La sottovariante BA.2 (la cosiddetta Omicron 2) è più trasmissibile rispetto a Omicron (BA.1), non dà una malattia più severa e non è in grado di infettare nuovamente chi si è già ammalato con Omicron 1. Sono i tre punti principali emersi dal meeting del gruppo di lavoro dell’Organizzazione della Sanità dedicato al monitoraggio delle varianti di SarsCov2 (il Technical Advisory Group on SARS-CoV-2 Virus Evolution) tenutosi ieri.
Il gruppo ha chiarito che BA.2 merita di essere tenuta sotto stretta sorveglianza: nonostante il calo dei casi di infezioni da SarsCov2 su scala globale continua infatti a guadagnare terreno rispetto a BA.1. «Sono in corso studi per comprendere le ragioni di questo vantaggio di crescita, ma i dati iniziali suggeriscono che BA.2 sia intrinsecamente più trasmissibile di BA.1, che attualmente rimane ancora il sottolignaggio di Omicron più comune», afferma l’Oms in una nota in cui chiarisce che il vantaggio di BA.2 rispetto a BA.1 resta comunque molto più piccolo rispetto a quello che quest’ultimo presenta rispetto a Delta.
Quanto al rischio di una nuove infezione in chi si è già ammalato con Omicron, fino a oggi sono stati riportati casi sporadici, tuttavia, «i dati iniziali degli studi sulla reinfezione a livello di popolazione suggeriscono che l'infezione da BA.1 fornisce una forte protezione contro la reinfezione da BA.2, almeno per il periodo limitato per il quale i dati sono disponibili», chiarisce l’Oms.
Infine l’aggressività della variante Omicron 2: alcuni studi avevano osservato in modelli animali mai esposti in precedenza al virus che la nuova variante potesse causare una forma di malattia più grave rispetto a Omicron 1. I dati di popolazione, per il momento, sembrano smentirlo. L’Oms ha preso in considerazione quelli provenienti da Sud Africa, Regno Unito e Danimarca, «dove l’immunità da vaccinazione o infezione naturale è elevata», precisa l’Organizzazione Mondiale della Sanità. «In questi dati, non è stata segnalata alcuna differenza di gravità tra BA.2 e BA.1».