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Vaccini, lista anti -“furbetti” della Regione ma c’è l’Sos per la seconda dose

Di Redazione |

Catania. Se la matematica non è un’opinione – e in materia di vaccini anti-Covid non lo è – ci sono due numeri che danno il senso di tante cose.

Il primo dato certifica che la campagna procede a ritmo spedito: con 66.847 dosi somministrate, l’85% di quelle ricevute, la Sicilia è al settimo posto in Italia per copertura dei primi destinatari, sul totale regionale di 140mila persone da immunizzare entro marzo. Ruggero Razza, audito in commissione Salute all’Ars, incassa volentieri i complimenti della presidente Margherita La Rocca Ruvolo, che parla di «buona performance della Sicilia», dopo aver ascoltato dalla voce dell’assessore il piano regionale, che punta «a fare quattro milioni di vaccini entro il mese di agosto, in linea con quanto previsto a livello nazionale». Per Razza «la macchina sanitaria si sta preparando, anche col reclutamento di nuovo personale, per una campagna di vaccinazione massiva che prevede, a partire da marzo, la somministrazione di circa 35mila vaccini al giorno».

Ma c’è un primo problema. Il ritmo delle vaccinazioni in Sicilia è più rapido della distribuzione del siero Pfizer da parte della struttura nazionale del commissario Domenico Arcuri. Ieri, dopo una lunga pausa nella consegna, nell’Isola è arrivata – come anticipato da La Sicilia – l’ultima fornitura, la terza, di 56mila dosi. Insufficiente per scongiurare un allarme che già da qualche giorno circola nel gabinetto di guerra dell’assessorato alla Salute. Le fiale non bastano per assicurare la copertura della prima fase, con il rischio concreto di non coprire il “richiamo”, a 21 giorni dalla prima somministrazione, che partirà dal 18 gennaio. Tant’è che proprio ieri, in una circolare ai manager delle aziende sanitarie e ospedaliere, Letizia Di Liberti, dirigente del Dasoe, mette nero su bianco che «si rende necessario accantonare, per la terza fornitura (quella arrivata ieri, ndr) un numero di dosi vaccinali pari al 40%». Insomma, dal dipartimento Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico della Regione arriva un input chiaro: mettere da parte una riserva per la seconda dose. Anche a costo di rallentare il ritmo della prima? Tutto ciò in attesa della quarta fornitura, per la quale l’assessorato si riserva di comunicare «le percentuali di dosi vaccinali da riservare, per ogni Azienda». Per tutto gennaio, «al fine di garantire l’omogeneità dell’offerta vaccinale in ambito regionale», l’assessorato potrà, «qualora si renda necessario, redistribuire le dosi di vaccino assegnate» dal commissario Arcuri a ospedali e Asp, «stante che le consegne effettuate da Pfizer non hanno rispettato le esigenze territoriali».

Il secondo dato-chiave che fotografa la campagna regionale di vaccinazione è 10.017. Cioè il numero di chi ha già ricevuto la prima dose fra il “personale non sanitario”. Si tratta del 14,98% dei siciliani vaccinati, una percentuale più alta della media nazionale, pari al 14,06% (105.844 non sanitari sul totale di 752.608), con un delta ancora più evidente se si considera che nell’Isola gli immunizzati nelle Rsa sono 1.695, appena il 2,53% a fronte del 7,13% nel Paese. Ce n’è abbastanza per alimentare la suggestione di prova a scavalcare la fila, rilanciata da Nello Dipasquale: «Il presidente Musumeci, anche nella sua qualità di commissario Covid, non può assistere passivamente a gravi disfunzioni nelle procedure di somministrazione dei vaccini: tutti – incalza il deputato regionale del Pd – devono aspettare il loro turno e non è accettabile che si creino le condizioni per la somministrazione ai “furbetti del vaccino”».

Una questione sensibile, avvertita, al di là del silenzio politico ufficiale, anche nelle stanze del governo regionale. Non a caso la stessa dirigente Di Liberti, nella circolare di ieri ai vertici sanitari siciliani, detta «l’elenco delle categorie, con ordine di priorità, alle quali dovrà essere offerto il vaccino». Eccolo: 1) personale delle aziende sanitarie (incluso quello convenzionato interno e non dipendente, informatori scientifici, personale delle ditte di pulizia, cucina, manutenzione, antincendio e altri servizi esternalizzati); 2) operatori assunti per la gestione dell’emergenza Covid; 3) medici dell’emergenza territoriale, operatori del 118 e associazioni convenzionate; 4) Rsa e residenze per anziani, ospiti e personale; 5) medici di continuità assistenziale in convenzione con la Regione; 6) laboratori privati di analisi autorizzati ai tamponi molecolari; 7) medici di medicina generale e pediatri di libera scelta; 8) operatori della sanità privata; 9) medici iscritti al corso di Medicina generale; 10) medici specializzandi; 11) studenti iscritti a Medicina tirocinanti in strutture del servizio sanitario regionale; 12) personale medico specialista in convenzione esterna col Ssr; 13) odontoiatri; 14) collaboratori di medici di famiglia, pediatri e odontoiatri; 15) altro personale sanitario e socio-sanitario «non ricompreso nelle categorie sopra riportate»; 16) farmacisti.

Questa, dunque, la lista delle priorità dell’assessorato regionale. Che avverte i manager anche su un’altra scadenza: il primo ciclo di vaccinazioni nelle Rsa dovrà essere completato entro il 31 gennaio.

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