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Covid, restrizioni per contagi in salita: in  Sicilia scatta la prova movida nel weekend

Di Giorgia Lodato |

Catania – Non cambierà poi così tanto, almeno sembrerebbe a prima vista, la situazione tra locali, bar e ristoranti con il nuovo decreto che obbliga a indossare le mascherine tutto il giorno, anche all’aria aperta. Cambierà invece, ed è già cambiata, l’atmosfera che si respira in giro, passeggiando per le strade della movida, già travolte nei giorni scorsi dalla polemica su distanziamento sociale e dispositivi di sicurezza. «Troppe multe, troppa intransigenza», è la denuncia-appello di gestori dei locali. Gestori che sono stanchi di cercare nuovi compromessi, nuove soluzioni. Non lavorano bene e da oggi la situazione non può che peggiorare con l’aumento dei controlli e delle regole da seguire. Come si stanno preparando i locali, dunque, ad affrontare il flusso di gente che in questo primo weekend con mascherina obbligatoria si precipiterà in centro per mangiare, bere e “ballucchiare”?

Se già staccare la musica a mezzanotte, uscire dai locali alle 2, non sapere dove continuare il venerdì sera sembrava una seccatura e non se ne capiva, o non si voleva capire, il senso, da oggi bisognerà stare attenti anche a salutare gli amici, mantenere la distanza, almeno in pubblico, persino dalle persone con cui si sta ogni giorno. Vietati gli abbracci, vietati i saluti troppo calorosi, vietate le chiacchiere con l’amico che passa per caso dal tavolo dove siamo seduti. Sembrano provvedimenti eccessivi, da regime (forse) poco democratico. Perché, come dice del resto che ha scritto il decreto, ci vuole anche un po’ di elasticità.

Quell’elasticità che, da oggi, sembra non essere concessa ai giovani siciliani, che finora avevano continuato a vivere la loro vita in piena libertà, con la mascherina calata sotto il mento o appesa al braccio, il bacio facile, l’abbraccio spontaneo. Gesti ormai vietati per contenere i contagi, così dicono e così potrebbe anche essere. Ma multare due ragazzi che scambiano quattro chiacchiere senza infrangere nessuna regola sembra eccessivo, paradossale, inaccettabile. Eppure è già successo, senza contemplare l’elasticità invocata, anzi forse con un po’ di arroganza. E la multa è anche bella salata. «Ero seduto al tavolo del Vermut a Catania con tre amici – racconta Jacopo Pennisi, uno dei ragazzi che si è beccato la multa martedì sera – ho visto un mio amico passare e l’ho salutato. Lui si è avvicinato, ma senza superare il recinto che delimita la zona dei tavoli, io sono rimasto seduto e abbiamo cominciato a parlare. Subito tre poliziotti in borghese ci hanno chiesto i documenti, accusandoci di non aver rispettato il metro di distanza e controllando se nel registro delle prenotazioni ci fosse il mio numero di telefono».

Morale della favola: 280 euro di multa a testa ai due ragazzi e multa al locale perché non compariva la prenotazione. «Nei nostri spazi, sia all’interno che all’esterno, è già obbligatorio l’uso della mascherina quando non si è al proprio tavolo – spiega Francesco Rubino, titolare del Vermut. Il problema si crea per la strada e per questo abbiamo previsto i paletti che delimitano l’area dei tavoli. Quando vedremo qualcuno senza mascherina sicuramente lo inviteremo a indossarla, ma non possiamo obbligare nessuno perché non è compito nostro controllare gli avventori. Anzi, speriamo in un aiuto da parte delle forze dell’ordine, che potrebbero controllare che i passanti indossino la mascherina e rispettino le regole. Sarebbe opportuno, per esempio, che all’ingresso di via Gemmellaro, che è molto frequentata, ci sia qualcuno che possa controllare la situazione e aiutarci a gestirla al meglio».

Sulla multa a proposito del registro delle prenotazioni, Rubino assicura che d’ora in poi almeno un referente per ogni tavolo sarà registrato e lascerà un riferimento telefonico da contattare nel caso succeda qualcosa e servisse risalire alle persone presenti quella sera. Non solo a Catania, ma in tutta la Sicilia, i locali si preparano al primo weekend in cui la mascherina sarà obbligatoria. «La situazione a Siracusa è pesante in un posto come Ortigia, dove ci sono più complicazioni che soluzioni – commenta Virginia Floridia, 23 anni, titolare di Tinkitè. Soprattutto quando non c’è turismo e restano solo pochi siracusani che si dividono male tra i tanti locali che ci sono qui. Il mio, tra l’altro, all’interno è molto piccolo e non potremmo fare entrare nessuno, i clienti potrebbero stare solo fuori finché il clima lo consente. E anche all’aria aperta, mantenere le distanze significherebbe uscire meno tavoli e avere meno clienti».

Quest’anno Virginia avrebbe voluto tenere il locale aperto anche nei mesi invernali, ma per una serie di timori, dati dal fatto che la situazione è imprevedibile, ha deciso di chiudere il 31 ottobre. «Probabilmente per l’anno prossimo faremo qualche rinnovo e punteremmo più su caffè, cioccolate e tè. Ci rivedremo a marzo, speriamo, con il regime pranzo e caffetteria. Bisogna essere pronti al cambiamento e disposti ad adattarsi alle novità che ci impongono».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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