Sicilia
Omicron dilaga, la Regione cambia in corsa: ecco quali strategie mette in campo
Il nuovo piano per fronteggiare l'avanzata del virus prevede un aumento dei posti letto negli ospedali e una nuova assistenza per i positivi in isolamento domiciliare
La situazione è tornata a essere pesante. Pesantissima. Nella Sicilia che va incontro al destino irreversibile della zona arancione, la quarta ondata del Covid è un magma inarrestabile.
L’emergenza ricoveri Torna, drammatica, l’emergenza sui ricoveri. L’ultimo allarme è del primario di Rianimazione del Civico, Baldo Renda: «Tutti occupati i posti di terapia intensiva». Sempre a Palermo, dove tornano ambulanze in fila all’ingresso dei pronto soccorso, sono stati montati tre ospedali da campo. Anche a Catania, come puntualmente riportato da La Sicilia in Cronaca, il quadro è grave. «Gli ospedali sono al collasso. Non ce la facciamo più», l’allarme di Carmelo Iacobello, primario di Malattie infettive al Cannizzaro. Ospedale dove, in pronto soccorso, fino a giovedì c’erano 15 pazienti in attesa di ricovero.
Regione: 650 posti in più Nell’Isola è così quasi ovunque. Tant’è che Ruggero Razza, ieri pomeriggio, ha presieduto un vertice urgente con i vertici della sanità siciliana, durato oltre due ore e mezza. L’esito sta in un numero: 650. Sono i posti di degenza Covid messi in campo subito, di cui 500 dal sistema sanitario pubblico e 150 dalla rete dei privati. Nel dettaglio saranno 178 a Palermo (150 pubblici e 28 privati) e 170 a Catania (150 negli ospedali e 20 nelle cliniche). E ciò, spiega Razza, «al fine di fare fronte all’impennata di contagi», arrivati ieri al totale di oltre 80mila. Anche perché il peggio deve ancora arrivare. Per l’assessore alla Salute, «considerando i tempi d’incubazione dei contagiati delle feste di fine anno, il picco di nuovi casi è ipotizzabile la prossima settimana». Con un dato di fondo: «Con la variante Delta il rapporto fra positivi e ricoverati era del 10 per cento, mentre con Omicron è di appena l’uno per cento. Ma l’uno per cento di centomila contagiati è un numero pesante». Razza sottolinea anche un altro aspetto: «In questo momento in Sicilia più di un terzo degli ospedalizzati è “con Covid” e non “per Covid”». Ed esplicita il concetto: «Vista la diffusione enorme della nuova variante ci sono ricoverati che arrivano per le patologie più disparate, o magari per cure o interventi programmati, e si scopre che sono positivi, costringendo il sistema a trattarli da pazienti Covid nonostante siano asintomatici».
L’assessore rivendica comunque che il sistema, pur in sofferenza, ha retto grazie alla scelta di non smobilitare gli hub e non licenziare le risorse umane, come ci chiedeva qualche politico “scienziato” gridando allo spreco». E rilancia: «Non capisco perché il governatore Zaia, legittimamente, rivendica nel suo libro di aver conservato per l’emergenza 100 ventilatori inutilizzati, mentre per un pregiudizio razzista la Sicilia, che aveva sei ventilatori confezionati a Barcellona Pozzo di Gotto, è finita in una bufera mediatica, se non addirittura in uno scandalo da Corte dei conti».
Positivi, nuova strategia Ma c’è anche l’altra emergenza. Meno preoccupante dal punto di vista clinico, eppure diffusa quasi in ogni famiglia siciliana. Con l’esplosione dei contagiati, soprattutto asintomatici, il tracciamento è andato in tilt, fra code disumane ovunque (hub, ospedali, farmacie) si possa fare un tampone e migliaia di positivi imprigionati a casa in uno stato d’abbandono da parte di Asp e Usca. Si stima che siano 18mila le pratiche inevase di persone che hanno avuto un provvedimento di restrizione dopo il contagio da Covid19 e non riescono a essere “liberate”. Anche su questo fronte la Regione prova a rispondere con un cambio di strategia. Mercoledì scorso Razza ha discusso un protocollo con medici di famiglia e pediatri. «Si andrà a un nuovo sistema di gestione dei positivi in isolamento domiciliare», annuncia. La notizia viene confermata da Luigi Galvano, segretario regionale della federazione italiana medici di medicina generale. «In questo momento di crescita esponenziale dei contagi ognuno deve fare la propria parte», afferma, precisando che «i medici di medicina generale non possono essere chiamati a fare i miracoli, in quanto hanno già un carico di lavoro importante. Siamo stati chiamati in causa dall’assessore per dare una mano in questa fase di emergenza, ma ancora non abbiamo chiaro come e non abbiamo dato risposta. Tuttavia abbiamo dato alcuni suggerimenti».
Questa l’organizzazione del «doppio percorso»: gli asintomatici saranno presi in carico dai medici di base e dai pediatri, che diventeranno «gli interlocutori diretti» di questo tipo di pazienti, compresi i tamponi a domicilio (in alternativa ai drive-in, con linee dedicate) e i certificati di guarigione; i positivi a casa con sintomi, invece, resteranno di competenza delle Usca, con il vantaggio, ricorda l’assessore, di «differenziare i flussi e ottimizzare le risorse, realizzando quell’integrazione territoriale che è uno dei cardini dei fondi del Pnrr», scandisce Razza. Previsto anche il potenziamento dei drive-in: a Catania, ad esempio, ne aprirà un altro al Maas.
Caccia ai 200mila over 50 Ragionando sull’escalation di contagi, Razza non riesce a trattenere un’altra amara riflessione sulla stretta contro i no vax: «Se gli ultimi provvedimenti del governo nazionale fossero arrivati prima, ad esempio quando ad agosto il presidente Musumeci li chiese, oggi non saremmo in queste condizioni». Infatti, la stretta, anche solo annunciata, ha prodotto i suoi risultati: «In Sicilia +78% di prime dosi nell’ultima settimana, con quasi il 110% sui giovani», anche se il punto debole resta la fascia 5-12 anni, inchiodata al 10% del target. Ma adesso la vera sfida, per il governo regionale, è la caccia ai 200mila siciliani over 50 non vaccinati, adesso rientranti nell’obbligo. «È una questione di onore e di civiltà», chiosa Razza. Respingendo «il tentativo di strumentalizzare» la lettera di Musumeci a Mario Draghi sul caos trasporti sullo Stretto con l’obbligo del super green pass da parte dell’eurodeputata no vax Francesca Donato: «Un governo regionale favorevole all’obbligo vaccinale non risponde certo alle sue sollecitazioni. Io – sibila Razza – mi sento una grande responsabilità, condivisa con tanti amici: averla fatta votare ed eleggere a Bruxelles». Twitter: @MarioBarresi COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA