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Speranza: “L’emergenza è finita, ma non la pandemia”. E arriva Xe

Circola la nuova variante, sottotipo di Omicron. Il ministro "Serve molta prudenza, non abbandoniamo le mascherine". 

Di Redazione |

Lo stato d’emergenza è finito, ma la pandemia no, e per questo servono ancora prudenza e gradualità: per il ministro della Salute, Roberto Speranza, «dopo due anni è giusto uscire dall’emergenza», la pandemia c'è ancora e la scelta è di affrontarla adesso «non più con strumenti straordinari. ma ordinari. Lo facciamo – ha rilevato – perché il 91,37% delle persone sopra i 12 anni si è vaccinata, perché abbiamo finalmente anticorpi monoclonali, antivirali e un utilizzo molto diffuso delle mascherine, che continuo a considerare fondamentali». 

 La pandemia entra così in una nuova fase, probabilmente non facile, considerando che in molti Paesi l’allentamento delle misure viaggia di pari passo con un’impennata dei casi, fino ai valori record rilevati in Cina. Se i vaccini riducono i casi gravi di Covid-19, non riescono però a bloccare i contagi in modo altrettanto efficace e, circolando, il virus SarsCoV2 ha occasione di modificarsi, come indica l’ultima sotto-variante della Omicron, la Xe, identificata in Gran Bretagna. 

 Che la fine dell’emergenza non coincida con quella della pandemia di Covid-19 è chiaro guardando i numeri, ancora decisamente alti anche in Italia. Il ministero della Salute indica che i nuovi casi in 24 ore sono stati 53.588, contro i 70.803 del giorno prima, identificati rispettivamente con 364.182 e 477.041 test, tra molecolari e antigenici rapidi. Il tasso di positività si mantiene stabile al 14,7% (il giorno prima era 14,8%). Sempre alto anche il numero dei decessi, che in 24 ore sono passati da 129 a 118. I ricoveri, nei reparti ordinari tornano sopra quota 10.000 (con 10.017, 68 in più rispetto a ieri), un numero che non avevano più toccato dal primo marzo scorso. Nelle terapie intensive i ricoverati sono complessivamente 489, 4 in meno di ieri nel saldo tra entrate e uscite, e gli ingressi giornalieri sono stati 42. Nelle regioni, gli incrementi giornalieri maggiori si rilevano nel Lazio (6.533), Campania (6.373) e Lombardia (6.371). 

 Fra gli strumenti per affrontare questa nuova fase della pandemia le mascherine restano ancora fra i principali, tanto che il ministro Speranza ha detto: «continuo a considerare le mascherine fondamentali. In questo momento sono obbligatorie al chiuso e ne valuteremo l’utilizzo nella terza decade di aprile, per capire bene quali scelte compiere dal primo maggio», la data attualmente prevista per la fine di quest’obbligo. Si guarda anche alla quarta dose del vaccino e in proposito Speranza ha detto che per la prossima settimana è attesa un’indicazione condivisa della Commissione Europea. 

 Non mancano però i punti interrogativi e a suscitarli è anche la comparsa di un nuovo sottotipo della variante Omicron, chiamato Xe e nato dalla combinazione di altri due sottotitpi della stessa variante, BA.1-BA.2. «Xe appartiene alla variante Omicron fino al momento in cui non saranno riportate differenze significative nella trasmissione e nelle caratteristiche della malattia, inclusa la gravità», ha rilevato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Diventano perciò quattro i sottotipi di Omicron attualmente in colazione, considerando la meno diffusa BA.3. 

 «Non sappiamo nulla sulle future varianti, se per esempio saranno in grado di causare casi gravi. Probabilmente saranno sempre più infettive», osserva il fisico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma. «Le nuove varianti potrebbero non essere più aggressive e questo potrebbe essere rendere indolore la pandemia, ma potremmo anche trovarci nella situazione in cui potremmo aver bisogno di nuovi vaccini. Per questo – ha osservato – è importante proseguire nella ricerca in questo campo, specialmente sui vaccini in grado di contrastare più tipi di coronavirus». Grazie ai vaccini, ha aggiunto, oggi il numero decessi stabile, ma a un livello ancora alto di circa 140 al giorno, vale a dire 50.000 in un anno».  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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