Il coronavirus e lo Stretto “colabrodo” Scontro tra Musumeci e il Viminale

Di Alfredo Pecoraro / 23 Marzo 2020

Le immagini delle colonne di auto ferme ieri sera a Villa San Giovanni pronte a imbarcarsi sul traghetto per Messina e le parole del presidente della Regione Nello Musumeci aprono un nuovo fronte di scontro tra la Sicilia e il governo. Se il governatore va infatti su tutte le furie, parlando di «nuova ondata» di rientri nell’isola provocati dalla chiusura delle fabbriche decisa dal premier Conte e denunciando scarsi controlli in Calabria, il Viminale replica con numeri alla mano: «Non rispondono al vero le accuse del presidente Musumeci – mosse per di più in un momento in cui le istituzioni dovrebbero mostrarsi unite nel fronteggiare l’emergenza – secondo le quali sarebbe in atto un flusso incontrollato verso le coste siciliane, tant’è che, ieri, tutte le persone che hanno traghettato sono risultate legittimate a farlo».

Un botta e risposta che arriva al culmine di una giornata di tensione. «Nessuno deve più entrare in Sicilia, lo sa il ministro dell’Interno, lo sa il premier Conte, lo sa il ministro Boccia, lo sanno tutti a Roma», incalza Musumeci. Che batte il pugno: «Lo Stretto lo possono attraversare solo le forze dell’ordine e armate, i sanitari e i lavoratori pendolari».
«Che cosa c’entrano le centinaia e centinaia di macchine, e quindi migliaia di persone, in attesa di passare in Sicilia? – aggiunge – Molti siciliani hanno pensato di mettersi in auto e venire in Sicilia: tutto questo è vietato, è un danno e lo è anche per chi è costretto a riceverli in Sicilia».

Toni duri messi per iscritto in una lettera al ministro Luciana Lamorgese: «Lei sta assumendosi una grave responsabilità nel vanificare gli sforzi ed i sacrifici di milioni di siciliani. Agli imbarcaderi della Calabria nessuno vigila sul rispetto dei vostri decreti».

I numeri snocciolati dal Viminale, però, indicano un calo dei rientri nell’isola, quasi la metà rispetto a una settimana fa proprio via mare. Ieri sono arrivate in Sicilia circa 1.200 persone: 551 dai traghetti giornalieri della Caronte&Tourist (239 le auto sbarcate) partiti da Villa San Giovanni, circa 200 da Reggio Calabria con gli aliscafi garantiti dalla Blu Jet, 121 col treno intercity che ogni giorno collega Roma con l’isola e 398 con i voli da Roma per Palermo e Catania. Otto giorni fa, gli arrivi sono stati 2mila. E il ministero dell’Interno precisa che «tutti i viaggiatori sono stati controllati prima di salire a bordo: dei 551 viaggiatori, 136 sono risultati appartenenti alle forze dell’ordine che giornalmente attraversano lo Stretto per motivi di lavoro; i restanti 415 sono tutti risultati appartenenti alle altre categorie legittimate ad effettuare il traghettamento».

E «nel caso in cui venga individuato un soggetto non autorizzato, questi verrà fermato e denunciato ai sensi dell’articolo 650» del codice penale.  Dal 13 marzo c’è stata una riduzione progressiva di arrivi con i traghetti a Messina: da 2.760 a 551. Gli aliscafi della BluJet possono trasportare al massimo 130 passeggeri (la capienza è di 260 posti), ma secondo i sindacati la media a corsa è di 50 persone, tutti pendolari. Nessuna impennata neppure per i passeggeri dell’intercity Roma-Palermo: il 15 marzo sono giunte nell’isola 81 persone, ieri 121 con un picco di 143 il 19 marzo. Per quanto riguarda i voli, a Palermo ieri sono sbarcate 218 persone (due i voli da Roma), una settimana fa sono state 169. A Catania invece sono arrivate 180 persone, pressoché lo stesso numero di sette giorni fa. 

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Redazione
Tag: coronavirus luciana lamorgese nello musumeci Stretto di Messina