CATANIA – La nuova fornitura del siero di Pfizer-Biontech arriverà fra questa sera e domani mattina in Sicilia tramite corrieri speciali con mezzi ultra-refrigerati. Sono attese per domani 54.990 dosi di farmaco anti-Covid che raggiungeranno tutto il territorio regionale. E già da domani in alcuni ospedali delle varie province partirà la somministrazione destinata al personale sanitario e a operatori e ospiti delle Rsa. Scongiurato dunque il ritardo nella consegna, che, se fosse avvenuta domani, avrebbe fatto slittare le operazioni al 4 gennaio, il calendario di vaccinazioni proseguirà secondo il piano concordato dalla Regione con Roma.
Ma proprio adesso arriva la parte più delicata. Il V-day di domenica è stato soltanto il primo passo, simbolico, di un percorso che durerà per gran parte del prossimo anno. Il bello (o il brutto, a seconda dei punti di vista) deve ancora arrivare. E se la presenza, discreta quanto rassicurante, dei carabinieri del Nas a Palermo in questi giorni è stata un importante punto di partenza, ora c’è la necessità che, fuori dai riflettori, la campagna di vaccinazione prosegua in sicurezza anche quando si moltiplicheranno i centri di distribuzione e dunque anche i rischi che qualcosa sfugga di mano. Nessuna paura, per il momento, su particolari elementi oggettivi. Da fonti investigative, però, emerge «molta attenzione». Che si manifesta con un lavoro, visibile, di controlli capillari negli ospedali. Ma il Nas, in Sicilia, in questi giorni sta svolgendo anche un’attività definita «investigativa e di intelligence». Al centro delle attenzioni c’è il primo vaccino anti-Covid, con lo scopo dichiarato di contrastare – o, meglio ancora, prevenire – delle potenziali «distorsioni nella filiera» delle preziose fiale, dalla consegna alla distribuzione, dalla conservazione alla somministrazione.
Per capirci meglio: la necessità di intensificare i controlli è legata ad alcune informazioni riservate in un dossier dei carabinieri (non soltanto in Sicilia) su potenziali furti o atti di vandalismo che, per ragioni diverse, potrebbero avere come oggetto il “tesoro” delle dosi di vaccino. Anche per questo i Nas, oltre alle verifiche tecniche e logistiche sui 36 centri di stoccaggio accreditati in Sicilia (fondamentali sono le condizioni dei frigoriferi hi-tech in cui saranno conservate le fiale), in questi giorni stanno intensificando i controlli sulla sicurezza dei locali in cui verranno conservati nei prossimi mesi tutte le forniture. Sistemi di sicurezza, allarmi, personale addetto ai reparti: nulla è lasciato al caso.
A Catania, ad esempio, i militari del Nas, comandato dal tenente colonnello Salvatore Calabrese, negli ultimi giorni hanno ispezionato con molta attenzione alcune strutture, fra cui il reparto di Farmacia del Policlinico e il laboratorio di Oncologia medica del Garibaldi di Nesima. Nelle prossime ore sono previsti altri sopralluoghi in ospedali etnei, ma anche nel Messinese. Del resto è stato anche l’assessore Ruggero Razza, fino a ieri nell’ultimo confronto con i vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere siciliane, a sollecitare i suoi interlocutori « affinché tutta la campagna di vaccinazione si svolga sin dal primo momento in condizioni di sicurezza» invitando tutti alla «piena sinergia con il Nas».
Razza, che ha aperto un’interlocuzione con i prefetti dell’Isola, a partire da quello di Palermo, ha chiesto ai manager di «potenziare i controlli notturni». Tutt’altro che un eccesso di zelo, visto che il sistema sanitario regionale, come confermano le statistiche consolidate negli ultimi anni, è caratterizzato da una significativa incidenza dei furti nelle farmacie ospedaliere. E non a caso fonti investigative parlano di «sistema vulnerabile», tanto più che anche in questi mesi di pandemia, come confermano fonti dell’assessorato, sono stati denunciati furti di tamponi rapidi nelle strutture pubbliche. E adesso che la posta in gioco, col vaccino anti-Covid, si alza, anche il livello di rischio cresce.
Perché? Soprattutto per gli appetiti nel mercato clandestino. Il primo alert è già arrivato dal team cyber-security di Yarix, società italiana che si occupa di sicurezza informatica. Gli “hacker buoni” hanno già segnalato, prima ancora della distribuzione ufficiale, sono presenti già nel cosiddetto dark web, quella parte di internet non accessibile con i comuni browser e motori di ricerca. Sarebbero già una decina i siti nascosti che pubblicizzano anche il nuovo vaccino Pfizer. Ogni fiala è ufficialmente distribuita per cinque dosi, anche se contiene una quantità di farmaco equivalente a sette, tant’è che l’Aifa ne ha autorizzato l’uso fino a sei vaccinati, lasciando una percentuale di tolleranza sulla dispersione del liquido.
E dunque più che una “cresta” sui vaccini, resa quasi impossibile dalle particolari condizioni di conservazione del siero (anche se chi non ha scrupoli non si pone limiti), i timori sono soprattutto legati ai furti, e a maggior ragione quando la diffusione nei centri siciliani sarà più massiccia. Ma il Nas, che in Sicilia segue con attenzione anche su alcune piste legate alla Cina, alza le antenne su un’altra pista: quella dei potenziali atti vandalici. Magari legati alle frange più dure dei No Vax. Soltanto un’ipotesi. Che, in questo momento, non può essere comunque trascurata.
Twitter: @MarioBarresi