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Covid in Sicilia, l’infettivologo Iacobello: «Era meglio un lockdown totale»

Di Redazione |

«Ma che è già Sant’Agata?…». «No, hanno chiuso i centri commerciali e la gente è venuta in via Etnea». Questo uno de commenti che hanno accompagnato alcune foto sul web sulla confusione che si è registrata sabato intorno alle 19 nel cuore della città. Ma qual è il confine che passa tra senso di responsabilità, rispetto della persona e senso civico ai tempi del virus? La foto ci pone tanti interrogativi. Perché se è vero e sacrosanto che lo stato «arancione» ci permette di uscire sino alle 22 e di passeggiare dove vogliamo, ai tempi del Covid queste libertà individuali non dovrebbero però collidere ed essere causa di una parte dei malati che finisce in ospedale che sono al collasso. E allora è opportuno che si vada tutti insieme a passeggiare in via Etnea? Non ci sono altre vie dove andare? I giardini pubblici, il lungomare, l’Etna…? Quello che può salvarci da una nuova chiusura rossa e da tanti lutti è proprio il distanziamento sociale. Invece i catanesi stanno facendo di tutto perché il governo imponga alla nostra città un altro lockdown totale.

L’ immagine che a corredo di questo articolo è stata commentata molto negativamente dal primario di Malattie infettive del Cannizzaro, dott. Carmelo Iacobello che tra l’altro nelle ultime ore è stato nominato componente di una commissione nazionale per l’individuazione dei criteri di ospedalizzazione dei malati Covid . «Purtroppo – ha spiegato l’esperto – devo dire che il governo avrebbe fatto bene a richiudere tutto. Se lo avesse fatto adesso forse intorno al 20 dicembre e quindi a cavallo di Natale avremmo potuto allentare la presa. Invece queste immagini tra una decina di giorni si trasformeranno in altri malati».

– Dottore ma allora così non ne usciamo?

«Suppongo di no. Sono foto assurde e non è una buona notizia. Purtroppo ho l’impressione che ci sia una continua sottovalutazione del problema da parte di molta gente che sembra essersi abituata al fenomeno e ha perso la percezione della gravità e del pericolo. E quando si ci abitua poi alla fine i risultati sono disastrosi. La questione è molto grave e se si continua con questi atteggiamenti avremo un ulteriore incremento dei casi e non riusciremo a piegare la curva. Inoltre potrebbe anche verificarsi un abbassamento dell’età media dei ricoverati con sintomi seri, cosa che già stiamo avvertendo con l’arrivo in ospedale di pazienti tra 50 e 60 anni. Questo abbassamento delle fasce di età ci preoccupa. E anto più numerosi saranno i contagi tanti più saranno i casi gravi che arriveranno nei pronto soccorso».

– Ma cosa si può fare per far capire alla gente che siamo davanti a una ondata forse peggiore della prima?

«Guardi sono mesi che noi infettivologi e virologi ci esponiamo dicendo che la mascherina e il distanziamento sociale sono le armi che abbiamo per allontanare il virus, ma la gente non vuol capire. E non possiamo essere noi a imporre il rispetto delle regole a una così grande percentuale di gente… Temo che alla fine la campagna di sottovalutazione o superficializzazione del problema ha portato la gente ad abituarsi al Covid. E questo è gravissimo».

– Così rischiamo di avere anche un aumento dei decessi?

«Purtroppo sì».

– E allora?

«Il quadro è talmente grave che il governo più che dividere l’Italia in fasce di colore avrebbe dovuto porre tutti in un nuovo lockdown generale…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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