Perché AstraZeneca ha ritirato il suo vaccino contro il Covid: una decisione non legata a ragioni di sicurezza

Di Redazione / 08 Maggio 2024

Dal 7 maggio tutti i documenti relativi al vaccino AstraZeneca contro Covid19 disponibili sul portale dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema) sono contrassegnati con la filigrana “Prodotto non più autorizzato”. Si conclude così un percorso avviato dall’azienda all’inizio di quest’anno e che già il 27 marzo scorso aveva portato al formale ritiro dell’autorizzazione all’immissione in commercio da parte della Commissione Europea. Parallelamente, l’azienda ha oggi annunciato che si sta procedendo al ritiro del prodotto negli altri Paesi del mondo.

Il vaccino, in realtà, non era in uso già da tempo. «Considerata la quantità di vaccini disponibili ed efficaci per le nuove varianti di Covid-19 e considerato che Vaxzevria non è stato aggiornato per queste varianti, non c’è più stata domanda per il vaccino e di conseguenza non è più stato prodotto e distribuito», spiega l’azienda in una nota. «Non prevedendo dunque una futura domanda per il vaccino, AstraZeneca ha deciso di ritirare l’autorizzazione all’immissione in commercio».

Intanto, l’annuncio rimbalza in Borsa e AstraZeneca chiude la seduta in rialzo (+1,2%), performando meglio del listino di Londra (+0,49%) dopo che il produttore ha dichiarato di aver avviato il ritiro a livello mondiale del suo vaccino Covid-19 a causa di un «eccesso di vaccini aggiornati disponibili» dopo la pandemia. La decisione, ha spiegato la società, non era dunque legata a ragioni di sicurezza.

Viene archiviato, dunque, il vaccino che, soprattutto nella prima fase della pandemia, ha giocato un ruolo importante e ha evitato nel primo anno di somministrazione, 6,3 milioni di morti, secondo una ricerca Airfinity distribuita nel 2022. Il vaccino AstraZeneca è stato decisivo soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito: qui sono stati distribuiti i due terzi delle tre miliardi di dosi di vaccino somministrate. Poi è iniziato il declino, conseguenza dell’emergere di nuove varianti e della scoperta di rarissimi ma gravi effetti collaterali.

«Il problema di questo vaccino era la possibilità che si presentasse in rarissimi casi – dai 14,8 casi per milione del Regno Unito ai 19,3 per milione riportati nel resto d’Europa – una complicanza denominata Vitt, acronimo che sta per trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino», ricorda Rossella Marcucci, responsabile del reparto di Malattie aterotrombotiche del Careggi di Firenze che, nel 2021, fu chiamata dall’Agenzia europea dei medicinali Ema ad analizzare questa complicanza legata al vaccino.

«La Vitt è caratterizzata da trombosi venose e arteriose potenzialmente fatali, che hanno colpito soprattutto donne giovani e che emergevano entro 30 giorni dalla somministrazione», ricorda l’esperta. Questi effetti, per cui in breve tempo è stata trovata una terapia, sono stati inseriti nel foglietto illustrativo già nel 2021.

«Attenzione, però», sottolinea Marcucci. «Effetti collaterali così rari possono emergere solo dopo l’utilizzo su milioni di casi, ed in quella prima fase della pandemia, il rischio di morte legato al Covid era molto più alto (circa il 40% per un ultra 80enne). Oggi lo scenario è completamente cambiato, grazie soprattutto alla campagna vaccinale a livello mondiale, e quindi non ha senso correre neanche questo rischio remoto».

Intanto, il Codacons oggi ha reso noto che un uomo di 37 anni ha ottenuto un risarcimento per aver riportato danni dopo la vaccinazione con il prodotto AstraZeneca nel 2021. Nel verbale dell’autorità competente si parla di «piastrinopenia immunomediata cronica potenzialmente innescata dalla procedura».

AstraZeneca non ha però abbandonato il campo dei vaccini. A marzo il governo inglese ha annunciato un investimento da parte dell’azienda di 450 milioni di sterline nello stabilimento di Speke, nei pressi di Liverpool, dove vengono prodotti vaccini antinfluenzali. Nel campo del Covid, poi, l’azienda sta lavorando a un nuovo vaccino a mRNA. Uno studio di fase 1 ne sta verificando la sicurezza e l’efficacia su circa 250 persone. I dati definitivi sono attesi per il prossimo anno.

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Pubblicato da:
Alfredo Zermo