Curva piatta del covid in Sicilia ma i segnali non sono quelli di una discesa sia pure lenta. La tendenza sembra essersi invertita. E’ quanto emerge dal bollettino del 29 settembre diffuso dal ministero della Salute.
In Sicilia nelle ultime 24 ore sono stati diagnosticati altri 1.293 casi di covid con 11.426 tamponi processati. Ieri i contagi erano stati 1.314 con 10.708 tamponi. Il tasso di positività è sostanzialmente stabile: era 12,2%, passa all’11,3%.
Negli ospedali siciliani le persone ricoverate sono 169 (-8) delle quali 156 in area medica con sintomi (-9) e 13 in terapia intensiva (+1). Il bollettino indica un morto e il totale delle vittime siciliane del virus sale a 12.200.
LE PROVINCE.
Catania: 386.973 (326)
Palermo: 380.023 (308)
Messina: 233.210 (221)
Siracusa: 146.542 (156)
Agrigento: 129.546 (61)
Trapani: 123.695 (109)
Ragusa: 113.573 (63)
Caltanissetta: 89.182 (36)
Enna: 46.007 (13).
IN ITALIA. Sono 37.522 i nuovi contagi da Covid registrati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri i contagiati erano 36.632. Le vittime sono 30, in diminuzione rispetto alle 48 di ieri. Il tasso di positività è al 18,9% (ieri era al 18,4%). I tamponi molecolari e antigenici sono 198.119 (ieri 198.918). Il totale dei casi di Covid rilevati dall’inizio della pandemia in Italia è di 22.432.803 , come emerge dal bollettino del ministero della Salute. Sono 141 i pazienti ricoverati in terapia intensiva nel bilancio tra entrate e uscite, due in più di ieri (erano 139), mentre gli ingressi giornalieri sono 23. I ricoverati nei reparti ordinari sono invece 3.849 (ieri 3.715), ovvero 134 in più rispetto a ieri. Gli attualmente positivi sono 476.145. Dimessi e guariti sono 21.779.604, mentre il totale dei decessi dall’inizio della pandemia è di 177.054.
LA TENDENZA. Si rileva una crescita accelerata dei casi positivi in 102 delle 107 province italiane, con valori dell’incidenza che, per 42 di esse, negli ultimi sette giorni sono aumentati di almeno il 50%. Lo indicano le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'M.Piconè, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). «L'analisi delle differenze settimanali della sequenza dell’incidenza giornaliera dei positivi totali mostra che, a parte le cinque province di Vibo valentia, Isernia, Agrigento, Messina e Palermo, dove siamo in fase di stasi o vicino ad essa, le rimanenti 102 province italiane sono in fase di crescita accelerata», osserva il matematico. Dalle analisi emerge inoltre che «la distribuzione spaziale dell’incidenza negli ultimi sette giorni non è omogenea, con i 20 valori più grandi in province del Nord e del Centro e i 20 più piccoli in province del Sud e Isole», osserva Sebastiani. Inoltre, in «42 province il valore dell’incidenza negli ultimi sette giorni è maggiore di almeno il 50% di quello nei sette giorni precedenti. Di queste, solo due sono nel Sud e nelle Isole». Secondo Sebastiani, «il fatto che l’accelerazione sia iniziata questa settimana e la disomogeneità spaziale inducono a pensare che le cause dei cambiamenti recenti siano molto verosimilmente la ripresa delle attività didattiche, avvenuta circa due settimane fa, e le temperature mediamente più alte nel Sud e nelle Isole. Ci si aspetta – rileva – un ulteriore contributo non trascurabile alla diffusione del virus dalla imminente fine dell’obbligo di indossare la mascherina all’interno dei mezzi pubblici».
Ecco ll’incidenza (numero di casi ogni 100.000 abitanti negli ultimi sette giorni) nelle 107 province italiane. L’asterisco indica che il valore dell’incidenza negli ultimi sette giorni è maggiore di almeno il 50% di quello dei sette giorni precedenti:
– Oltre 600: Vicenza * (630), Pescara* (600);
– Fra 500 e 600: Trento (580), Belluno* e Bolzano (550), Padova* (510);
– Fra 400 e 500: Udine* (490), Biella, Verbano-Cusio-Ossola* e Sondrio* (480), Treviso (470), Rovigo* (460), Verona* (450), Venezia (440), Perugia e Terni* (430), Chieti (420), Trieste (410), Cuneo* e Pordenone (400);
– Fra 300 e 400: Como*, Fermo*, Novara* e Rieti (390), Ascoli Piceno*, Asti e Macerata* (380), Forlì-Cesena*, Teramo e L’Aquila (370), Brescia* e Mantova* (360), Torino* e Frosinone
(350), Vercelli e Rimini* (340), Lecco* e Arezzo (330), Lodi* e Ancona (320), Varese*, Avellino, Ravenna, Alessandria, Latina e Pesaro e Urbino* (310), La Spezia, Bergamo, Benevento e Cosenza* (300);
– Fra 200 e 300: Monza e della Brianza*, Salerno, Savona* e Imperia* (290), Gorizia e Siena* (280), Ferrara*, Pavia, Parma, Cremona, Piacenza* e Genova (270), Milano*, Pistoia*, Roma, Livorno* e Reggio Emilia (260), Massa Carrara (250), Modena*, Viterbo, Lucca*, Campobasso, Pisa e Catanzaro (240), Bologna* e Oristano (230), Grosseto, Potenza e Aosta* (220), Cagliari, Siracusa e Firenze* (210), Nuoro e Crotone (200);
– Fra 100 e 200: Prato*, Lecce, Caserta, Reggio di Calabria, Messina (190), Bari e Isernia (180), Brindisi (170), Napoli e Matera (160), Catania, Vibo Valentia e Taranto (150), Sud Sardegna (140), Foggia*, Sassari e Palermo (130), Ragusa (120), Trapani e Caltanissetta (100);
– Sotto 100: Barletta-Andria-Trani ed Enna (90), Agrigento (80).
LE OCCUPAZIONI DEI POSTI LETTO. Sale di un punto, tornando al 2%, la percentuale di terapie intensive occupate da pazienti Covid in Italia (un anno fa era al 5%) e tutte le regioni sono sotto il 10%. La percentuale dei posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti ospedalieri, dopo l’aumento registrato ieri, è invece stabile al 6% (stesso valore registrato esattamente un anno fa) e sono due le regioni che superano la soglia di allerta del 15%: Umbria (17%) e Pa Bolzano (18%). Questi i dati relativi al 28 settembre, elaborati dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). Rispetto al giorno precedente, la percentuale di terapie intensive occupate da pazienti con Covid-19, rispetto alla rilevazione del giorno precedente, il valore cala in Toscana (0%) mentre cresce in regioni: Calabria (al 5%), Campania (2%), Pa Trento (3%), Sardegna (3%). E’ stabile in 12 regioni: Abruzzo (al 3%), Emilia Romagna (2%), Friuli Venezia Giulia (3%), Lazio (3%), Liguria (2%), Marche (2%), Pa Bolzano (4%), Piemonte (1%), Puglia (1%), Sicilia (2%), Umbria (2%) e Veneto (1%). In Basilicata (0%), Lombardia (0%), Molise (0%) e Valle d’Aosta (0%) la variazione non è disponibile.
Quanto alla percentuale di posti occupati per Covid-19 nei reparti ospedalieri di area medica (o non critica), importante parametro per valutare l’impatto della pandemia sulle strutture sanitarie, cala in 4 regioni Liguria (7%), Molise (3%), Pa Trento (11%), Umbria (17%); cresce in 7 regioni e province autonome: Basilicata (6%), Calabria (13%), Friuli Venezia Giulia (10%), Marche (6%), Pa Bolzano (18%), Sardegna (4%), Valle d’Aosta (12%). Il valore è stabile nelle restanti 10 regioni: Abruzzo (a 10%), Campania (6%), Emilia Romagna (7%), Lazio (6%), Lombardia (5%), Piemonte (4%), Puglia (4%), Sicilia (5%), Toscana (4%) e Veneto (5%).