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Razza: «In Sicilia ora caccia agli asintomatici, pronti 2.500 posti letto Covid»

Di Mario Barresi |

Assessore Razza, i siciliani, anche quelli che s’erano presi le ferie dai brutti pensieri, tornano ad avere paura del Covid. Il trend dei contagi e anche alcune proiezioni non fanno presagire nulla di buono. Ci dica la verità: qual è la situazione?

«Non abbiamo mai smesso un solo attimo di monitorare la situazione e non ci siamo fermati durante l’estate. Oggi i contagi sono in numero crescente e comprendo il sentimento di preoccupazione che vedo sui volti di molti cittadini. Eppure il vostro giornale, oggi (ieri per chi legge, ndr), ha fornito una lettura più articolata della realtà, mostrando che a fronte di una crescente capacità di effettuare diagnosi il numero dei soggetti positivi con pochi o zero sintomi è la stragrande maggioranza, attorno al 90%. Ovviamente più si cercano i soggetti positivi, maggiori sono i contagi individuati».

Nel lockdown la Regione ha avuto un linea persino più dura, ora Musumeci invoca «più autonomia» per misure più flessibili. Cos’è cambiato?

«In realtà il presidente della Regione è, come sempre, realista e concreto. Al governo nazionale ha chiesto di consentire a chi vive il territorio misure in linea con le esigenze di salute e di vita reale. Ma soprattutto ha chiesto di evitare misure inutilmente contraddittorie, agendo in modo particolare sulla mobilità e sui controlli. Alle nostre imprese, oggi, non possiamo dire di bloccarsi perché ci sono alcune centinaia di ricoveri. Non possiamo bloccare i cantieri e i servizi essenziali. Per questo abbiamo scelto la strada dei mini-lockdown, per interventi circoscritti a zone specifiche, e abbiamo puntato sul raddoppio delle Usca nelle tre aree metropolitane».

Ecco il nuovo Dpcm di Palazzo Chigi. Col governatore pensate a un’ordinanza con diverse norme in Sicilia?

«Nel confronto con il governo centrale abbiamo condiviso alcune delle misure del nuovo Dpcm, perché non è più il momento in cui livelli di governo diversi si rimpallino responsabilità. Si tratta della leale collaborazione che noi, con il presidente Musumeci, abbiamo non solo invocato, ma praticato. Anche se, da una prima lettura del decreto, ci sono almeno due punti che non mi convincono. Il primo è il meccanismo per cui si scaricano ai sindaci, che hanno tutto il mio sostegno, l’onere delle scelte più delicate e impopolari sulle chiusure locali. Il secondo elemento, tecnico ma fino a un certo punto, è che per molte di queste decisioni il decreto non esplicita la necessità del parere delle autorità sanitarie. E, visto che siamo in una pandemia, non è un capriccio, ma un passaggio fondamentale. È probabile che questo vuoto, assieme ad altri, sarà colmato nella prossima ordinanza del presidente Musumeci».

C’è un dibattito sulle scuole: lasciarle aperte o chiuderle? Da che parte sta?

«Sulle scuole la posizione del governo siciliano è chiara: dobbiamo fare di tutto perché non chiudano e perché i ragazzi non perdano l’anno scolastico. Ma bisogna che genitori, docenti e alunni vivano in sicurezza una fase che vedrà certamente contagi in tutti gli istituiti. Per affrontare questa esigenza l’ordinanza del presidente ha previsto la istituzione delle Usca scolastiche che, assieme alle Usca di cosiddetto “pronto intervento”, saranno immediatamente costituite dalle Asp».

Il M5S dell’Ars dice che sul Covid il governo regionale non ha una strategia e «naviga a vista». Eppure in estate c’era il tempo per fare un piano in vista della prevista seconda ondata.

«Non cado nelle polemiche politiche. Temo che il livello di consenso ottenuto nel corso della prima fase della pandemia e la condivisione delle scelte del governo da parte della stragrande maggioranza dei siciliani, abbia dato fastidio a chi cerca sempre di puntare il dito contro gli altri. La verità, e condivido su questo il pensiero del ministro Speranza, è che nessuno avrebbe mai immaginato di confrontarsi con una pandemia, dopo 100 anni dalla Spagnola. E lo stiamo facendo mettendoci anima e passione. Nella prima fase penso abbiamo azzeccato la scelta di puntare sull’isolamento dei rientrati e sul blocco della mobilità. Adesso viviamo una seconda fase, in cui non potendo bloccare le nostre vite e la nostra economia dobbiamo individuare il virus con screening a tappeto».

Allora, se non abbiamo capito male, anziché chiudere a chiave l’Isola stavolta si preferisce individuare e isolare il maggior numero di positivi?

«Abbiamo condiviso questa soluzione perché dobbiamo isolare il più possibile il virus prima che si diffondano i contagi. Perciò abbiamo predisposto un bando al quale, lo dico con soddisfazione, hanno risposto finora quasi cinquemila professionisti e sarà aperto fino a martedì (domani, ndr). Siamo stati tra le prime regioni italiane a dotarci di tamponi antigenici e abbiamo ordinato i test salivari per le scuole. Andremo a caccia di asintomatici per isolarne il maggior numero e impedire così al virus di circolare».

In questi giorni si segnalano reparti Covid in sofferenza. I numeri, anche sui posti di rianimazione, sono sempre stati ballerini. Inchiodiamoli una volta per tutte: qual è l’attuale dotazione e a quale capienza si può arrivare in caso di curve pericolose?

«C’è un grande lavoro, ringrazio tutti per l’impegno di questi giorni. Stiamo ampliando il piano di emergenza e presto arriveremo a oltre 2.500 posti letto, dei quali il 20%, cioè 500, di terapia intensiva e sub-intensiva dedicate, come già preventivato nella prima fase dell’epidemia. Ma ancora oggi abbiamo posti liberi e il sistema “a fisarmonica”, battezzato così dal nostro Cts, lascerà spazio a una programmazione nuova, della quale abbiamo iniziato a discutere col nuovo comitato nella prima seduta».

Il commissario nazionale per l’emergenza Covid ha messo le mani avanti: le Regioni non hanno usato i ventilatori inviati da Roma e non hanno fatto le assunzioni in sanità. La Sicilia è fra i “Pierini” stigmatizzati da Arcuri?

«I fatti, lo dico da giurista, sono più duri della loro rappresentazione. Col decreto Rilancio è stato affidato al commissario Arcuri il potenziamento della rete ospedaliera nazionale. Il 7 ottobre, dopo una lunga istruttoria nel corso della quale sono stati approvati gli interventi di potenziamento di tutte le Regioni italiane, il presidente Musumeci è stato nominato commissario delegato. Dico solo: per fortuna avevamo già iniziato prima. Abbiamo assunto tremila persone per l’emergenza, abbiamo comprato da soli tanti ventilatori, ne abbiamo ricevuti da Roma. Ma un posto di terapia intensiva non lo fa un semplice ventilatore».

Non bisogna dimenticare che la salute non è solo lotta alla pandemia. Come si può evitare il danno, altrettanto disastroso in termini di vite umane e di costi sociali, di una sanità siciliana chiusa per virus?

«Alcune Regioni hanno già bloccato i ricoveri ordinari. Noi stiamo facendo di tutto per evitarlo. E voglio continuare a sperare che non si debba più bloccare l’attività ordinaria. I malati di Covid devono essere assistiti, ma devono esserlo anche tutti coloro che presentano altre patologie».

Twitter: @MarioBarresi

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