Covid-19
Fase 2 in Sicilia: chi può riaprire, quando e come. Il vero piano della Regione
CATANIA – Il messaggio di Palazzo d’Orléans a Giuseppe Conte è chiaro: la Regione ha già un proprio piano per la fase 2. Ma aspetta di conoscere nel dettaglio le decisioni del governo. Per capire se allinearsi alle scelte nazionali sulla progressiva riapertura dal 4 maggio, o magari aggiungere qualche misura specifica per la Sicilia. E sabato Nello Musumeci ha inviato a Roma il parere del comitato tecnico-scientifico sulla «programmazione della fase di post lockdown» nell’Isola.
I criteri e i livelli di rischio. «Fondamentale per potere decidere le tempistiche di riapertura delle attività economiche e produttive», per i “saggi” della Regione, sono tre criteri che «ci indicano se sia giunto il momento di allentare le misure restrittive». Primo: il criterio epidemiologico che «dimostri la netta diminuzione e/o la stabilizzazione dei contagi su un arco di tempo prolungato». Secondo: la «sufficiente capacità dei sistemi sanitari» (ospedali «in grado di far fronte a futuri aumenti nei contati», ma anche test diagnostici superando la «criticità iniziale» sui ritardi nei tamponi). Terzo: una «adeguata capacità di monitoraggio», ovvero «la capacità di effettuare test diagnostici su vasta scala», il «tracciamento dei contatti» e «la possibilità di isolare le persone in caso di ricomparsa e ulteriore diffusione del contagio».
Su queste premesse anche la Sicilia può riaccendere i motori. Dalle attività produttive. Il comitato, nel parere a Musumeci, mette però le mani avanti: «La riapertura degli ambienti di lavoro comporta inevitabilmente un incremento degli assembramenti sociali e della circolazione delle persone». Gli ambienti di lavoro, in brusca sintesi, «sono da considerare, dunque, la principale tra le potenziali fonti di contagio».
Ed è proprio per questo che la marcia – lenta e a tappe – del ritorno alla (pseudo) normalità s’intreccia a doppio nodo al rischio di contagio. Il comitato, coordinato dal manager Antonio Candela e composto da specialisti di diversi settori, ha individuato quattro livelli di rischio di esposizione al contagio: “molto alto” (personale sanitario in prima linea contro il Covid-19); “alto” (camici bianchi, ma anche chi fa trasporto, pulizia o servizi funebri in contatto con contagiati); “medio” (lavoratori non sanitari comunque «soggetti a contatti frequenti con il pubblico»); “basso” (chi, nella propria attività, non ha «frequenti contatti ravvicinati»).
Chi può riaprire, quando e come. Il parere del comitato tecnico-scientifico, sintetizzato ieri in un lungo comunicato stampa della Regione, non fornisce elementi sul calendario della fase 2. Ma La Sicilia, ferma restando la strategia di Musumeci che aspetta di conoscere il piano di Roma, è in grado di svelare il piano “preventivo” della Regione. Desumibile, oltre che da alcune indiscrezioni trapelate dalla task-force, soprattutto da una nota di accompagnamento al parere, con una “tabella di riepilogo delle classi a rischio e aggregazione sociale”. Per capirci: un (lunghissimo) elenco di attività, con annessi livelli di rischio e prescrizioni su dispositivi di protezione e distanziamento minimo.
Ed è da qui che si capisce chi può riaprire, quando e come. Tutti, rigorosamente, con un distanziamento minimo di un metro e mezzo (3,5 metri quadrati di spazio) e con almeno mascherine chirurgiche o equivalenti certificate per i lavoratori. Disco verde per edilizia e costruzioni, che in alcuni casi – come chiesto dai governatori al premier – potrebbero riattivare i cantieri anche prima del 3 maggio.
Lo “start”, da subito dopo, è certo per alcuni tipi di attività con rischio basso. Ad esempio i pochi settori dell’agricoltura finora sospesi e quasi tutti quelli del manifatturiero (tranne la “riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature”, considerata a rischio medio-basso), ma anche le attività estrattive. Stesso dicasi per gli studi professionali ancora congelati, ma anche per imprese immobiliari e agenzie di viaggio. Una parentesi a parte per i settori già operativi, ma che avranno bisogno di precauzioni aggiuntive. Ad esempio la gestione delle reti fognarie, lo smaltimento dei rifiuti e il trasporto pubblico (rischio medio-alto) richiederanno la dotazione di Ffp2 e “spazio” di 9 metri quadri.
Discorso delicato per gli uffici della pubblica amministrazione oggi con un massiccio smart working e aperture al pubblico limitate ai servizi essenziali. Per il comitato il rischio è medio-alto. E dunque sul tavolo di Musumeci l’ipotesi di proseguire con questo regime, consapevole della necessità di misure di protezione per dipendenti e utenti. Ragionamento analogo per la scuola: rischio medio-basso, ma rebus sulla sicurezza, che dipende soprattutto da scelte (e soldi) nazionali.
Poi le attività commerciali. Con una differenza fra ingrosso (rischio basso, si può partire subito) e dettaglio (medio-basso). Per lo shopping, dunque, se la Regione volesse decidere in proprio, si potrebbe aspettare «anche fino a un paio di settimane dopo il 3 maggio», come emerge dal confronto fra governo e “saggi”. Stessa differenza di rischi – e dunque di tempi – fra le due attività tipiche dell’accoglienza: se la ricettività (hotel e b&b) viene considerata a rischio basso, i servizi di ristorazione, sono a livello medio-basso. E l’ipotesi di riapertura potrebbe slittare, magari in coincidenza con i negozi, in alcuni casi anche con protezioni Ffp2 per gli operatori.
Infine, il tempo libero. Anche qui la sicurezza dei lavoratori è legata a quella dei fruitori. E condiziona il calendario ideale. Biblioteche, musei e siti culturali potrebbero ripartire subito; quasi subito le attività sportive e di intrattenimento all’aperto, dopo quelle al chiuso; per ultimi i centri scommesse (rischio medio-alto, Ffp2 e 3 metri di distanza). Sui lidi balenari, autorizzati da ieri ai lavori di preparazione della stagione, Musumeci con il comitato s’è lasciato scappare l’idea che «dovrebbero aprire al pubblico non prima di giugno inoltrato». Curiosità finale: fra le attività più pericolose (livello medio-alto) ci sono i servizi alla persona. Colf e badanti, per gli scienziati della Regione, dovrebbero riprendere armandosi anche di Ffp2 con distanziamento fino a 9 metri.
Twitter: @MarioBarresi
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