Covid
Stop ai cortei No-Green pass: permesse soltanto manifestazioni statiche
I prefetti delle città italiane si preparano a mettere in atto la circolare del Viminale che "stringe" sulla materia con nuove norme
Manifestare sì, ma rispettando i diritti di tutti. Il Viminale vara la stretta sui cortei no-Green pass che da quindici settimane consecutive ormai imperversano, al sabato, nelle principali città italiane. E così da Milano a Palermo, da Trento a Napoli, i prefetti si preparano a mettere in pratica la circolare del ministero dell’Interno per le manifestazioni in città. Stop ai cortei e via libera alle manifestazioni statiche, ma solo lontane dai centri storici e dalle piazze che sono vicine a sedi istituzionali ma anche alle attività commerciali. Maggior attenzione sarà richiesta alle forze dell’ordine nel controllare il rispetto di distanziamento e mascherine, in considerazione dell’ormai costante crescita dei positivi che nelle ultime 24 ore hanno toccato quasi gli 8.000 contagi con un tasso di positività raddoppiato (1,6%). A pesare, in particolare, è il caso Trieste dove i cortei e i sit-in dei portuali si sono trasformati in un maxi-focolaio da centinaia di positivi. «Il diritto di manifestare – sono le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese – è costituzionalmente garantito ma esiste anche un bilanciamento dei diritti: si può manifestare ma servono regole che proteggano gli altri cittadini, il diritto al lavoro e il diritto alla salute».
Le nuove norme predisposte dal Viminale entreranno in vigore subito dopo l’emanazione della circolare, ma ci sarà comunque bisogno di un passaggio delle prefetture per i Comitati Nazionali per l’Ordine e la Sicurezza per mettere in pratica le indicazioni del ministro Luciana Lamorgese. L’obiettivo è quello di garantire il diritto a manifestare ma anche di evitare tensioni e problemi soprattutto in vista del periodo natalizio. A Roma, dove si tengono molte manifestazioni rsipetto al resto d’Italia, con molta probabilità saranno concesse piazze a ridosso del centro ma lontane dalle sedi istituzionali o dalle vie dello shopping come Circo Massimo, piazza Barberini o piazza Farnese. Mentre dovrebbe essere off limits piazza del Popolo, luogo della manifestazione no vax da dove esponeneti di Forza Nuova partirono per l’assalto alla Cgil. Il primo vero test si avrà dunque sabato prossimo, quando il popolo no-Pass tornerà in piazza, con la speranza che non si ripetano le scene di tensione tra polizia e manifestanti già viste a Trieste o Milano. Da Torino, però, arriva la sfida degli «irriducibili" anti-certificato che, via Telegram, confermano la manifestazione in pieno centro, «in piazza Castello come sempre». Da Firenze, invece, IoApro – salita agli onori delle cronache per l’arresto di uno dei suoi leader durante l’assalto alla sede della Cgil a Roma – lancia il suo primo congresso e annuncia la trasformazione in movimento politico. Sempre il capoluogo toscano domenica prossima ospiterà la manifestazione indetta da Alessandra Schilirò, la vicequestore contraria al Green pass e recentemente sospesa dalla polizia.
Ma se le nuove regole non trovano d’accordo i sindacati di base e la frangia più calda dei manifestanti, chi si dice in linea con le decisioni del Viminale è la gran parte dei sindaci d’Italia. «Certamente le città trarrebbe grande beneficio da manifestazioni statiche che permettano di manifestare, che riconoscano il diritto di manifestare, ma che in un periodo, soprattutto natalizio, e di grande potenziale lavoro per il commercio, permetta di salvare il lavoro», spiega il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Parla di una «stretta opportuna» il primo cittadino di Firenze, Dario Nardella. Dal Campidoglio, invece, Roberto Gualtieri chiede «rigore e rispetto per la salute». Più titubante, invece, il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, che difende il diritto a manifestare evidenziando come «non c'è omogeneità perché sembra che chi vuole esprimere la propria opinione in disaccordo con un’opinione prevalente, debba essere ricondotto ad avere spazio inferiore». Intanto, nel giorno in cui il ministro della Salute, Roberto Speranza, annuncia che si sta lavorando ad una revisione della durata del Green pass per i soggetti guariti dal Covid (che ora scade dopo 6 mesi), cominciano a moltiplicarsi le azioni legali contro il certificato obbligatorio. E così da Aosta è partita una class action da parte di sanitari no-vax contro Ministero, Asl e ordini professionali per «falso ideologico, violenza privata, estorsione, minacce, abuso d’ufficio ed epidemia». Dal Tar del Lazio, invece, arriva l’ennesima bocciatura al ricorso di un medico anti-vaccini contro la sospensione dall’attività. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA