Il settimanale diocesano di Agrigento l’Amico del Popolo ha diffuso il testo e l’audio dell’intervista che il cardinale Francesco Montenegro ha rilasciato a VaticanNews sul tema dell’immigrazione.
“È terribile – ha detto il card. Montenegro alla Tomarro – dover sapere che la gente continua a rischiare la vita solo perché ha il desiderio di vivere è vero che questo è un momento particolare per tutti. Noi dobbiamo difenderci dal coronavirus, ma ritengo che questo non sia l’unico motivo per dimenticarsi dei migranti o non parlarne, o accusarli di peggiorare la situazione”.
L’Arcivescovo, poi, si chiede “se nell’accogliere non ci sia anche una volontà per non attrezzarsi bene agli arrivi. Lasciare chi arriva sul molo oppure portarli in alberghi chiusi da un anno, senza avvisare probabilmente né la gente né chi amministra la città, crea soltanto ‘un braccio di ferro’ nella guerra tra poveri. “E allora forse, diventa necessario – sottolinea Montenegro – cambiare mentalità scoprire che questo problema degli immigrati è un problema che ci accompagnerà ancora. Ora – continua – con la bella stagione in arrivo, torneranno i barconi e noi non possiamo ogni volta meravigliarci perché qualcuno affonda e muore, dire poi ‘poveri bambini e povere donne’, ma già lo sappiamo in anticipo che tanti di quei bambini e quelle donne finiranno a fondo”.
Ma allora Eminenza – chiede la giornalista – come si concilia la sicurezza con l’aver cura di queste persone, così come ci chiede anche Papa Francesco?
“Se io – risponde l’Arcivescovo – ho a cuore un problema, una soluzione la trovo. Però l’Europa non vuole altra gente, dimentica di essere vecchia e non guarda al futuro. L’Europa – prosegue – dovrebbe essere capace di attrezzarsi per sapere accogliere e individuare chi ha bisogno dell’aiuto sanitario”.
È stato fatto proprio- chiede ancora la Tomarro – un appello dal Papa all’Europa per cercare delle soluzioni alternative di fronte a questa situazione. Come lo commenta?
“Costruire il futuro non è pensare a quello che abbiamo fatto ieri ma riflettere su cosa è stato realizzato per fare qualcosa di diverso domani. Ormai il mondo, quel mondo che si sta costruendo e oggi siamo senz’altro in una fase di passaggio, ci dice che quando usciremo fuori non troveremo più le cose di prima, ma dovremo ricostruire qualcosa di diverso. Noi ci siamo aggrappati a quelle credenze di prima, per cui quando usciremo da questa situazione, avremo con noi le valigie vecchie che avevamo. E questo ci renderà perdenti. La solidarietà non è dire: non ti faccio affondare se sei al mare, ma dire ti salvo, ti aiuto a costruirti una vita. Però per costruire una vita e avere dignità, è necessario prepararsi perché chi arriva possa trovare delle strutture e quindi essere curato ed aiutato, e così ricominciare”.