Le gestione dei positivi ai medici di famiglia, il modello di cure domiciliari del Cts Sicilia

Di Redazione / 12 Novembre 2020

CATANIA – Il medico di famiglia come componente fondamentale del Sistema sanitario regionale (Ssr). E’ la proposta del Comitato tecnico scientifico (Cts) della Regione Siciliana che ha licenziato un documento per la gestione dei pazienti positivi al Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero.

Secondo gli esperti siciliani «oggi si hanno maggiori conoscenze sul virus e si sa che diagnosi e terapia precoci possono aiutare a prevenire temibili complicanze» e quindi «il ruolo del medico di medicina generale diventa fondamentale, ancor più quando integrato dalle Usca e supportato dai Dipartimenti».

Il modello prevede la gestione diretta dei pazienti positivi, dei paucisintomatici e dei pazienti con malattia lieve (febbre, tosse mal di gola, dolori muscolari e altro) per i quali è previsto un sistema integrato di visite domiciliari, telemedicina, monitoraggi telefonici da parte dei medici medicina generale, dei medici delle Usca, ma anche di specialisti di diverse discipline che potranno valutare anche le comorbilità.

Per gli esperti del Cts siciliano «dal momento della semplice infezione è fondamentale non sentirsi soli a combattere contro il virus ed è fondamentale sapere che c’è qualcuno che sa quando e come assisterti con cure mediche appropriate o quando c’è bisogno di una rapida ospedalizzazione». Il Cts ha messo anche a disposizione dei medici generali le migliori conoscenze scientifiche ed empiriche, in una parola le buone pratiche clinico-assistenziali e sintetizza quali sono gli attuali protocolli di monitoraggio clinico e soprattutto terapeutico a seconda che si tratti di pazienti asintomatici, paucisintomatici o con lievi sintomi anche con comorbilità.

«Si valorizzi il ruolo del medico di famiglia: ottimo il traguardo della esecuzione dei tamponi – sottolineano gli esperti del Cts – ma si faccia uno sforzo in più. Quella del proprio medico è una voce amica e non una qualsiasi, ma quella qualificata di chi ti conosce dal punto di vista clinico e personale e ti può assistere nelle fasi iniziali della patologia meglio di chiunque altro, meglio di qualsiasi ospedale perché siamo ancora nella dimensione del rapporto “a due” quella che gli scienziati chiamano medicina personalizzata e che pongono all’apice delle migliori pratiche cliniche».

Il Cts rileva infine che «non si tratta di decongestionare gli ospedali, ma di assistere rapidamente i pazienti positivi con la strategia migliore che al momento la scienza medica ci suggerisce: è un modello che va bene non solo per il Covid-19, ma per qualsiasi patologia».

«Il nostro auspicio – spiega il prof. Cristoforo Pomara, uno degli esperti del Cts siciliano, parlando con l’ANSA – è che si faccia un passo avanti, oltre al tampone domiciliare da parte dei medici di famiglia che possono visitare e curare con protocolli di sicurezza i pazienti affetti da Covid-19 che non hanno bisogno di essere ricoverati. Potranno assegnare ed eseguire la terapia attraverso un sistema integrato di visite domiciliari, telemedicina, monitoraggi telefonici da parte dei medici medicina generale, dei medici delle Usca, ma anche di specialisti di diverse discipline che potranno valutare anche le comorbilità. E’ un passo avanti – sottolinea il prof. Pomara – verso una cura anche più umana per il contatto che il medico ha con i propri pazienti che assiste da tempo».

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