Folla da fase 2 e il rischio di nuovi stop, Musumeci: siciliani saranno responsabili

Di Redazione / 20 Maggio 2020

PALERMO – Ieri il bastone, oggi la carota. Il presidente della Regione siciliana che solo ieri aveva giudicato necessario un intervento per scongiurare nuovi affollamenti da fase 2 troppo allargata, oggi si augura che prevalga il senso di responsabilità dei siciliani. Ma la partita è aperta. Anche perché a livello nazionale ieri sono tornati a salire i contagi con l’incremento dei casi totali che è quasi raddoppiato e con  il ministro per le autonomie Francesco Boccia che è tornato a ribadire che, in caso la curva riprendesse a salire, si dovrà necessariamente provvedere a nuove chiusure localizzate. Che saranno di esclusiva competenza dello Stato: la circolare del capo di gabinetto del Viminale Matteo Piantedosi ai prefetti chiarisce che non potranno essere i governatori a decidere se aprire o bloccare i “confini”: gli spostamenti potranno essere limitati solo con provvedimenti statali, adottati in relazione a «specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree».

Il bollettino quotidiano della Protezione Civile dice che 16 giorni dopo l’avvio della Fase due i casi totali sono saliti a 226.699. Ma quel che conta è l’incremento, doppio rispetto a ieri. Un dato su cui pesano i numeri della Lombardia: su 813 casi, 462 sono nella Regione più colpita, che ieri ha fatto segnare anche una risalita delle vittime – 54 nelle ultime 24 ore, mentre lunedì l’incremento era stato di 24. Che la Lombardia resti un problema lo conferma anche il rapporto tra contagiati e tamponi: se in tutta Italia è di circa 2 nuovi positivi ogni centro test fatti, a Milano e dintorni è ad oltre 4 su 100.

Nel resto d’Italia, invece, il trend continua complessivamente la discesa e, almeno per il momento, non si registrano particolari ripercussioni dopo l’allentamento delle misure deciso il 4 maggio: continuano a diminuire i malati in terapia intensiva (716, rispetto a domenica 33 in meno) in tutta Italia, con i posti occupati dai pazienti Covid che sono ben lontani dalla soglia critica del 30%, i guariti sono quasi 130mila e per la prima volta dal 15 marzo i ricoverati con sintomi tornano sotto i diecimila (9.991). Tutte le regioni restano dunque al momento a rischio “basso”, mentre è “moderato” in Lombardia, Molise e Umbria.

I dati dei prossimi giorni, che terranno conto anche delle nuove riaperture, diranno se il trend rimarrà quello attuale o se è destinato a risalire. In questo caso, ha ripetuto ancora il governo, si dovranno necessariamente richiudere aree del paese. 
Nuove chiusure, ben prima del 3 giugno, sono invece state ipotizzate ieri, oltre che da Musumeci, anche dal presidente del Veneto Luca Zaia e dal sindaco di Palermo Leonluca Orlando: le immagini della zone della movida, dei mercati affollati, delle code promiscue come in tempi normali non sono piaciute.

Oggi però su Rai Radio Uno, al programma Centocittà, Musumeci si è detto «convinto che non ci sarà bisogno di ricorrere a interventi estremi. Credo che l’esuberanza giovanile, la voglia di riassaporare il piacere della libertà abbia determinato situazioni critiche. Sono convinto che il senso di responsabilità dei siciliani prevarrà».

Il governatore ha sottolineato come la «Sicilia ha dato un grande esempio per otto settimane, sorprendendo anche chi parla del Sud per luoghi comuni». «Il dato basso di contagi in Sicilia – ha osservato Musumeci – è stata la conseguenza di una condotta responsabile: qui abbiamo seguito la linea della prudenza, del massimo rigore, della fermezza e abbiamo chiuso l’isola a fine febbraio, tra tante polemiche, ma poi i numeri ci hanno dato ragione». 

 A proposito di dati epidemiologici, Musumeci ha spiegato che saranno questi numeri a dettare lìagenda per le prossime aperture, soprattutto quella ai turisti dall’Italia e dall’estero. A decidere sugli arrivi dei vacanzieri in Sicilia quindi  «non sarà mai la politica, ma il numero dei contagi, il dato epidemiologico: è lì la cabina di regia». «Se non aumentano i casi positivi al Covid-19 – ha spiegato – abbiamo buone ragioni di aprire dai primi di giugno agli arrivi dalle altre regioni italiane, se anche questo dato, dopo un mese, dovesse essere confortante allora potremmo pensare ad alcune comitive di turisti stranieri, ma adottando tutti gli accorgimenti previsti».

Per i turisti stranieri Musumeci ha ipotizzato il ricorso a «una sorta di “patente di immunità”». «Si tratta – ha spiegato – di definire con le autorità sanitarie quale può essere il criterio. Ma sono soluzioni assolutamente parziali: il virus continua ad essere presente anche in modo asintomatico, quindi controllare la temperatura corporea a un turista che arriva in Sicilia non dimostra che non sia contagiata». Intanto, «nell’attesa che venga trovata una soluzione», il presidente Musumeci ha ribadito che la sua giunta ha confermato un investimento da circa 70 milioni di euro nel turismo e che «sta pensando ad un turismo autoctono, fatto da siciliani che si muovono da una parte all’altra dell’isola, e parliamo di 2milioni di persone che ogni anno si muovono per fare le vacanze».

Sull’ipotesi di riapertura delle discoteche per l’estate il governatore ha posto dei paletti: «Se è un luogo dove ascoltare musica all’aperto, allora siamo pronti a farlo, ma se un luogo in cui mettere in 50 metri quadrati 30-40-50 persone allora diventa veramente difficile». «Siamo ancora – ha concluso Musumeci – in emergenza e bisogna capire che a piccole fette possiamo mangiare la torta, ma non tentare di abbuffarci…». 

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