Roberto Speranza sarebbe sinceramente tentato di accettare la proposta di Nello Musumeci. «Dichiari la Sicilia zona rossa per due settimane», l’invocazione del governatore al ministro della Salute. Via comunicato stampa, con tanto di video-appello allegato. E con una lettera riservata, nella quale – in virtù anche di una «reciproca stima istituzionale», confermata da fonti tanto palermitane quanto romane – Musumeci chiede appunto a Speranza «di valutare la possibilità di dichiarare l’intero territorio regionale in “zona rossa” fino alla data del 31 gennaio 2021». Lo fa alla vigilia del verdetto della cabina di regia ministero-Iss, previsto per oggi. Lo fa, è quasi superfluo aggiungerlo, «alla luce dell’aumento dei contagi, che è ulteriormente progredito rispetto alla scorsa settimana». E lo fa per «evitare che rimandare misure inevitabili ci costringa a restare chiusi quando il resto d’Italia riaprirà».
A Roma nessuno stupore per la richiesta della Sicilia. È Ruggero Razza, che in questi mesi ha costruito col ministro un «rapporto eccellente», ad anticipare, quasi concordandola, l’uscita del governatore, nel corso di un confronto in mattinata, via chat, a margine della Conferenza delle Regioni. E Speranza avrebbe pure alcune buone ragioni per accogliere l’istanza. La prima è fondata sulla linea anti-Covid rigorosa del ministro. «Se c’è una regione che chiede misure più dure, perché non accontentarla?», è la domanda retorica circolata nel governo ieri pomeriggio. Fino al punto che l’Ansa, nei pronostici della vigilia, sostiene che la Sicilia e la Lombardia «da domenica potrebbero essere le prime zone rosse del 2021», aggiungendo che «a far scattare le restrizioni più dure» nell’Isola è proprio la richiesta di Musumeci, «che sarà accolta da Speranza». Un’indiscrezione che non confermata, ma nemmeno smentita, dal portavoce del ministro.
Eppure c’è un altro indizio da tenere in considerazione. Ovvero la posizione del deputato Erasmo Palazzotto, che, assieme al segretario regionale di Leu, Pippo Zappulla, è il siciliano più vicino a Speranza. Sostiene Palazzotto: «A decidere se la Sicilia sarà zona rossa saranno i parametri scientifici stabiliti per tutte le altre regioni. È un principio a cui non si può derogare». Ed è anche un segnale identico a quello che trapela da fonti del governo: «Sulle zone delle regioni non si fanno scelte politiche, ma tecniche», ribadiscono anche da Palazzo Chigi, ricordando la necessità di «non creare un precedente sgradevole» al quale altri governatori potrebbero appellarsi nelle future scelte dei colori.
E qui si arriva al punto. Secondo i dati dell’Istituto superiore di Sanità, la Sicilia sarebbe in zona arancione. Soprattutto perché l’indice di trasmissibilità Rt, si attesta in una forbice compresa tra il minimo di 1.19 e un massimo di 1,23 (e dunque minore dell’1.25 che fa scattare l’allarme, in tutti i sensi, rosso), almeno nell’intervallo più basso dell’ultimo dato di ieri, che stamattina sarà comunque aggiornato. Tutto ciò, Razza, lo sa. Perché gliel’ha detto Speranza. E dunque lo sa benissimo anche Musumeci. Che, non a caso, nella sua esternazione esplicita il piano B di cui La Sicilia aveva parlato ieri: «Ove la nostra richiesta non dovesse essere accolta, prudenzialmente domani stesso (oggi per chi legge, ndr) procederò con mia ordinanza ad applicare le limitazioni previste per le “zone rosse” in tutte le aree regionali a maggiore incidenza di contagio, come peraltro richiesto da numerosi sindaci». E anche su questo fronte arriva un preciso segnale da Palazzotto: «Se Musumeci decidesse di agire comunque tramite ordinanza sarebbe una scelta giusta che andrebbe sostenuta da tutti».
Ed è questo, in base alle carte finora sul tavolo, lo scenario al momento più plausibile. Tant’è che lo stesso assessore alla Salute ha sollecitato al suo staff la definizione di una lista di comuni che potrebbero essere subito inseriti in zona rossa. Utilizzando un criterio (più di 250 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti), che, pur non essendo più utilizzato per motivare le scelte nazionali, resta un appiglio scientifico. Tant’è che lo stesso governatore lo cita nella lettera al ministro come dato che « si accompagna in molte aree territoriali». Chi c’è in questa “lista rossa” della Regione? Almeno una sessantina di comuni, che – secondo le ultime proiezioni in corso – oggi potrebbero sfiorare anche quota 100. «Tutto sarà basato su dati oggettivi», assicurano dall’assessorato. Nel toto-rosso ci sono anche le due città più importanti dell’Isola, Catania e Palermo. Numeri alla mano, nessuna delle due avrebbe esattamente i crismi dei 250 casi per 100mila abitanti, anche se Razza ammette «un principio di maggiore precauzione in aree metropolitane che, al di là del numero dei residenti ufficiali, sono frequentate da centinaia di migliaia di cittadini al giorno». Anche le pressioni dei sindaci hanno il loro peso. Ed è per questo che Palermo, dove Leoluca Orlando invoca da giorni la stretta «per scongiurare una strage», sarebbe in pole position al semaforo rosso; mentre Catania, anche per i dati definiti «meno preoccupanti» sulla pressione in terapia intensiva e reparti Covid, potrebbe non rientrare nella prima lista, dove ci sarebbe di certo Marsala, con un punto interrogativo su Trapani e Caltanissetta.
Ma, ammesso e non concesso che il governo nazionale non dichiari tutta la Sicilia zona rossa, c’è un altro nodo da sciogliere. Come sarà il provvedimento annunciato per oggi, seppur in subordine, da Musumeci? Il governatore, nella lettera riservata a Speranza, chiede una sponda. Una sorta di “bollinatura” nel «condividere, secondo il meccanismo della “intesa”» l’ordinanza. Il che renderebbe ancor più semplice la partita – delicatissima – dei ristori. Che sarebbero scontati con la dichiarazione di zona rossa da parte del governo nazionale. Musumeci, infatti, cita «i ristori più volte sollecitati assieme ad altri presidenti di Regione al governo centrale». Il che, in fondo, è a valle, ma anche a monte, di tutto quello che succederà oggi. Sulla sottile linea rossa (o arancione) fra Roma e Palermo.
Twitter: @MarioBarresi