Catania – Catania sprecona o generosa? Certo appare alquanto paradossale che la nostra isola, fanalino di coda in fatto di vaccinazioni e con Catania che sarebbe ultima tra le ultime, si prenda il lusso di regalare 20mila dosi di AstraZeneca alla Regione Puglia. Ma è quello che è accaduto ieri quando il presidente della Regione ha dato il via libera al trasferimento di 50mila vaccini AstraZenbeca verso alcune regioni dove al momento c’è scarsezza di vaccini. Sembra che una buona parte del siero anglo svedese andrà in Campania. Quello che emerge dall’ufficio stampa del commissario Covid Pino Liberti è che 20mila dosi che sono in giacenza a Catania andranno invece alla consorella Puglia.
Non ci vuole tanto a capire che nonostante i ripetuti appelli – o forse per una campagna che non decolla – i cittadini non hanno finora risposto in massa alla vaccinazione soprattutto col siero inglese e alla fine anche per evitare enormi stoccaggi nei frigoriferi la Regione ha deciso di sostenere anche la campagna di altre regioni. Neanche il buon risultato delle prenotazioni degli over 50 senza patologie da vaccinare con Az ha avuto il risultato di poter colmare il gap di dosi ancora in stoccaggio. E visto e considerato che altre partite di sieri sono in arrivo si è deciso di procedere in questo senso. Evidentemente queste ventimila dosi non utilizzate stanno a significare che ci sono altrettanti ventimila catanesi che o hanno rinunciato a vaccinarsi oppure se la stanno prendendo comoda.
Da quello che hanno sostenuto più volte i responsabili della vaccinazione catanese, numerosi ultrasessantenni e settantenni senza patologie, che avrebbero potuto essere immunizzati con Az, hanno preferito rimanere alla finestra convinti ormai che gli unici vaccini accettabili sono in primis quelli di Pfizer e poi quelli di Moderna. Non parliamo di Jhonson & Jhonson del quale non si parla quasi più.
Il commissario Liberti ha raccontato episodi inverosimili di persone che si sono addirittura messe in ginocchio per pregare i medici a non somministrare Az. Altre hanno preferito andarsene senza vaccino non prima di aver “ripreso” i sanitari e altre ancora, prima di essere vaccinate, si sono lasciate andare a considerazioni da fine vita. Eppure queste persone dovrebbero ascoltare quanto ha detto pochi giorni fa il primario di Malattie infettive del Cannizzaro, Carmelo Iacobello che ha raccontato alcuni episodi accaduti nel suo reparto dove ancora arrivano alcuni anziani non vaccinati in gravi condizioni e quando i medici chiedono ai parenti per quale motivo il loro congiunto non era vaccinato ecco che si scopre la diffidenza di molte persone verso i vaccini, salvo poi, davanti all’evidenza dei fatti e al parente finito o in rianimazione o col casco di ossigenazione Cpap essere colti da profondo senso di colpa.
E’ un guaio che molte persone fragili preferiscano non vaccinarsi e in questo stanno facendo opera di convincimento i medici di medicina generale che, ad esempio, nell’ambulatorio aperto a Vizzini sono riusciti già a vaccinare tutti gli over 80 e i fragili del loro territorio. Lo stesso però non può dirsi in tutti gli altri paesi della provincia dove la vaccinazione dei medici di famiglia procede a rilento. Il nodo è che alla fine in provincia di Catania ogni giorno non si supererebbero le 7mila dosi. E sarebbe bene capire se questo gap è causato soltanto dalla resistenza dei cittadini oppure ancora a procedure farraginose che non permettono il «liberi tutti», cioè la vaccinazione di massa.
Sul fronte degli ospedali la situazione resta stazionaria, ma non allarmante anche se i casi ci sono e i ricoveri sono in leggero aumento. Il commissario Pino Liberti, ha ripetuto in una intervista pubblicata ieri che la situazione sanitaria invece non è preoccupante. Il prof. Bruno Cacopardo ha detto che mediamente nel suo reparto ci sono un 50% di posti letto vuoti. Cacopardo ha aggiunto che la pressione sanitaria è in diminuzione anche se restano ricoverati pazienti giovani, trentenni e anche ventenni in condizioni serie.
Lo stesso sostiene Sandro Distefano, primario della Pneumologia Covid del Cannizzaro e primario anche dell’Utir. Distefano spiega che al contrario di altri reparti il suo è pieno e ha ricoverati anche giovani che presentano polmoniti interstiziali gravi, per cui torna ad appellarsi ai cittadini infettati e in isolamento a casa a venire in ospedale ai primi sintomi di difficoltà respiratoria, senza attendere che il virus faccia il suo corso aggredendo tutti i polmoni. Sul fronte degli ospedali c’è poi la piaga dei posti letto che scarseggiano per i malati non Covid. Da alcune direzioni è partita la richiesta al commissario per riconvertire alcuni posti letto per la degenza ordinaria, ma al momento il commissario Liberti ha preso tempo. Infine c’è una notizia che circola al Garibaldi dove sembra che la direzione starebbe considerando la possibilità di accorpare tutti i malati covid in pochi reparti, in maniera da accentrare tutta l’assistenza in pochi settori ospedalieri.