CATANIA – L’uno accanto all’altro. Col distanziamento sociale che impedisce di vederli assieme nell’inquadratura della webcam. Ma più che mai uniti. Ruggero Razza e Mario La Rocca si difendono a vicenda e giurano: «I posti Covid comunicati dalla Regione corrispondono alla realtà». Sentiti dalla commissione Salute dell’Ars sul caso dell’audio “galeotto”, l’assessore e il suo direttore generale rassicurano. Collegati in videoconferenza da piazza Ottavio Ziino, anche perché «in attesa della visita degli ispettori del ministero» (sul cui esito trapela grande ottimismo, tanto da far balenare l’idea di rinviare l’audizione a oggi, magari confidando in qualche prima pezza d’appoggio sul fatto che «è tutto regolare»), Razza e La Rocca sgomberano il campo da ogni dubbio: non c’è trucco e non c’è inganno, «i dati trasmessi sono stati sempre corretti».
Rispondendo a uno dei quattro specifici quesiti posti dal deputato renziano Nicola D’Agostino (che invoca «tutta la verità», pur ammettendo che «l’onere di dimostrare che i dati sono sbagliati è nostro»), l’assessore certifica: «Nessuno può sostenere che La Rocca chiedesse ai dirigenti di caricare posti che non erano stati attivati. Da giurista, questa cosa per me ha un nome: si chiamerebbe estorsione». E il super burocrate: «Non stavamo creando palazzi, i posti andavano solo destinati, in un momento in cui c’era molta pressione su alcuni pronto soccorso. Il senso del messaggio non era “inventatevi posti letto che non ci sono”, ma “indicate quelli che abbiamo”. anche perché già in precedenza attivati durante la prima ondata. Anche se toni e modo non sono stati decisamente dei migliori…».
Entrambi puntano su una comune linea di difesa. Minimizzando l’importanza del caricamento dei dati sulla piattaforma Gecos. «Non è il massimario delle sezioni unite della Cassazione», ironizza l’assessore, spiegando che si tratta di «uno strumento interno della Protezione civile, utilizzato a livello regionale dal 118 o dai pronto soccorso per lo smistamento dei pazienti negli ospedali». Posti dunque “attivi” per definizione e non certo “attivabili”, visto che in gioco c’è la vita delle persone.
Gecos è diversa da Cross, l’altra piattaforma che, da un’indiscrezione rilanciata dall’Ansa, nell’audizione è stata definita quella «a cui fa riferimento la Protezione civile nazionale per verificare la disponibilità dei posti letto di terapia intensiva nelle diverse regioni». La Rocca, nel messaggio vocale ai direttori generali di ospedali e Asp, parlava comunque di dati da inserire su entrambe le piattaforme. Ma nell’audizione cita soltanto Gecos come riferimento dell’invito. Razza completa il concetto: non c’è alcun «nesso di causalità tra le valutazioni del ministero circa la zona in cui inserire la Sicilia e il numero di posti letto disponibili in terapia intensiva» di quel 4 novembre, data del pressing di La Rocca sui manager per «caricare il primo step del 15 novembre».
E questo, come più volte annotato da La Sicilia, è vero: la scelta della zona arancione per l’Isola si basa sul report dell’Iss con rilevazioni compiute fra il 19 e il 25 ottobre. Ma allora perché quel «non sento cazzi» agli “Avengers” della sanità siciliana, con il peso di una «responsabilità» in caso di penalizzazione della regione, se il caricamento sarebbe avvenuto in un database «interno» e per di più senza influenzare la scelta di tecnici e governo nazionale? La Rocca, incalzato in commissione soprattutto dal dem Antonello Cracolici e dal grillino Francesco Cappello, fornisce una spiegazione tutta sua: «Ho usato lo spauracchio della zona rossa su alcuni dirigenti generali che non avevano un adeguato controllo. Loro non sapevano che non esistesse un nesso con il livello d’interlocuzione col ministero e ho utilizzato questo “gap informativo” per spronarli. Un trucco? Una forzatura? Chiamatala come volete…».
Il dirigente, per rafforzare la sua tesi, rivela anche che «c’era stata un’azienda che non aveva caricato nemmeno i posti già aperti». E, dopo le insistenze (anche della presidente Margherita La Rocca Ruvolo, inflessibile conduttrice del dibattito) confessa che il caso si riferisce «al bed manager dell’Umberto I di Enna».
