Covid-19
Vaccini, la Sicilia è prima regione per dosi inoculate. Figliuolo nell’Isola: «Ora si raddoppia»
PALERMO – La Sicilia è la prima Regione d’Italia per percentuale di dosi di vaccino anti Covid inoculate: l’86%, di fronte a una media nazione del 82,2%. Ne sono state somministrate 723.242 delle 840.535 ricevute. E’ quanto emerge dal Report vaccini anti Covid pubblicato dal sito del governo nazionale, aggiornato a stamattina. Un dato che arriva nel giorno in cui nell’Isola arriva il Commissario nazionale per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo che è già stato in visita all’hub vaccinale di Messina, alla Fiera, per poi trasferirsi a Catania, nell’ex sede del mercato ortofrutticolo di San Giuseppe La Rena. «La Sicilia sta facendo 20 mila vaccinazioni al giorno e siamo nel pieno target della campagna vaccinale. E’ chiaro che dobbiamo raddoppiare e arrivare intorno alle 50 mila dosi», ha detto Figliuolo dopo la visita a Messina.
Il dettaglio del Report, quello però relativo fino alla giornata di ieri, mostra che 4 dosi su 10 sono finora andate al personale della sanità in senso lato, ma Razza rivendica «i confortanti risultati raggiunti in pochi giorni con i target degli over 70 e degli estremamente vulnerabili», rispettivamente a quota 30mila (s’è partiti l’11 marzo) e 60mila (dal 17 marzo). Meno confortante il ritmo degli over 80: nonostante il dato assoluto di 156.934 dosi (di cui un terzo di richiami), finora è stato coinvolto poco più di 1/5 del mezzo milione di potenziali destinatari in una campagna partita il 20 febbraio. E sul personale scolastico si va avanti adagio: 65.782 dosi a marzo, con punte di rinunce fino al 40% dopo lo “stop&go” di AstraZeneca. Curiosità a margine: Palermo vince, seppur di misura, il derby dei vaccini: oltre 177mila dosi contro le 164mila di Catania, mentre Messina è a 95mila; sul podio delle Asp non metropolitane Trapani (58mila), Agrigento (53mila) e Siracusa (48mila), sui dati dell’assessorato aggiornati a ieri.
Ma non si vive di soli numeri. Razza, col governatore Nello Musumeci, oggi accoglierà Figliuolo (in mattinata a Messina, nel pomeriggio a Catania) anche con un dossier di richieste e di proposte. La priorità è anche la precondizione: la disponibilità di vaccini. «Se le consegne annunciate fossero rispettate – scandisce l’assessore alla Salute – entro fine aprile la Sicilia potrà garantire la potenza di fuoco che il governo ci ha chiesto: una media di 50mila vaccinazioni al giorno».
Sul come arrivarci il governo regionale ha le idee chiare e alcune di queste oggi saranno esposte, e magari poi anche condivise, col generale Figliuolo nella visita di oggi. Il primo argomento è l’aumento dei centri vaccinali, «con un modello hub&spoke simile a quello della medicina d’urgenza», dettaglia Razza. Anticipando che «il presidente Musumeci ha dato mandato alla protezione civile regionale di individuare, e in caso allestire, nuovi centri». A Palermo s’è messo a disposizione un centro commerciale, ma «si valuta anche l’idea di un comune dell’hinterland, che mette a disposizione un palasport». Analoga soluzione “pubblica”, nell’Acese (si parla di Aci Catena), potrebbe essere assunta per potenziare le infrastrutture vaccinali di Catania, per cui si pensa anche ad altre zone della provincia. A Messina è certa l’attivazione di un hub a Taormina, «anche come forte simbolo per il rilancio del turismo», mentre si sondano soluzioni nella zona tirrenica, a partire da Milazzo. Oltre a dove farli ci vuole pure chi li faccia i vaccini. Oggi a Catania è prevista la consegna simbolica dei vaccini ai medici di famiglia, con cui la Regione ha firmato un protocollo. «A loro sarà destinato tutto il quantitativo di Moderna», conferma Razza. In attesa dell’accordo con gli odontoiatri, da assoldare nell’esercito siciliano dei vaccinatori, e soprattutto dei «mille medici specializzandi che la Regione schiererà grazie a un bando congiunto delle tre Università». Un bel passo avanti, «dopo il flop del bando nazionale di Arcuri, col quale in Sicilia – sibila – sono arrivate appena 200 unità».
Col nuovo commissario nazionale si discuterà anche delle specialità tipiche del menu siciliano. I vaccini in chiesa, «con un esperimento il 3 aprile, grazie all’intesa con la Cei, dal quale ci aspettiamo un grande supporto della rassicurante moral suasion sulle fasce più deboli della popolazione». E poi la somministrazione «nei lidi balneari» lanciata giovedì da Musumeci, sulla quale s’è scatenata l’ironia dei social. «Se in Israele si vaccina nei pub, non vedo perché – ribatte l’assessore alla Salute – in estate da noi non si possano utilizzare le guardie mediche turistiche per raggiungere l’ultimo target anagrafico, quello dei più giovani. Se lo ipotizziamo noi ci prendono in giro, se lo facessero a Rimini diventerebbe un modello mondiale… Oppure dobbiamo pensare che la Sicilia abbia dei limiti culturali per cui, da un giorno all’altro, basta mettere i vigilantes all’ingresso degli hub per azzerare, com’è successo, caos e file anomale?»
Non è detto che Razza, col generale Figliuolo, parli del tema-cult delle ultime ore: l’obbligatorietà dei vaccini per il personale sanitario, più che evocata dal premier Mario Draghi. Ma, su richiesta, lo fa con La Sicilia: «Io sono più che d’accordo, va fatta subito una legge». E il braccio destro di Musumeci, «a titolo personale», si spinge oltre: «Di Covid la gente continua a morire. Secondo me, quando ci fosse la disponibilità di dosi, andrebbe fatto come per il vaiolo: vaccino obbligatorio per tutti».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA