Covid-19
Oggi l’Italia vira al giallo ma non la Sicilia. L’infettivologo: «Così condannano l’Isola»
CATANIA – L’Italia riparte e quasi tutto il paese oggi torna in giallo, dopo oltre un mese: in rosso resta solo la Sardegna, mentre buona parte del sud è in arancione, con Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia che si aggiungono alla Valle d’Aosta. E mentre prosegue il pressing del centrodestra e dei governatori per cancellare o posticipare il coprifuoco e consentire la riapertura anche dei locali che hanno solo spazi al chiuso, c’è chi esprime dubbi sui provvedimenti che hanno lasciato l’Isola nella fascia media delle restrizioni, appunto quella arancione, che lascia chiusi bar e ristoranti (possibile solo l’asporto o la consegna a domicilio), che vieta ancora gli sport di contatto e quelli di squadra, che consente di andare a trovare una sola volta al giorno parenti e amici, in massimo 4 persone oltre ai minori conviventi.
«Davvero un un calcio nelle parti bassi…, una presa per il c…..».
Ma in che senso, professore Bruno Cacopardo?
Dall’altro capo del telefono c’è l’infettivologo del Garibaldi Nesima, componente del Cts che contesta la decisione del governo di porre la Sicilia in zona arancione.
«Vede – spiega – noi abbiamo avuto in generale una situazione epidemica in cui stabilmente i contagi del nord Italia sono stati alti. E sempre più alti di noi. Con cifre record. Ad un certo punto della vicenda e durante una campagna vaccinale in cui la Sicilia si sta comportando bene, appena si alzano i numeri i siciliani, improvvisamente, calcolando un rt su base quotidiana, che è una aberrazione epidemiologica, anziché fare una media dell’rt dell’ultimo mese, il governo decide di assegnare le zone colorate e la Sicilia finisce in arancione. Ora se avessero calcolato un rt medio la Sicilia non sarebbe stata arancione…».
E allora professore?
«Conveniva probabilmente applicare alla Sicilia l’rt degli ultimi giorni che condanna l’isola alla fascia arancione. Ora la Sicilia scenderà per numero di casi, ne sono sicuro, per tutto l’andamento spontaneo della pandemia e per un rt che finora ha avuto un andamento pazzo, ma noi ci ritroveremo in braghe di tela in un momento in cui quasi tutti sono gialli».
Ma secondo lei perché ci sarebbe questo presunto accanimento?
«Forse stiamo pagando alcuni fattori e senz’altro la poca fiducia del governo nei numeri siciliani, forse per la vicenda dei numeri falsificati. Ma a mio avviso stiamo scontando anche il fatto di essere andati troppo bene».
La Sicilia è andata troppo bene in questa pandemia?
«Noi abbiamo gestito bene l’epidemia laddove nei palazzi romani si attendevano un macello di morti. Addirittura nella seconda ondata siamo andati molto meglio del nord pur avendo anche noi un amento dei contagiati. Siamo andati meglio anche nelle pratiche vaccinali, perché finora abbiamo vaccinato meglio e di più, Si veda il disastro della Lombardia che solo adesso si sta riprendendo…».
Quindi dovevamo essere gialli?
«Allora la suddivisione delle regioni in colori è una disposizione che facciamo solo noi. Non la fa nessuno in Europa. Il giallo e l’arancione creano soltanto problemi economici e non danno alcun vantaggio. Non è una misura preventiva la suddivisione in giallo e arancione».
Ma allora a cosa servono questi colori, solo per tenere le attività economiche chiuse?
«Servono solo a dare un calcio potente nelle parti basse della nostra economia. perché noi siamo forti nella ristorazione e nella programmazione turistica».
L’arancione danneggerà quel poco di ripresa che potevamo avere?
«Questo è il momento in cui i cittadini programmano le loro vacanze. E magari non sapendo cosa accadrà alla Sicilia opteranno per altre località, in altre regioni. E siccome oltre alla Sicilia anche Calabria, Basilicata e Puglia sono arancioni, mi dica lei: metà del sud messo in ginocchio…».
Ma noi abbiamo o no dei numeri di nuovi ricoveri che fanno preoccupare?
«C’è una crescita di degenti e delle infezioni, ma non abbiamo un sovraffollamento dei reparti che non sono in crisi. Il sistema sanitario sta reggendo con tranquillità. Nei reparti riusciamo a curare meglio i pazienti e a dimetterne molti. Vorrei invece ricordare che venti giorni fa al nord c’erano le rianimazioni sature. Perché non hanno disposto allora le fasce di colore?».
Professore, quanto tempo pensa che rimarremo in arancione?
«Non meno di 20 giorni…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA