Covid-19
Covid, il governo apre le scuole: dad (parziale) solo nelle zone rosse
Dal 26 aprile si torna in classe: tutti i ragazzi nelle zone gialle e arancioni siederanno ai loro banchi; nelle zone rosse torneranno tutti a scuola fino alla terza media – nell’ultimo provvedimento era previsto fino alla prima media – e i più grandi frequenteranno con percentuali tra il 50 e il 75%.
Il premier Draghi ha confermato l’attenzione alla scuola, al centro dei suoi ragionamenti fin dall’inizio del mandato, anticipando la data del rientro, previsto, secondo le prime ipotesi, per il 3 maggio. Il Governo vuole che anche i ragazzi delle superiori, che quest’anno sono stati i più penalizzati sul fronte della presenza, concludano l’anno scolastico in classe. Sulla stessa linea di Draghi, le parole del ministro della Salute Speranza, per il quale «il governo ritiene la scuola architrave della società» e per questo il tesoretto accumulato in queste settimane, sul fronte dei minori contagi, viene speso, ancora una volta, proprio sul fronte della scuola.
Anche l’università prevede progressive, ma caute, riaperture da maggio: si intensificheranno lezioni, sessioni di esami e di laurea che si terranno in presenza ma si terrà conto di una combinazione di fattori (personale vaccinato, contagi nell’area ecc) e saranno come sempre gli atenei, nella loro autonomia, a prendere le decisioni su come e quanto riaprire. Per il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, «la scelta del Governo è chiara: la scuola è una priorità nella sua azione. Ed è centrale nella vita del Paese, così come lo sono le prossime settimane nel percorso delle nostre studentesse e dei nostri studenti, in particolare di quelli che si apprestano a sostenere gli Esami di fine ciclo».
Soddisfatti i due sottosegretari Barbara Floridia (M5S) e il leghista Rossano Sasso: la prima, con il movimento pantastellato, da tempo chiede un rientro di tutti gli studenti nelle loro classi; Sasso assicura che nelle settimane che verranno bisognerà continuare a lavorare sul fronte della messa in sicurezza degli istituti e sul rafforzamento degli strumenti di monitoraggio e tracciamento per tenere a freno i rischi di contagio.
Critici sono i dirigenti scolastici dell’Associazione presidi, per i quali rimane aperto il nodo trasporti e non si è avuta soluzione in tema di tamponi veloci. «Non so come si farà a realizzare le condizioni» per il rientro, «con queste difficoltà mi sembra problematico» riaprire tutte le scuole, dice il presidente di Anp Antonello Giannelli. Molto perplesso anche il presidente di Anp Lazio, Mario Rusconi per il quale la composizione di molte classi nella capitale, soprattutto alle superiori, è troppo numerosa, arriva a 30 alunni, e gli edifici sono molto antichi, con locali piccoli che non permettono il distanziamento adeguato. «Riteniamo davvero poco utile riaprire le scuole in presenza a maggio- afferma anche Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – specialmente in zona rossa e dopo la sospensione delle vaccinazioni per un quarto del personale. Capiamo la necessità di dare un segnale incoraggiante ai nostri studenti ma non possiamo nascondere le forti criticità che ancora avvolgono la didattica in presenza». Al momento è stato vaccinato con la prima dose il 73% del personale scolastico e universitario mentre solo l’1,35% ha ricevuto anche la seconda dose. Il segretario della Uil Scuola Pino Turi ipotizza, «pur di mettere insieme i tanti tasselli, classi, organici, edifici, dispositivi, trasporti, un rientro nazionale il 1 ottobre, con tutti gli insegnanti in cattedra e gli alunni in sicurezza». Ed è probabile che gli scrutini scolastici vengano anticipati al 1giugno, una settimana prima della fine delle lezioni. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA