Covid, prof. Cacopardo: «In ospedale anche 30enni gravi. Solo tre modi per venirne fuori»

Di Redazione / 13 Novembre 2020

Catania – Prof. Bruno Cacopardo anche gli ospedali siciliani sono pieni di pazienti tra i 50 e i 60 anni. Ma questo virus è più aggressivo del passato?

Il primario di Malattie infettive del »Garibaldi» Nesima, grosso ospedale di Catania, chiarisce subito che il virus che circola non è affatto differente. «Il Covid di questi giorni non è meno aggressivo di quello della prima ondata. Si tratta di un virus che dà polmoniti nel 4% dei soggetti colpiti e nell’1% dei casi si traduce in una polmonite grave. Ora la verità vera è che la circolazione del virus, che nella prima ondata era prevalentemente ospedaliero e nelle strutture assistenziali come rsa e case riposo e quindi colpiva prevalentemente soggetti fragili che stavano negli ospedali o nei centri, oggi invece è diventato comunitario e la circolazione del virus è mutata. Cioè circola più che nell’ambito assistenziale nell’ambito sociale. E la sua circolazione è attribuibile ai viaggi estivi, ai nuclei familiari che si riuniscono, alle movide. E tutte queste situazioni hanno fatto circolare il virus tra persone di età inferiore rispetto a prima che hanno cominciato a infettarsi a vicenda con conseguenze cliniche perché il Covid su 10 adulti sani che colpisce due li manda in ospedale».

Ma oggi la popolazione più colpita è compresa tra i 50 e i 60 anni?

«Guardi noi abbiamo ricoverati anche trentenni con polmoniti severe. Spesso sono i fattori di rischio a fare la differenza, come l’obesità. Al momento abbiamo al Garibaldi un caso molto grave di un professionista catanese che è sovrappeso anche se relativamente giovane».

Anche i trentenni possono finire in intensiva?

«Assolutamente sì, con polmoniti diffuse e bilaterali e diversi devono ricorrere anche alla ventilazione assistita col casco Cpap. Insomma non esiste una età in cui si può essere tutelati. Tutti i soggetti possono essere colpiti. Certamente il Covid si accanisce con maggiore virulenza sui soggetti fragili, ma anche, seppure con minore frequenza, colpisce i soggetti sani».

Professore come ne usciamo?

«Ce ne usciamo con tre modalità. La prima è preventiva ed è affidata alla vaccinazione. Si tratta di un vaccino che funziona bene e i risultati sono molto promettenti. Quando avremo il vaccino questi contribuirà a ridurre il virus e vedremo che si spegnerà lentamente. La seconda modalità è la prevenzione epidemologica che si fonda su interventi e misure che bloccano la circolazione del virus. Tra queste modalità c’è il lockdown che così come ha funzionato la prima volta potrebbe funzionare anche stavolta se venisse deciso. Io non faccio una discussione di carattere sociale ed economico perché non mi compete ma da tecnico dico che il lockdown avrebbe effetti benefici sulla circolazione del virus che comincerebbe a decadere. La terza modalità è quella terapeutica, che passa attraverso terapie che somministrate precocemente impediscono l’evoluzione cattiva della malattia, ma al momento non abbiamo farmaci che funzionano in senso precoce. I farmaci che potrebbero avere effetto sono quelli con anticorpi monoclonali»

Il professore Silvestri da Atlanta ha detto che gli Usa hanno dato il via libera a un farmaco simile…

«Questo farmaco arriverà da noi fra non molto. Se somministrato precocemente consente di fermare la malattia. Il problema è che è ad alto costo e quindi non potrà essere usato in tutti i pazienti ma solo in quelle situazioni ad alto rischio. ».

Quando pensa che arriverà il vaccino?

«Verso marzo, aprile. Forse entro l’anno arriveranno alcune partite per categorie selezionate, quali sanitari e forze dell’ordine, ma non sono del tutto sicuro. Per il resto della popolazione bisognerà attendere».

In Danimarca sono stati sterminati i visoni perché il virus li aveva infettati ritornando poi nell’uomo. Questo virus sembra saper fare grandi salti di specie..

«Il Sars-Cov-2 ha dimostrato di poter fare lo spill-over in maniera molto rapida e saltella tra specie con grande rapidità. Ma la mutazione che esso induce non crea problemi clinici. La malattia non è più grave, ma questa mutazione potrebbe determinare una modifica del virus che potrebbe rendere inefficaci i vaccini che stanno per arrivare…».

Professore lei vede una seppure blanda inversione della curva?

«Con alcuni professori universitari di Fisica, tra cui il professore Paolo Castorina, stiamo studiando le curve epidemiche attuali. Abbiamo già notato che la curva da alcuni giorni non è più esponenziale, ma sta diventando lineare. Questo lascia prevedere che la curva raggiungerà presto un picco e poi comincerà a scendere. E questo perché in realtà l’incidenza dell’infezione virale sul territorio è molto più ampia di quella determinata dai tamponi, per lo meno di dieci volte. Cioè esiste ormai una popolazione asintomatica 10 volte più alta del numero di contagiati attuali individuati e censiti. E questo sta a significare che c’è una fetta di popolazione che ha creato una situazione immunologica. Cioè il virus potrebbe avere presto difficoltà a circolare…».

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