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Posti letto Covid, la Regione siciliana centra gli obiettivi: ora il piano vaccini

Di Mario Barresi |

CATANIA – Con 443 posti in terapia intensiva riservati soltanto a pazienti Covid, Ruggero Razza centra l’obiettivo fissato per il 30 novembre. Anzi, lo supera: la dotazione regionale, nel secondo step del piano dell’assessore alla Salute, era di 416. Razza, intervenuto ieri in videoconferenza in commissione Sanità dell’Ars, ufficializza un totale di 422 posti Covid in rianimazione. Ma il numero cresce se si considerano le postazioni Ecmo e le aree critiche con anestesisti dedicati, già di fatto operative. E altri 18 posti, predisposti ma ancora in fase di collaudo, arriveranno di qui a poco. Rispetto ai letti di degenza ordinaria, invece, Razza afferma di non aver raggiunto il target di 2.384: quelli dichiarati in commissione sono 2.200. Ma i circa 200 mancanti «sono attivabili in meno di 24 ore», ribadisce l’assessore. Eppure, sommando i dati forniti per ogni ospedale, si arriva già a 2.319, al netto di quelli di riserva.

I conti cominciano a tornare. Tanto più che il trend dei pazienti Covid dà margini rassicuranti: ieri 1.494 in reparti ordinari (-23 rispetto a martedì) e 220 in terapia intensiva, gli stessi di 24 ore prima. Nessun tono polemico, nel breve confronto nella commissione presieduta da Margherita La Rocca Ruvolo, fra l’assessore e le opposizioni. Antonello Cracolici (Pd), che ha chiesto di conoscere «il dettaglio fra i posti esistenti e quelli creati ex novo per l’emergenza».

Sull’incremento di rianimazioni la sanità catanese ha risposto bene alle sollecitazioni della Regione: il San Marco, struttura hub, ha 34 terapie intensive Covid, 6 in più dell’obiettivo al 30 novembre, il Garibaldi Centro arriva a 26, anziché i previsti 20, con un ulteriore posto «in appoggio» a Nesima. A Palermo il Civico supera l’obiettivo (28 rispetto ai 21 preventivati, ai quali si aggiungono i 3 del Di Cristina), mentre dei 10 posti inizialmente chiesti a Petralia ne funzionano 4, con il gap di 6 coperto da Termini Imerese. Non disponibili, perché «in collaudo» gli 8 posti al Policlinico. Significativo l’apporto di Ismett: oltre ai 20 programmati altri 10 di Ecmo ad altissima specializzazione.

A Catania e Siracusa non ci sono i posti nelle cliniche private: rispettivamente 12 (ipotizzati alla Basile) e 8. Le Asp di Agrigento (tranne 10 di Ribera «in collaudo»), Caltanissetta e Siracusa rispettano in pieno gli obiettivi, così come quella di Ragusa, che recupera 3 letti fra Vittoria e Paternò-Arezzo; a Messina il Policlinico conferma i 24 posti e il Papardo ne aggiunge 5 ai 7 previsti; Enna centralizza tutto sull’Umberto I; la migliore performance è di Trapani, che raddoppia i 18 posti chiesti per Marsala e ne crea altri 4 a Mazara.

Nei reparti ordinari la situazione è più elastica. Cracolici chiede «quanto abbia inciso la creazione di posti letto Covid a scapito di altri reparti». Razza riferirà anche questo dato in commissione mercoledì prossimo.

Intanto gli ispettori del ministero della Salute stanno limando la relazione sulle verifiche svolte nell’Isola. Il contenuto è top secret, ma La Sicilia apprende da fonti qualificate che, incrociando l’esito del lavoro del Nas (riscontrata una corrispondenza dei posti dichiarati al momento del blitz, ma non è dato sapere se siano andati a ritroso per ricostruire il caso dell’audio del dirigente Mario La Rocca, risalente al 4 novembre) con gli atti acquisiti dagli 007 ministeriali in ospedali, Asp e assessorato, sarebbe stata riscontrata qualche «anomalia» non tanto sui dati comunicati dalla Regione a Roma, quanto sugli standard di risorse umane e dotazioni strutturali. Fra gli atti acquisiti anche quelli sulle convenzioni con strutture private su alcuni appalti per forniture d’emergenza.

Ne sapremo di più a breve. E presto conosceremo la mappa dei centri autorizzati a ricevere (e poi a somministrare) le prime dosi di vaccino che il governo invierà nell’Isola. Dallo staff di Razza trapela ottimismo sulla prospettiva che «la Sicilia ha dato a Roma tutte le garanzie necessaria per essere fra le regioni in pole position già nella prima fase di distribuzione». Non a caso, per rispondere ai criteri sempre più stringenti chiesti dal commissario nazionale Domenico Arcuri, le «strutture idonee alla distribuzione e alla somministrazione» indicate dalla Regione sarebbero scese dalle 50 iniziali a un’ipotesi di 33. Ogni presidio, fra l’altro, «dovrà essere in condizione di vaccinare almeno 2mila persone (o più persone ma con multipli di mille) in 15 giorni». Sarà la prossima sfida.

Twitter: @MarioBarresi

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