Covid
Il Cts domani deciderà sulla quarantena breve, per i vaccinati sotto i 7 giorni
Sileri: "Si può fare ma con molta prudenza, da noi circola anche la Delta". Il virologo Andreoni: "Un errore, aumentiamo il rischio di contagi"
La possibilità di una quarantena più breve per i vaccinati è al centro del dibattito, anche per evitare una "paralisi" di dimensioni gigantesche, visto il ritmo dei contagi. Il Cts è convocato per domani, mercoledì 29 dicembre e, in base all’andamento della curva epidemiologica, si pronuncerà sull'eventuale accorciamento dei tempi di quarantena per i vaccinati con dose booster (o terza dose) che si sono trovati a contatto con persone risultate positive.
"Il 78% dei cittadini è vaccinato con due dosi, il 10% circa, non ne ha avuta alcuna, il 30 ha già avuto la terza dose di richiamo. Una differenziazione a questo punto va fatta. Per chi ha il booster si può prevedere una quarantena inferiore ai sette giorni". Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. "Per chi non è vaccinato la quarantena è di 10 giorni. Per chi ha già fatto due dosi è di 7. Non saremmo credibili nell’invitare a fare il richiamo se non fossimo convinti che il booster dà una maggiore protezione", spiega Costa, che alla domanda se il booster protegga da Omicron risponde: "Le evidenze scientifiche ci dicono di sì. I contagi aumentano ma le conseguenze sono meno gravi. E gli scienziati ci dicono che è minore anche la possibilità di morire o finire in terapia intensiva, ma anche di contrarre la malattia. E poi i dati vanno letti bene. Occorre fare una distinzione tra contagiati e ricoverati".
I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie in Usa «proprio questa notte hanno portato avanti» una «ulteriore raccomandazione» con la riduzione dell’isolamento a 5 giorni ma solo per i positivi asintomatici. "Immagino che la stessa cosa accadrà in Europa e ovviamente anche in Italia nei prossimi giorni» anche se «va fatta con sicurezza». A dirlo è il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri a Mattino Cinque News, su Canale 5. «Ogni scelta deve avere una base scientifica e dati che possano mettere in sicurezza il Paese. Vi è evidenza che la variante Omicron è molto più rapida» delle altre «non solo come numero di contagi ma anche nel suo ciclo all’interno del corpo – prosegue Sileri – quindi è sensato ridurre sia la quarantena ma anche l'isolamento». «Oggi si fa molta confusione quando si dice 'riduciamo'. Attenzione: dividiamolo per categorie – sottolinea – c'è chi è positivo (sintomatico o asintomatico) e deve fare l'isolamento. Poi c'è il contatto stretto che deve andare in quarantena. L’ideale sarebbe, sulla base dell’evidenza scientifica, di ridurre entrambi».
Il sottosegretario, commentando quanto già fatto dai Cdc, precisa come sia necessario per la riduzione delle quarantene di procedere «con chi è più in sicurezza, per esempio con chi ha completato il ciclo vaccinale con la terza dose». Secondo Sileri serve dunque «molta prudenza, ma tutto dipende da quanto è prevalente il ceppo virale che sta circolando. Noi in questo momento abbiamo anche la variante Delta che circola e farlo da oggi può essere un rischio. Abbiamo alcuni non vaccinati e dobbiamo completare le terze dosi. Magari si è stati il contatto stretto non di una Omicron ma di una Delta. Quindi, facciamolo con sicurezza».
La riduzione della quarantena «sotto l'aspetto medico-epidemiologico sarebbe un errore aumentiamo il rischio che persone contagiate possano diffondere ulteriormente il virus». Così Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata, alla trasmissione 'L'imprenditore e gli altri' su Cusano Italia Tv che ne ha diffuso il testo. «La variante iniziale del Coronavirus aveva un tempo di latenza che poteva arrivare anche a due settimane, man mano questo periodo di incubazione è diventato più rapido, ma può arrivare anche a 7 giorni, ridurre la quarantena a meno di 7 giorni è rischioso soprattutto con una variante così contagiosa come questa», dice l’esperto. Quanto alle dosi booster, Andreoni prende a riferimento i casi di Israele e Francia: «Israele è già partito con la quarta dose, ma in maniera sperimentale, non perché vi sia effettivamente un’esigenza di quarta dose. Loro cercano di anticipare per capire quanto effettivamente si è protetti. Lo stesso vale per chi come la Francia sta anticipando la terza dose dopo 3 mesi, non ci sono dati scientifici a supporto di questo». Infine lo studio «che fa vedere come la vaccinazione con Pfizer dia un’ottima memoria a livello cellulare, solo che questa memoria è più difficile da misurare rispetto alla risposta anticorpale. Attualmente non vediamo malati gravi tra pazienti che hanno fatto la terza dose se non in casi eccezionali, quindi la terza dose funziona benissimo», conclude Andreoni.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA