CATANIA – L’obiettivo è ambizioso: «Vaccinare tutti i siciliani che lo vogliono entro il 31 agosto». Eppure, nonostante la previsione di «almeno altri venti hub fra la fine di aprile e i primi di maggio», la Sicilia deve fronteggiare almeno due problemi, comuni alle altre Regioni, che potrebbero rallentare, se non inficiare, il piano condiviso ieri a Catania da Nello Musumeci con i manager sanitari.
Il primo nodo, tutt’altro che una novità, è legato alla mancata corrispondenza fra le dosi annunciate e quelle effettivamente arrivate dal governo nazionale. Il secondo è un trend emerso con preoccupante evidenza nel vertice etneo al PalaRegione (nella foto): una progressiva rinuncia delle categorie interessate (over 70, personale della scuola, forze dell’ordine) alla somministrazione di AstraZeneca, con preoccupanti «punte fino al 70 per cento degli aventi diritto» in alcune province dell’Isola. Tant’è che l’idea di Musumeci, che ha assunto la delega alla Salute dopo l’inchiesta sui presunti dati Covid truccati in cui è indagato Ruggero Razza, condivisa dai vertici della sanità regionale, è quella di chiedere al governo nazionale una deroga per anticipare il prossimo target di AstraZeneca (i cittadini di età compresa fra i 60 e i 69 anni), anche per non correre il rischio di sprecare le fiale già ricevute.
L’incognita sul calendario delle consegne e la fuga da AstraZeneca (enfatizzata, come emerso dalla riunione, anche dalla speranza dell’imminente arrivo di Johnson&Johnson), rischiano dunque di far saltare i conti della Regione. È Mario La Rocca, dirigente regionale che ha assunto anche l’interim del Dasoe dopo l’arresto di Letizia Diliberti, a snocciolare i dati. I siciliani da vaccinare sono circa 4 milioni e finora le somministrazioni sono state 800mila su un totale di 8 milioni (fra prima dose e richiamo), che si stima scenderà a circa 7,2 milioni con l’arrivo del monodose di J&J.
Come arrivare all’obiettivo di coprire tutta la popolazione entro fine agosto? Il piano esposto da La Rocca, dopo averlo condiviso con il governatore-assessore, è quello di un progressivo aumento delle vaccinazioni giornaliere: dalle attuali 20-21mila (dato che si prevede di mantenere anche nei primi 15 giorni di aprile, vista la carenza di forniture di Pfizer e Moderna) alle 35mila nella seconda metà del mese, per poi arrivare alle 50mila chieste dal commissario nazionale Francesco Paolo Figliuolo. Con quest’ultimo ritmo costante fino al 31 agosto, data in cui la Regione conta di «arrivare a 6.825.00 nuove inoculazioni».
Ogni Asp (comprese quelle metropolitane in cui La Rocca auspica «una ripartizione con le aziende ospedaliere, secondo il piano concordato» e una sinergia con i commissari Covid) dal 1° maggio avrà una media da rispettare: 12.600 dosi al giorno per Palermo, 11.100 a Catania, 6.300 a Messina, 4.400 a testa per Agrigento e Trapani, 4.000 a Siracusa, 3.300 a Ragusa e 1.700 a Enna.
A sostenere il piano ci saranno, da fine aprile, altri 20 hub vaccinali, selezionati fra una quarantina di proposte sul tavolo di Salvo Cocina, capo della Protezione civile regionale, che ha già mostrato efficienza e rapidità nell’allestimento dei primi otto centri nei capoluoghi di provincia. Fra le opzioni quasi certe, nel Catanese, il PalaTupparello di Acireale, il Palasport di Caltagirone e l’ex PalaTenda di Misterbianco; a Palermo c’è il ballottaggio fra due centri commerciali dell’hinterland, sicuro l’impiego del Palasport di Cefalù e di una struttura messa a disposizione dal Comune di Bagheria; a Messina, come già concordato col commissario Figliuolo, sarà impiegato il PalaRescifina, con almeno un centro a Taormina (il parcheggio Lumbi) e nella zona tirrenica; nel Ragusano individuate l’area della Fiera Emaia a Vittoria e un’infrastruttura comunale a Modica.