Dall’app all’unità sanitaria turistica, così la Sicilia riapre ai vacanzieri dal 3 giugno

Di Redazione / 01 Giugno 2020

PALERMO – C’è chi annuncia controlli in stazioni e aeroporti con il contact tracing che ancora non c’è, chi chiederà un’autocertificazione, chi pensa ad un bonus per chi si sottoporrà ai test sierologici, chi lancia la App regionale, tutto rigorosamente su base volontaria: con l’avvicinarsi della fine dei divieti di spostamento e la possibilità di circolare liberamente in tutta Italia, le Regioni continuano a procedere in ordine sparso per cercare di limitare il rischio di nuovi contagi nei propri territori senza però arrivare allo scontro frontale con il governo, dopo la conferma che il 3 giugno si riparte tutti insieme. Nessun presidente, nonostante le dichiarazioni e le minacce, al momento ha emesso ordinanze in contrasto con la decisione dell’esecutivo. E il perché è abbastanza chiaro: ogni provvedimento che prevedesse patenti sanitarie, quarantene obbligatorie o altre misure in contrasto con quelle nazionali, sarebbe immediatamente impugnato.

Mercoledì dunque si riparte, senza alcun nuovo Dpcm – quello in vigore già prevede la fine dei divieti il 3 giugno – senza conferenze stampa del premier Giuseppe Conte, e anche la Sicilia riapre il proprio mare e i propri tesori culturali da dopodomani senza alcuna limitazione con la possibilità per il turista che viene da fuori di accedere facoltativamente all’App Siciliasicura che gli permetterà di poter essere assistito dal personale medico della nuova Unità sanitaria turistica in caso di bisogno. Già lo scorso week end c’è stato un boom di visitatori siciliani in musei e parchi archeologici anche grazie alla gratuità degli ingressi fino al 7 giugno previa registrazione su Youline. Il governatore Nello Musumeci lavora con Guido Bertolaso, che smaltite le polemiche per il suo arrivo in Sicilia senza sottoporsi a quarantena, sta studiando il protocollo di sicurezza.

«Incontreremo tutti gli enti coinvolti il 3 mattina, compresi i responsabili degli aeroporti e dei porti e dal 5 giugno contiamo di esser operativi con l’app», dice Musumeci a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, «Non c’è motivo di rendere l’app obbligatoria – spiega – Sono convinto che il turista per primo avrà il bisogno di sentirsi accompagnato nella sua vacanza». Quindi «non ci saranno limitazioni negli ingressi», ma «soltanto i controlli col termoscanner» agli arrivi a scali e stazioni. «Per entrare in Sicilia – ha spiegato Musumeci – basterà un documento. Se il turista vuole sentirsi accompagnato durante la sua presenza, per sé o col pediatra per il figlio, può benissimo farlo perché in ognuna delle nove province della Sicilia stiamo istituendo l’Unità sanitaria turistica: un sistema di contatto immediato per chi dovesse avere bisogno, per qualunque ragione, di assistenza sanitaria al di là di quella ordinariamente offerta».

L’idea di schierare personale sanitario dedicato ai turisti è arrivata direttamente da Bertolaso che sta coordinando i lavori per al aripaertura dei confini siciliani. Medici di famiglia e territoriali non sarebbero bastati, soprattutto nelle località balneari più affollate. E così, fra i «consigli operativi» di Bertolaso, c’è il pool regionale “mobile”: decine di medici anti-Covid. Così come il protocollo per le strutture ricettive, con rigide regole per contenere i rischi. Ma soprattutto un piano d’emergenza in caso di sospetti contagi: tampone direttamente in hotel, isolamento e sanificazione di stanze e ambienti. Anche questo potrà succedere, sotto il sole di un’estate con l’ombra della pandemia.

«Io sono preoccupato – ha osservato – per la nostra economia che purtroppo rischia di andare al collasso. Abbiamo il dovere di rimettere in moto il turismo in una regione che il New York Times dice essere una delle sette mete preferite al mondo per chi viaggia». Musumeci afferma che col governatore sardo Solinas si sente spesso, «ma non ci siamo confrontati sulle riaperture, loro hanno esigenze diverse: noi siamo a tre km dal continente, loro a un’ora di aereo».

Sulla riapertura chiede un confronto con la Regione l’Anci siciliano che vuole più chiarezza nelle ordinanze. Il presidente Leoluca Orlando invoca «indicazioni certe per tutte le città siciliane che superino le perplessità che scaturiscono dalla necessità di dover interpretare circolari regionali che spesso sono contraddittorie rispetto alle stesse ordinanze del Presidente della Regione e che in alcuni casi costringono gli amministratori a dover ricorrere al rispetto del principio della gerarchia tra le fonti».

«Gli amministratori dei comuni siciliani si ritrovano, infatti, quotidianamente, a dover interpretare atti che, in alcuni casi, appaiono poco chiari e di difficile attuazione – continua – cosa che ad esempio si è ultimamente verificata in merito all’apertura domenicale e festiva delle attività commerciali e sulla quale è necessario un chiarimento con un’ordinanza presidenziale». 

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