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Rianimazioni, fino a quando resisterà l’ultima “trincea” della Sicilia?

Di Mario Barresi |

CATANIA Non si sa per quanto tempo, ma ancora c’è posto. La Sicilia, col decisivo contributo della sanità privata, resta ancora sotto la soglia d’allerta sull’occupazione dei posti in terapia intensiva. Almeno secondo l’aggiornamento in tempo reale realizzato ieri sera dall’assessorato regionale alla Salute, verificando – reparto per reparto – i numeri caricati dalle singole aziende ospedaliere e sanitarie nella piattaforma “Gecos” della Protezione civile.

Secondo questo prospetto, ieri sera – quando nel bollettino quotidiano del ministero della Salute risultano 240 ricoverati (7 in più di martedì) – nelle terapie intensive dell’Isola c’è una «disponibilità effettiva» di 817 posti. Di questi 760, di cui 326 esclusivamente dedicati a pazienti Covid, sono in strutture pubbliche (classificazione in cui la Regione ricomprende anche i 34 posti, di cui 10 dedicati, dell’Ismett di Palermo e gli 8 del Giglio di Cefalù), mentre altri 57 sono disponibili nella rete delle cliniche private.

La somma finale – 817 posti, certificati dalla Regione, ma non ancora comunicati a Roma – ha un suo preciso valore. Non tanto sulla speranza di passare in zona arancione, semmai qualcuno l’avesse nutrita: l’Isola sembra destinata a restare arancione.

Ma con questi ultimi dati dovrebbe almeno rientrare l’allarme lanciato dal rapporto di Agenas. Nell’ultimo, quello di martedì rilanciato ieri da agenzie e siti web, la Sicilia era ancora borderline: 30% di occupazione delle rianimazioni. Ma già ieri sera, incrociando la dotazione ufficiale con gli ultimi ricoveri, il limite risulta superato: il 31,91% della capienza in terapia intensiva è occupato da contagiati gravi. Ma la rilevazione è fondata su 752 posti disponibili, un dato che, come specifica il sito di Agenas, «si riferisce alla rilevazione giornaliera del Ministero della Salute».

Se e quando saranno aggiornati con l’ultimo report dell’assessorato regionale, la percentuale di saturazione scenderebbe, col numero di ricoverati di ieri sera, di quasi tre punti, fino al 29,3%. Che è comunque un tasso vicinissimo al limite. Ma è molto distante da un’altra stima con cui il Cimo contestava già gli ultimi dati che il ministero ha ricevuto da Palermo. Secondo il sindacato dei medici ospedalieri, infatti, «facendo una ricognizione in ciascun ospedale della regione», aggiornata a martedì, i posti effettivamente disponibili sarebbero molti meno: 542. Un dato inferiore sia ai 752 comunicati al ministero, sia ai «720 “immaginati” dall’assessorato nel decreto di luglio», con un rapporto ricoverati/posti letto che il Cimo calcola già al 42%.

Ma nell’ultimo monitoraggio ufficiale della Regione (in cui, ad esempio, non vengono conteggiati i 10 letti “fantasma” denunciati da sindacati e media a Barcellona Pozzo di Gotto) risultano ben 275 posti di terapia intensiva in più rispetto alla rilevazione del Cimo. Con questo dettaglio per provincia, fra strutture pubbliche e private: 227 a Palermo, 204 a Catania, 120 a Messina, 65 a Siracusa, 55 a Ragusa, 46 ad Agrigento, 40 a Trapani, 37 a Caltanissetta e 23 a Enna. Sui 57 letti messi a disposizione dalle cliniche private, più della metà, sono nel Catanese: 20 del gruppo Morgagni, 6 all’Iom di Viagrande e 4 all’Humanitas. E significativo, rispetto all’offerta provinciale di 65 posti, è nel Siracusano l’apporto dei 15 operativi fra Villa Salus e Villa Azzurra.

Dall’assessorato si apprende inoltre che agli 817 posti di rianimazione dati come operativi, se ne aggiungono «altri 196 immediatamente riconvertibili», molti dei quali in «sale operatorie predisposte con attrezzature già disponibile». In questo scenario, a oggi, i posti supererebbero addirittura quota mille, di cui 383 già destinati pazienti Covid (326 negli ospedali pubblici e 57 nelle cliniche private), al netto dei quasi 200 attivabili.

Il piano presentato dall’assessore Ruggero Razza in commissione Salute all’Ars prevedeva due step con altrettanti obiettivi: 272 posti al 15 novembre, 416 entro fine mese. A un altro iter appartengono i 253 posti di rianimazione (più 318 di degenze Covid) previsti nel piano finanziato con i 128 milioni del governo. Sono i fondi assegnati dal commissario nazionale Domenico Arcuri a Nello Musumeci, delegato da Palazzo Chigi per la Sicilia. Ma in questo caso i tempi sono più lunghi: la conclusione di molti interventi (alcuni già partiti) è prevista fra gennaio e marzo prossimi, in altri addirittura a fine 2021. Quando, si spera, non sarà più una questione di vita o di morte.

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