L’altro argomento di discussione sono le accuse, tanto pesanti quanto generiche, di La Rocca ai medici che, poiché i manager «non avevano gli attributi», avrebbero fatto resistenza alla creazione di posti Covid, fino a produrre «diagnosi non vere». Chi sono? Li ha denunciati all’autorità giudiziaria? Alle sollecitazioni di M5S, Pd e Iv, il dirigente risponde coniugando i verbi soprattutto al futuro: «Ho aperto un contraddittorio con i direttori generali delle aziende in cui m’è sembrato ci fossero delle anomalie. Quando avrò terminato questo contraddittorio, farò le mie valutazioni sia dal punto di vista di sanzioni amministrative, sia sulle denunce, che, se le farò, saranno serie e circostanziate, perché altrimenti questa vicenda potrebbe diventare un boomerang». Come dire: se non ci sono manager disposti ad auto-denunciare se stessi per omesso controllo e a portare prove contro i propri medici, non se ne farà niente.
Se per il deputato musumeciano Pino Galluzzo «s’è montato un polverone sul nulla, anche perché la Sicilia ha risposto all’emergenza meglio di tutte le altre regioni», le opposizioni escono dall’audizione deluse. «Chiarezza sui posti letto? Manco per sogno. Dall’assessore Razza nessun dato, ma solo una sterile, e a tratti patetica, difesa d’ufficio del suo dirigente La Rocca. Chi si illudeva che da questo governo arrivassero precise e dettagliate spiegazioni, è servito», sostengono i deputati del M5S, che denunciano la mancata diretta streaming della seduta, negata dal presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè. Pesanti, nell’audizione, gli interventi di Giorgio Pasqua, Antonio De Luca e Salvo Siragusa.
Ma il più «indignato» della «magistrale esibizione di arrampicata sugli specchi messa in atto dall’accoppiata Razza-La Rocca» è Cappello, che nel suo intervento finale s’è concentrato proprio sui numeri. Quelli che non ci sono, soprattutto. Ieri solo uno: 298. Il resto a fine mese: tutti i dati, aggiornati al 30 novembre, che l’assessore porterà in commissione. «Assolutamente irricevibile poi – commentano i 5stelle – la spiegazione di La Rocca sul suo indifendibile audio. Secondo lui i posti letto indicati per il 15 novembre erano già attivi e quindi stava solo spronando i direttori generali. Se ciò fosse vero, sarebbe gravissimo, in quanto i dati consegnati lo stesso giorno dell’audio alla commissione Salute sarebbero stati non veritieri, cosa che ci fa pensare che governo e dirigenti della sanità consegnino ai deputati dati assolutamente inattendibili a proprio uso e consumo. Vorremmo anche capire – osservano i parlamentari M5s – cosa ha approvato la sera prima dell’audio e della commissione, il Cts. Quindi , delle due l’una o non sono veri i numeri che ci hanno dato allora o non è vero quello che dice oggi La Rocca».
Un concetto magistralmente espresso, già nell’intervento in commissione, da Cracolici. Che, al termine, rincara la dose assieme a Peppe Arancio: «Ci aspettavamo di avere un chiarimento dall’assessore Razza e dal dirigente La Rocca, invece abbiamo sentito un rumore fastidioso: quello delle loro unghie che stridevano mentre tentavano di arrampicarsi sugli specchi». E poi vengono al punto: «Non ci resta che aspettare che gli ispettori inviati dal ministero facciano luce su quello che è realmente accaduto dato che la mattina del 4 novembre è stata definita la programmazione dei posti letto da predisporre in due step, il 15 ed il 30 novembre. Ma nella stessa giornata del 4 novembre La Rocca ha improvvisamente chiesto ai vertici delle aziende sanitarie di caricare i posti letto previsti per il 15 novembre. Le cose sono due: o quei posti letto erano già attivi e dunque non si capisce perché non fossero già stati caricati, oppure è stato chiesto di caricare posti letto non ancora attivi. E non basta dire che “oggi quei posti letto ci sono”, bisogna capire se c’erano già il 4 novembre quando La Rocca ha chiesto di caricarli». Ma questo, forse anche dopo lo strombazzato blitz di ispettori ministeriali e Nas, resterà un mistero.
Twitter: @MarioBarresi