a occuparsi di coronavirus anche il reparto Malattie Infettive del Garibaldi Nesima. «Ma inizieremo a ricoverare quando i posti al San Marco saranno esauriti», spiega il primario prof. Bruno Cacopardo.
Quanti posti avete disponibli?
«Venti».
Nonostante i ripetuti appelli al rispetto delle regole di sicurezza, compreso il suo per l’uso delle mascherine, i casi sono aumentati. Siete preoccupati per l’autunno?
«Molto…».
Rischiamo di finire come a marzo, aprile?
«Non possiamo escluderlo. Comunque siamo bene organizzati e stavolta le Usca sul territorio funzionano bene».
In vista della stagione autunnale non c’è da stare allegri anche se gli esperti sostengono che molti segreti del virus sono noti e un approccio immediato alle cure, soprattutto su soggetti a rischio, può fare la differenza.
Se i casi aumenteranno allora entrerà in campo anche il reparto di Malattie infettive del Cannizzaro, del primario Carmelo Iacobello.
Ma com’è la situazione dei contagi in provincia? Allo stato ci sono oltre 600 casi in isolamento e circa 140 contagiati in quarantena. Anche se la situazione non desta ancora preoccupazione, gli infettivologi sono convinti che in autunno si registrerà un aumento dei positivi. Ora l’obiettivo è intervenire tempestivamente per contenere i focolai.
Al momento nell’unico ospedale Covid operativo, il San Marco ci sono ricoverate 38 persone, con 4 prossime alle dimissioni e 7 in intensiva. Cinque di questi sono intubati mentre due sono in ventilazione. Quello che preoccupa come detto è il repentino aumento dei ricoveri ospedalieri anche i casi Rianimazione fortunatamente ancora non sono tanti e riguardano tutti soggetti anziani, a conferma che il Covid in soggetti avanti nell’età e con patologie è pericoloso. La raccomandazione per i giovani è quella di osservare scrupolosamente le regole e proteggere genitori e nonni.
Tornando alla capienza il San Marco può ricoverare 34 soggetti, mentre sono 14 i posti in intensiva. Numeri che sembrano già risicati di fronte a questa nuova ondata di ricoveri.