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Vaccino anti-coronavirus, l’Italia avvierà in estate i test sull’uomo

Di Enrica Battifoglia |

ROMA – Nemmeno tre mesi e anche in Italia il primo candidato vaccino anti Covid-19 potrà essere sperimentato sull’uomo. In luglio almeno 20 volontari sani, tutti giovani adulti, potranno partecipare alla prima fase dei test del vaccino progettato dalla Reithera nel Polo tecnologico di Pomezia (Roma) e il cui sviluppo è condotto in collaborazione con l’azienda tedesca Leukocare e la belga Univercells, nell’ambito del consorzio europeo che hanno appena costituito.

La corsa al vaccino non ha colto di sorpresa: «Era noto che sarebbero emersi nuovi patogeni con un potenziale pandemico e stavamo lavorando a una tecnologia che permettesse di dare risposte rapide», ha detto Stefano Colloca, fondatore della Reithera con Antonella Folgori. «Ci siamo trovati – ha osservato – ad accelerare una procedura di produzione che ci permetterà di affrontare una prossima crisi in modo più efficiente».

«Pensiamo di poter rilasciare il primo lotto a metà giugno e riteniamo di riuscire a iniettare il vaccino nel primo soggetto a metà luglio», ha proseguito.

L’azienda ha avuto con l’Istituto Superiore di Sanità un incontro preliminare, cui seguirà un incontro organizzativo in vista dei test di fase 1, ossia la prima fase delle tre previste in ogni sperimentazione clinica per avere risposte sulla sicurezza. In questa prima fase si prevede di somministrare il candidato vaccino a 20 volontari, ma il loro numero potrebbe anche aumentare. Le risposte attese su sicurezza e immunogenicità potrebbero arrivare in settembre.

«Abbiamo cominciato la sperimentazione preclinica, su topi, per valutare l’immunogenicità a diverse dosi», ha detto Colloca riferendosi sia alla produzione di anticorpi sia alla risposta cellulo-mediata, ossia all’attivazione da parte del sistema immunitario dei linfociti T citotossici. Dai test preclinici, ha aggiunto, «abbiamo una risposta anticorpale totale».

Al momento «abbiamo sviluppato diversi candidati simili fra loro e ne abbiamo testati tre», ha osservato. Tutti hanno infatti come bersaglio la proteina Spike, che il coronavirus SarsCov2 utilizza per aggredire le cellule umane. La sequenza genetica di quest’ultima viene trasportata da un virus animale, un adenovirus degli scimpanzè reso inoffensivo e trasformato in una navetta. Si tratta di un vaccino preventivo che, iniettato per via intramuscolare, stimolerebbe la produzione di anticorpi e l’attività delle cellule immunitarie.

«La tecnologia per realizzarlo è pronta per le fasi 1 e 2 della sperimentazione, ma ora si tratta di accelerare», ha detto Colloca. «Una componente fondamentale deve essere la stabilità, per garantirne la conservazione e la distribuzione in sicurezza: l’obiettivo è ottenere almeno un anno di stabilità alla temperatura di 4 gradi, un obiettivo che potremmo rapidamente raggiungere grazie all’esperienza della Leukocare».

La belga Univercells contribuirà invece con i suoi bioreattori, fondamentali per riuscire ad accelerare il processo di produzione. Sebbene la Reithera abbia a Pomezia un’officina farmaceutica autorizzata dall’Agenzia Italiana del farmaco (Aifa) nel giugno 2019 e un centro di infialamento di 10.000 dosi, «non eravamo pronti per produrre milioni di dosi».

Questo permetterà di affrontare anche la fase 2, prevista in autunno su un numero maggiore di persone, questa volta soggetti a rischio come anziani e operatori sanitari. «Impossibile al momento – a concluso Colloca – prevedere l’andamento dell’epidemia e dovremo adattare i nostri piani di conseguenza». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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