Covid: preoccupa il caso Catania, le terapie intensive tornano in allarme

Di Giuseppe Bonaccorsi / 24 Luglio 2020

CATANIA – Si aggrava il bilancio dei nuovi contagi a Catania e nell’hinterland e tornano i degenti nelle terapie intensive. Un positivo di S. Agata Li Battiati, dipendente del Comune dell’hinterland, è ricoverato alla terapia intensiva di Messina ed è trattato con la ventilazione assistita del casco Cpap.

 

Un altro paziente è finito in terapia intensiva al San Marco di Librino, anche lui con la ventilazione assistita da Cpap. Un altro positivo è invece trattato con l’ossigeno sempre nello stesso ospedale. A distanza di due giorni dalla conferenza stampa dell’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, i positivi a Catania e provincia sono passati da 21 a 31, con un aumento di 10 nuovi positivi in meno di tre giorni. Di questi, però, due sono guariti. Quindi al momento i nuovi pazienti con Covid sono 29, dieci a Catania e gli altri 19 nell’hinterland.

 

I cittadini isolati in attesa di tampone sono saliti da 113 a 150, ma solo i tamponi che verranno effettuati nei prossimi giorni potranno dire se c’è o no qualche altro positivo. Il rischio che qualcuno, però, possa risultare positivo è alto.

 

In ospedale i ricoverati alle Malattie infettive del San Marco sono 4, mentre altri due sono a Messina e due è in terapia Intensiva. negli altri ospedali, invece, non si registra un solo caso e questo è un dato positivo.

 

I focolai che destano maggiormente attenzione sono passati da due a tre. Il cluster di Cibali, quello di Misterbianco e infine due casi a Pedara. Diversi dei casi riscontrati sarebbero riconducibili a soggetti rientrati in Sicilia, “casi di importazione” come li ha chiamati l’assessore.

 

Ieri intanto per precauzione il centro commerciale Auchan di Misterbianco è stato chiuso per disinfestazione perché uno dei dipendenti è risultato positivo. Si tratta di uno dei pazienti del cluster familiare del grosso paese alle porte della città. Ieri si è saputo anche che i contatti “ravvicinati” di questo paziente positivo sono al momento solo 8, già tutti visitati dalle Usca.

 

Tutti i dipendenti del centro commerciale hanno intanto fatto i test sierologici, risultati tutti negativi. Gli otto colleghi del paziente positivo sono stati, invece, isolati dalle Usca in attesa dei tamponi che saranno effettuati nei prossimi giorni.
La situazione a Catania continua a destare preoccupazione anche se i numeri sono ancora limitati per dire che siamo nuovamente in emergenza. C’è però da rilevare che per quasi due mesi le terapie intensive erano rimaste praticamente vuote, mentre adesso ci sono già due casi che destano preoccupazione.

 

L’emergenza ha costretto le autorità a prendere provvedimenti. L’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ha detto in una conferenza stampa che la situazione è sotto controllo, ma non ha potuto negare che il comportamento adottato da molti cittadini che non indossano più le mascherine e non rispettano il distanziamento sociale rischia di riportare indietro le lancette di alcuni mesi. Ed ha anche ipotizzato che non si esclude in autunno il ricorso alle zone rosse qualora i casi in un determinato quartiere o paese dovessero aumentare.

 

Razza ha anche raccontato che alcuni soggetti in isolamento coatto in attesa di controllo delle Usca sono stati sorpresi mentre andavano a comprare le sigarette. Un comportamento altamente pericoloso che è anche reato. Sembra che le Usca abbiano già segnalato i nominati dalla direzione dell’Asp che a sua volta li ha “girati” alle autorità per i provvedimenti da adottare. Bisogna usare il polso fermo perché se la situazione dovesse esplodere a pagarne le conseguenze saranno tutti i catanesi.

 

Anche i medici cominciano a mostrare nervosismo e cominciano a temere che a novembre, dicembre la situazione potrebbe peggiorare. Per il dott. Carmelo Iacobello, primario di malattie infettive del Cannizzaro l’anamnesi degli ultimi casi fa temere che in Italia e in Sicilia sia rientrato un ceppo virale più aggressivo rispetto a quello che ha circolato in Italia tra marzo e aprile.

 

Lo stesso avrebbe detto, seppure con tutti i distinguo e le cautele del caso, il commissaio all’Asp per il Covid, il dott. Pino Liberti preoccupato soprattutto per i casi trattati col casco Cpap (la ventilazione assistita). Liberti avrebbe anche detto che il suo staff sta lavorando 24 ore su 24 per circoscrivere i focolai. Per questo si chiede alle autorità di aumentare i controlli e allo Stato di monitorare attentamente il rientro in Italia di persone provenienti da aree del mondo dove il Covid è ancora virulento.

 

Altra incognita l’Africa dove la pandemia si starebbe affacciando proprio adesso. I continui sbarchi rischiano di provocare un ritorno di ceppi che l’Italia aveva in pratica già superato.

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Redazione
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