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«Forte circolazione» con casi «più critici»: così la seconda ondata del virus in Sicilia

Di Mario Barresi |

CATANIA –  Mentre tutti sono impauriti dalla quantità della diffusione del Covid in Sicilia, c’è chi lancia l’allarme sulla qualità. È un virus più “cattivo”, quello che emerge un dossier della Regione su dati aggiornati al 12 ottobre. Il Dasoe (Dipartimento regionale per le Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico), infatti, ha trasmesso all’assessore Ruggero Razza uno studio comparato fra il picco della prima ondata e quello attuale.

Il Dasoe, incidentalmente, sfata i tabù su migranti e turisti. «Sebbene la maggior parte dei casi segnalati sia sempre contratta localmente, a partire dalla metà di giugno, è aumentata – scrive – la proporzione di nuovi casi di infezione importati sia da soggetti italiani di rientro dall’estero sia da migranti che si è quasi azzerata alla fine del periodo estivo». Da agosto a oggi, dunque, «la quasi totalità di casi» continua a «essere contratta localmente», il che indica – e questo è il dato negativo – «una forte circolazione del patogeno sul territorio regionale».

Ma l’altro elemento allarmante riguarda l’identikit dei contagiati. A marzo-aprile l’età mediana era di 46 anni, poi, «nelle prime settimane di agosto», scende a 25-30 anni, ma «nell’ultima settimana» è tornata sui 46 anni, col 55% di uomini (dato consolidato). E dunque ora il Covid fa più paura, perché «peggiora lo stato clinico alla diagnosi». Tornando alla situazione delle prime settimane di pandemia, quando «c’era una maggiore percentuale di casi severi e critici».

All’inizio dell’estate molti più «casi asintomatici, pauci-sintomatici e lievi», da luglio in poi si risale, seppur con una diffusione spalmata su tutte le fasce d’età. Con questo quadro: «Nelle ultime settimane, le classi d’età più a rischio (più di 50 anni) hanno visto una riduzione delle percentuali di asintomatici e pauci-sintomatici a favore di stati clinici più gravi. Da attenzionare la crescita di casi con più di 70 anni i quali presentano stati clinici più gravi».

Tra l’altro, da Nord a Sud, si sta osservando un aumento della carica virale, ossia delle copie di materiale genetico del nuovo coronavirus presenti in un millilitro di materiale biologico prelevato con il tampone.  «Nell’80% dei casi positivi è ormai superiore a un milione», ha detto all’Ansa il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano. «Spessissimo – ha aggiunto – la carica virale è anche più elevata, fino a miliardi in soggetti fra 30 e 60 anni asintomatici o sintomatici». Il dato indica che le infezioni sono recenti: «Una carica virale molto alta – ha osservato Broccolo – è indice di una nuova infezione attiva». Indica cioè che «l’infezione è recente e primaria, ossia che non persiste da mesi». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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