CATANIA – Il testo dell’ordinanza è pronto. Il gruppo di lavoro dell’assessorato alla Salute l’ha di fatto esitato, con Ruggero Razza in maniche di camicia a limarlo comma per comma. E da ieri sera l’ultima versione è sul tablet di Nello Musumeci. Il governatore, in convalescenza a Catania (qualche linea di febbre, ma tampone negativo), rivedrà fino a oggi gli ultimi dettagli, anche alla luce di un’informale condivisione dell’assessore col governo nazionale, prima di trasmetterlo agli esperti della Regione. Nel Cts siciliano c’è chi vorrebbe una linea più dura di quella che emerge dalla bozza, ma alla fine prevarrà un compromesso senza strappi con Roma.
Musumeci firmerà domani il provvedimento per blindare i rientri natalizi in Sicilia. O almeno per provare a farlo. Le nuove misure, aggiuntive ma non contrastanti con quelle nazionali, dovrebbero entrare in vigore dal 14 dicembre (e dunque con una settimana per arginare il controesodo dei non residenti, possibile fino al 20) e varranno fino alla prima decade di gennaio.
«Serve comunque una decisione immediata che faccia chiarezza», sostiene Cristoforo Pomara, ascoltatissimo componente del Comitato tecnico-scientifico. Il docente universitario di Medicina legale fa parte dell’ala più dura e rivendica «l’idea coerentemente fedele alla posizione del primo Cts, secondo il quale la possibilità di spostarsi è legata in modo imprescindibile alla certificazione di condizioni di sicurezza».
Nessun patentino di negatività al Covid, però, sarà richiesto all’ingresso nell’Isola. Si punta soprattutto sui controlli. Con numeri importanti: circa 60mila i registrati nell’app regionale durante la prima ondata della pandemica, con una stima di almeno 37mila studenti fuori sede.
Confermata l’ipotesi di tamponi a tappeto negli aeroporti siciliani. Fra domenica sera e ieri, i commissari per l’emergenza Covid di Catania e Palermo, Pino Liberti e Renato Costa, sono stati rispettivamente a Fontanarossa e a Punta Raisi per dei sopralluoghi. «Al “Falcone-Borsellino” – fanno sapere dalla Regione – è stata verificata l’area dello scalo palermitano dedicata ai test per i viaggiatori in arrivo, uno spazio che potrà essere eventualmente implementato con altre postazioni. La stessa ricognizione è stata effettuata a Catania, presso il terminal C del “Vincenzo Bellini”, dove già durante la fase 2 della pandemia è stata attrezzata per le verifiche anti Covid». L’amministratore delegato di Sac, Nico Torrisi, ha anche anticipato a Liberti la predisposizione di un’area di ambulatori per i tamponi anche nel terminal A, quello da cui in questo momento sbarcano tutti i passeggeri in arrivo con voli nazionali ed esteri.
Dalle indiscrezioni filtrate ieri, sarebbero state superate le perplessità iniziali sull’applicazione dello stesso modello anche per chi sbarca via nave. E dunque anche nei principali scali siciliani potranno essere predisposte delle aree dedicate ai tamponi rapidi, in collaborazione con le Autorità portuali. Sia per gli arrivi via cielo sia per quelli via mare, la Regione punta su una maggiore collaborazione delle compagnie aeree e di navigazione. Nel tentativo di arginare il flusso nelle prime fasi della pandemia, infatti, il governo Musumeci ottenne dati soltanto frammentari sui passeggeri in arrivo in Sicilia. Stavolta, però, dovrebbe esserci più collaborazione da parte dei vettori. O così si spera a Palazzo d’Orléans e non soltanto.
Al di là dell’organizzazione logistica, il nodo principale resta quello giuridico. I tamponi saranno obbligatori per tutti i passeggeri in arrivo? Il Cts vorrebbe fortemente che lo fossero, anche se dal governo regionale hanno fatto sapere ai ministri più interessati alla questione, Roberto Speranza e Francesco Boccia, che ci sarà comunque un sistema più flessibile. Che prevederebbe, ad esempio, delle deroghe sui test rapidi in porti e aeroporti per chi arriva con in tasca un tampone molecolare con esito negativo negli ultimi giorni. E che potrebbe anche contemplare, superando così alcuni problemi di tutela di privacy e diritti della persona, la possibilità eseguire (o di ripetere, per chi lo fa) il test entro cinque giorni dal rientro, anche in laboratori privati. Oppure, con una priorità rispetto ad altre categorie, in strutture messe a disposizione dalla Regione.
Questa opzione s’incrocia con il sistema di controlli per chi arriva in Sicilia in treno o in auto. Complicatissimo replicare il modello degli scali nelle stazioni ferroviarie, anche prevedere una mega-area di test a Messina rischia di complicare la faccenda dal punto di vista pratico (con un enorme “imbuto” sullo Stretto), ma anche normativo. E così il livello di filtro sarà diverso in base al mezzo di trasporto utilizzato per il rientro nell’Isola: tamponi rapidi in aeroporti e porti, con la «raccomandazione» (così s’ipotizza nella bozza dell’ordinanza, con la possibilità di aggiungere l’aggettivo «forte») rivolta dal governatore a chi torna in treno, in autobus o in auto. E cioè quella di sottoporsi al test nei drive-in regionali. Quelli delle città metropolitane (la Fiera del Mediterraneo a Palermo e l’Ascoli-Tomaselli a Catania), ma anche quelli predisposti in tutte le province per ciò che Razza descrive come «uno screening di massa». Con il sostanziale via libera del Cts per interrompere il monitoraggio in corso anche nei centri più piccoli, concentrando tutte le forze nei controlli su chi rientra. Per potenziare l’attività negli scali e nei drive-in i tre commissari inviati nelle Asp metropolitane potranno reclutare anche 200 nuovi operatori, fra medici e infermieri. In ogni caso sarà obbligatorio registrarsi nell’app della Regione, che riattiverà “Sicilia SiCura.
La stop degli altri screening consentirà anche di garantire la disponibilità dei tamponi necessari. Tenendo conto che, per alcuni errori emersi nel bando, la protezione civile regionale ha sospeso la gara d’appalto (8 milioni l’importo previsto) per l’acquisto di un milione di tamponi rinofaringei e di 500mila test salivari. Se ne riparlerà dopo le feste.
Un «saggio compromesso» è dunque la linea che emerge dal testo dell’ordinanza. Un modo per conciliare la necessità di «alcune misure di contenimento e sorveglianza sanitaria» per contenere «il rischio di un preoccupante nuovo esodo verso il Sud», espressa da Musumeci e ribadita dal governo nazionale dopo gli ultimi dati sul tracciamento in affanno in Sicilia, con l’esigenza di non aprire un fronte di scontro con Roma. Magari con un appello finale da lanciare ai siciliani. Dello stesso tenore di quello espresso da Pomara anche a nome del Cts: «Pensate ai vostri cari, evitate di portare “pacchi di Covid” sotto l’albero».
Twitter: @MarioBarresi