Da oggi la Sicilia, fanalino di coda per il numero di vaccinati, è la prima regione a tornare in una fascia di rischio più alta con lo sforamento dei tre parametri previsti dal Governo. Sull'isola torneranno, quindi, le mascherine obbligatorie anche all’aperto e il limite di quattro commensali al tavolo del ristorante. Dopo essersi "salvata" in extremis la scorsa settimana, la regione ha superato i limiti dei tre parametri stabiliti per il cambio di colore, con le terapie intensive occupate al 12% (a fronte di un limite del 10%) e i reparti ordinari al 19% (rispetto al 15% massimo previsto). E' inoltre la regione con la più alta incidenza di casi positivi: oltre 200 ogni 100 mila abitanti. La soglia in questo caso è di 50.
Anche sulle vaccinazioni è indietro, nonostante le tante iniziative prese a livello locale per incentivare la popolazione a immunizzarsi. Le campagne di informazione a favore della vaccinazione e gli open day sono serviti a poco, a fronte di una forte resistenza in alcune fasce della popolazione. Resta, inoltre, anche al primo posto per il numero di contagi giornalieri, che ieri sono stati 1.369, seguita a distanza dall’Emilia Romagna con 605 casi. L’incidenza è risalita al 10%, quasi il doppio rispetto al 5,7% del giorno prima. Sul fronte ospedaliero sono adesso 914 i ricoverati, mentre in terapia intensiva sono 108 (quattro in più rispetto a ieri).
Adesso le misure prevedono che ci si possa spostare tra le regioni, anche senza il green pass ed è possibile raggiungere le seconde case fuori regione al di là del colore del territorio di provenienza e di quello di arrivo. Non ci sono più limiti orari alla circolazione, dunque nessun coprifuoco, che è stato eliminato lo scorso 21 giugno e che ha segnato duramente i mesi di lockdown.
Le mascherine, che in zona bianca sono già obbligatorie nei locali al chiuso, in gialla devono tassativamente essere indossate anche all’aperto. Ma questo sarà probabilmente la cosa più difficile da far rispettare. «I controlli non sono semplici soprattutto per quanto riguarda la mascherina all’aperto – ha spiegato ieri il prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani, a proposito dell’entrata in vigore da domani della zona gialla in Sicilia, conversando con i giornalisti a margine delle celebrazioni in ricordo dell’imprenditore Libero Grassi -. Noi ne facciamo circa 2000 al giorno. E’ evidente che in una provincia come quella di Palermo la violazione dell’obbligo di indossare la mascherina può essere talmente diffusa che è difficile intervenire».
«Nei luoghi in cui si realizza più probabilmente l’affollamento – ha proseguito il prefetto – le forze dell’ordine sono presenti. Manteniamo in piedi la stessa forza in servizio anche in considerazione della presenze turistiche, facendo particolare attenzione, oltre che alla zona gialla, ai controlli di sicurezza nella attività di balneazione». «Ma – ha aggiunto – non è semplice riuscire a orientare le persone».
Spiega inoltre il prefetto: «vengono intensificati i controlli in funzione della progressione dei provvedimenti e abbiamo cercato di organizzare al meglio il personale sapendo che o le persone si convincono a rispettare le norme o noi non possiamo stare dietro a tutti. Di certo, le forze dell’ordine sono presenti nei luoghi più affollati. Noi sanzioniamo ma dobbiamo evitare che si crei l’affollamento». Dall’inizio della pandemia, ha rivelato il prefetto, sono state controllate a Palermo nel solo mese di agosto 50 mila persone, da inizio pandemia 500 mila e 20 mila locali. Circa 7000 le sanzioni amministrative (400 euro) inflitte.