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Mascherine, in Sicilia verso obbligo soft: ecco i tutti i luoghi dove sarà necessaria

Di Mario Barresi |

CATANIA – In Sicilia, almeno per ora, ai cittadini non sarà imposto di indossare mascherine (o altri “surrogati” su naso e bocca) fuori di casa. Il governo regionale, però, sta studiando una misura di quasi immediata applicazione, seppur parziale dell’obbligo. Nei prossimi giorni il governatore Nello Musumeci dovrebbe firmare un’ordinanza in cui, oltre alla proroga di altre restrizioni in vigore, sarà richiesto ai cittadini l’uso di dispositivi di protezione negli esercizi commerciali. Lo stesso obbligo dovrebbe valere per gli uffici pubblici o comunque aperti al pubblico. Le scene di lunghe code, senza alcuna distanza di sicurezza, registrate nelle ultime ore anche davanti alle sedi di alcuni patronati dell’Isola, non sono passate inosservate.

Un’ipotesi di estensione riguarda i trasporti pubblici: mezzi, ma anche spazi di transito e di attesa. E rientrerebbero anche le strutture sanitarie, in cui comunque l’uso di dispositivi è già una prassi consolidata.

Mascherine sì, ma soltanto in alcuni luoghi. Il governo Musumeci ha sempre più la convinzione, rafforzata dal confronto con il comitato tecnico-scientifico, della «necessità di questa misura», ma in ogni caso la prima applicazione sarà tarata su «una differenziazione tra luoghi», con priorità a quelli in cui «è assolutamente necessaria la protezione».

Dunque la Sicilia non si mette tutta in mascher(in)a. E ciò per diversi motivi. Il primo è legato al diverso quadro epidemiologico. La Lombardia, dove il governatore Attilio Fontana da domenica ha introdotto il divieto di uscire di casa senza mascherine. «Non sono condivisibili le critiche alle diverse risposte dei sistemi sanitari regionali – è il ragionamento che prevale in Sicilia nelle stanze dell’assessorato alla Salute – proprio perché ogni regione ha una curva diversa». E quindi nell’Isola, per ora, non sono ritenute necessarie regole rigide in stile lombardo.

Anche perché – e questo è la seconda riflessione negli ambienti di Palazzo d’Orléans – sarebbe complicato imporre ai siciliani il dovere d’indossare un oggetto introvabile. Resta immutata, infatti, anche nelle farmacie dell’Isola la penuria del prodotto. La Toscana, che da oggi s’è allineata alla Lombardia, ha fatto partire in contemporanea la distribuzione di un milione di mascherine gratuite ai cittadini. In media 2-3 a ogni toscano, ben poche, ma un segnale in vista di una dotazione più massiccia. E allora non è un caso che la Regione Siciliana aspetta di capire lo sviluppo dell’import dalla Cina.

Proprio ieri l’Agenzia delle dogane ha ufficializzato il contenuto del primo carico di 40 tonnellate di dispositivi atterrato domenica all’alba a Palermo: tre milioni di mascherine, 15.800 camici, 12.000 occhiali protettivi, 20.000 copriscarpe, 320.000 copricapo, 2.920.000 guanti e 600 kit di componenti monouso per apparecchi di ventilazione. Tutto il materiale è stato sdoganato per la Protezione civile regionale. Con una destinazione prioritaria: gli ospedali. Ma non è detto che, rafforzando la strategia della “Via della Seta” messa in atto anche grazie all’Ismett, la Regione non possa pensare a una futura distribuzione di dispositivi “basic” alla popolazione.

Eppure l’esigenza di una norma sull’uso delle mascherine (e non solo), per Musumeci, potrebbe essere accelerata dalla necessità di arginare il Far West delle ordinanze dei sindaci siciliani. E se c’è chi, come Daniele Motta a Belpasso, sembra anticipare la linea della Regione (mascherine in esercizi commerciali, banche, poste e uffici; multa di 500 euro per i trasgressori, compreso chi non fa rispettare le regole), a Noto il sindaco Corrado Bonfanti s’è spinto oltre: da oggi «chi esce da casa avrà l’obbligo di indossare una mascherina, anche se non certificata o di fattura artigianale, idonea a coprire bocca e naso contemporaneamente». Ovunque. Guanti (monouso o disinfettabili) prescritti negli esercizi e divieto di assembramento «per più di due persone» nelle vie della capitale del Barocco. Un’ordinanza che a Palermo ritengono «illegittima e inapplicabile». Consapevoli che non c’è più tempo da perdere per fissare regole che valgano per tutta la Sicilia.

Twitter: @MarioBarresi

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