Catania – Non sappiamo quanto incideranno sulla macchina dei controlli anticovid le parole rivolte ieri dal governatore Nello Musumeci ai prefetti dell’Isola (a Catania il palazzo di governo è temporaneamente retto dal vicario, ieri presente all’incontro, essendo andato in pensione Claudio Sammartino), ma una cosa fino a ieri era sotto gli occhi di tutti: nonostante la Sicilia sia in zona rossa, la mobilità a Catania è elevata. E chissà se tutti hanno motivi validi per trovarsi fuori casa. Musumeci ieri ai prefetti l’ha detto in maniera molto chiara: se vogliamo tirare fuori la nostra regione dalle rigide misure restrittive imposte dalla zona rossa, non possiamo pretendere che il sacrificio di rispettare regole e chiusure sia fatto solo da quegli esercenti che devono rimanere con le saracinesche abbassate, da quei cittadini che rimangono a casa e da quegli studenti che sono costretti a seguire le lezioni in Dad, avendo annullato ogni contatto con amici, compagni e docenti. Il sacrificio va fatto da tutti, altrimenti il contagio non scende, l’indice Rt non si abbassa e la situazione rimane grave.
Ecco perché il presidente della Regione ha voluto incontrare i prefetti, per dire che è loro la competenza sul controllo del territorio, demandato poi alle forze dell’ordine. Queste, a onor del vero, sono impegnate quotidianamente in città e in provincia e non passa giorno – basti leggere anche oggi con attenzione le pagine di cronaca di Catania – che non vengano elevate sanzioni a cittadini e titolari di negozi, bar, circoli ricreativi, sale scommesse e altro ancora per il mancato rispetto delle norme contenute nel decreto della presidenza del consiglio dei ministri in materia di contenimento della pandemia. Ma non basta, è vero, perché la città, soprattutto nelle sue zone centrali, è strapiena di auto, parcheggiate anche in doppia fila, di gente ai mercati. I supermercati sono presi d’assalto come se non ci fosse un domani e le principali vie d’accesso al capoluogo sono un continuo, incessante viavai di auto che si spostano da e per la città.
Saranno tutti giustificati? Chissà. Ma la gente, sebbene abbia paura, è stanca. Molti sono in crisi profonda e non hanno alcuna certezza dei ristori. Arriveranno? non arriveranno? e se arriveranno, quando e in che misura? E così si esce per cercare di arrangiarsi in qualche modo, per trovare uno sfogo, e le maglie dei controlli si sono un po’ allargate. È la legge dei grandi numeri, che non consentono più quella rigidità del primo lockdown.