Fase 2, lotta sul territorio al virus, organizzazione delle Usca (unità territoriali), pianificazione delle strategie future qualora il Covid dovesse tornare con una nuova ondata virulenta che alcuni sostengono arriverà in autunno, ma senza avere nessuna certezza scientifica. Di questo ed altro ne abbiamo parlato con il commissario ad Acta dell’Asp (solo per la lotta al virus), dott. Pino Liberti.
Cominciamo dal numero dei malati ancora isolati. Quanti sono?
«Allo stato abbiamo a Catania e provincia 212 positivi monitorati in casa».
Stanno tutti mediamente bene o ci sono casi che destano preoccupazione?
«Sono tutti asintomatici, tranne un solo caso che presenta ancora tosse blanda e febbricola».
State abbassando la guarda di fronte a questo nuovo scenario meno preoccupante?
«No, affatto, E le dico di più. Purtroppo lo screening che ci accingiamo a far scattare a tappeto, soprattutto nei confronti di quelle categorie a rischio, come medici, infermieri, pediatri, forze dell’ordine…, ci preoccupa un tantino…».
Cosa temete di trovare?
«Non lo sappiamo ancora. Ma le dò un solo dato. Ieri da un laboratorio privato che ha già cominciato a fare i kit veloci su cittadini privati sono stati segnalati 25 positivi agli anticorpi».
Che significa?
«Che adesso dovremo “tamponare” queste persone per capire se sono ancora in grado di trasmettere la malattia. Ma non sappiamo i numeri reali di quanti kit il laboratorio ha effettuato. Se sono state screenate 1000 persone oppure solo 100. Insomma sarà importante scoprire la percentuale di chi ha anticorpi su una indagine che presto riguarderà, solo nella nostra provincia, 20mila soggetti. Solo allora si capirà come si è diffuso il virus da noi. Al momento non possiamo azzardare percentuali…».
Ma vi attendete un dato alto?
«Se devo esserle sincero io spero di avere una alta percentuale di soggetti con anticorpi, perché ciò vorrebbe dire che c’è ormai una immunità diffusa, visto e considerato che si tratta di soggetti in buona salute».
Chi risulterà con gli anticorpi sarà messo in quarantena?
«Saranno immediatamente isolati, poi sarà fatto loro il tampone, presumibilmente con postazione «drive», cioè queste persone si recheranno a fare il tampone in auto e non scenderanno dall’abitacolo e poi sul risultato del tampone i pazienti ancora positivi saranno messi in quarantena e controllati mentre i negativi torneranno a fare la vita di sempre perché ormai guariti».
Lei in questi ultimi giorni ha incontrato più volte i medici di famiglia, i sindacati della categoria, quelli degli infermieri. Qual è la linea che intendete adottare per monitorare il territorio?
«L’orientamento innanzitutto è quello di far interagire i medici di famiglia con quelli delle Usca. Ho già consegnato ai medici di famiglia un vademecum con su scritto come bisogna agire in determinate situazioni. Inoltre ho indicato le linee guida sulle terapie di adottare se ci si trova davanti a un paziente con sintomi o a uno senza sintomi. Sto aspettando che si studino questo protocollo e la prossima settimana ci rincontreremo per la firma. Per quanto riguarda le Usca, i medici in prima linea sono sempre in contatto con me per avere indicazioni sui comportamenti da adottare».
Per il monitoraggio di Rsa e case di riposo come vi state comportando?
«Tutti gli ospiti e gli operatori di queste strutture saranno screenate con i prelievi del sangue».
Avete presto intenzione di prevedere un allentamento delle misure di isolamento di queste aree sensibili?
«Non è un problema che dipende da me. Sarà l’assessorato a dirci come comportarci per il futuro. Al momento non è cambiato nulla e queste strutture continuano a rimanere blindate».
Lei ha il polso dei dati sul territorio. Vede anche lei segnali confortanti?
«Tante volte mi sono espresso nel dibattito su un virus meno aggressivo. Il prof. Cacopardo sostiene che sta diventando endemico, cioè un virus con cui convivere. Il primario dott. Iacobello sostene che il virus che circola in Italia ha perso virulenza. Io sostengo entrambi le tesi. In fondo sono i numeri che parlano e oggi ci dicono che anche in aumento dei contagi – perché facciamo più tamponi – i ricoveri calano e le rianimazioni sono ormai vuote. Quindi io sono tra quelli che sostengono che il peggio è passato. Poi, però, se ad ottobre ci sarò questa nuova ondata io non posso dirlo, ma posso dire con certezza che noi siamo pronti. e A breve uscirà un piano regionale che indicherà quali sono gli ospedali individuati come Covid e quelli che invece torneranno all’assistenza tradizionale, fermo restando che resteranno pronti ad essere riattivati 1200 posti per malati Covid, ma se ne serviranno di più la Regione sa già come colmare il gap negativo».
Le Usca a Catania, dopo tante vicissitudini, sono tutte partite?
«Catania è la prima provincia siciliana ad avere attivato 14 Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) e contiamo di aumentare questo numero sino a 19. All’Asp si è lavorato per farle partire e il numero attivato è merito di tutti coloro che hanno agito per avere un sistema territoriale capillare ed efficiente. Oggi siamo al primo posto e lo saremo anche dopo visto che Catania ha sinora avuto il maggior numero di contagiati».