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Covid Italia, «Se virus rallenta, picco ai primi di dicembre»

Di Redazione |

ROMA – La curva dell’epidemia di Covid-19 in Italia sta rallentando e se questa tendenza dovesse proseguire, si potrebbe raggiungere il picco all’inizio di dicembre, dopodiché si assisterebbe ad un graduale rallentamento. Lo indicano i calcoli eseguiti dal fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento, che considerano anche gli effetti delle misure introdotte con gli ultimi Dpcm.

«Usando i dati disponibili per calcolare il tasso di crescita – ha detto Battiston all’ANSA – possiamo estrapolare l’andamento del totale del numero degli infetti attivi nel corso delle prossime settimane. Se l’attuale tendenza di riduzione del tasso di crescita si mantiene, e il Dpcm degli inizi di novembre dovrebbe contribuire in tal senso, si prevede che a livello nazionale si raggiunga il picco agli inizi di dicembre per poi iniziare a scendere». Tuttavia, ha aggiunto, «la situazione deve essere continuamente monitorata per una ottimale gestione delle risorse sanitarie del Paese». Per Battiston «una crescita esponenziale come quella di ottobre non si sarebbe potuta gestire a lungo» e le misure previste nei due Dpcm di ottobre, fortunatamente, sembrano avere ottenuto l’effetto di invertire l’andamento del tasso di crescita», mentre gli effetti dell’ultimo Dpcm si vedranno a partire dal 14-15 novembre. Le stesse considerazioni si possono fare per le singole regioni, ognuna delle quali mostra una dinamica diversa.

Nel frattempo il totale nazionale dei casi continua ad aumentare al ritmo di 20-30.000 unità al giorno a causa di un andamento inerziale dell’epidemia. Se la crescita fosse continuata allo stesso ritmo, i casi sarebbero già adesso arrivati a 1,3 milioni. Attualmente, invece, sembra proseguire il rallentamento osservato dalla quarta settimana di ottobre. Dopo i valori elevatissimi di gennaio-febbraio, il lockdown in poco più di un mese, a metà aprile, ha riportato il tasso di crescita prima a zero e poi negativo, ha detto Battiston. A metà aprile, infatti, il totale dei casi positivi ha raggiunto un massimo di circa 110.000, per poi ridursi e continuare a restare negativo anche dopo la riapertura del 14 giugno. «Nonostante una crescita lieve – ha aggiunto – è rimasto negativo fino ai primi di agosto ed è improvvisamente raddoppiato poco dopo la settimana di ferragosto, quando si è registrata il massimo di concentrazione e movimento di persone in tutta Italia e non solo». In settembre, però, il ritmo dei contagi ha «ripreso a scendere, nonostante la riapertura delle attività produttive: l’epidemia e la ripartenza sembravano potere convivere, grazie a tutte le norme del distanziamento sociale e alla minuziosa attività di tracing dei focolai». La corsa è ripresa in ottobre, quando «il tasso ha ripreso a crescere molto rapidamente». Come è accaduto? Secondo Battiston «molto probabilmente si è trattato dell’effetto diretto e indiretto della riapertura delle scuole», avvenuta «senza avere adeguatamente organizzato l’infrastruttura complessiva, inclusi trasporti, sport di contatto e le attività sociali dei giovani in generale». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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