«Lo scenario è di nuovo cambiato. I pronto soccorso sono pieni perché la circolazione del virus è ancora alta. In realtà lo scenario è cambiato perché a differenza delle precedenti ondate, stiamo verificando un incremento di positivi senza sintomi che vanno al pronto soccorso per motivi diversi ma che, venendo incidentalmente “tamponati” e trovati positivi al Covid, a quel punto il loro percorso diagnostico-terapeutico cambia e a causa della loro positività vengono stornati nei reparti covid in attesa di una negatività che non è così veloce, specialmente nell’anziano, così come potrebbe immaginarsi». A parlare è il professor Carmelo Iacobello, l’infettivologo catanese primario all’ospedale Cannizzaro.
«Si hanno così giorni di ricovero, per così dire, inappropriati – aggiunge – in un contesto che non è quello specialistico per cui queste persone si sono rivolte in ospedale».
«Se questa situazione non è preoccupante dal profilo della pandemia – osserva Iacobello – lo è invece da quello dei soggetti che incorrono in questa disgrazia. Si parla soprattutto di anziani che arrivano al pronto soccorso e "trovati" positivi dopo il tampone, le loro patologie principali, ovvero, oncologiche, diabetologiche piuttosto che ortopediche o vascolari acute, passano in secondo piano poiché diventa preminente la loro "semplice" positività. Una qualcosa – sottolinea l’infettivologo – che fa rabbrividire».
Secondo il prof. Iacobello la questione sarebbe risolvibile «se si decidesse che tutti quelli che giungono in ospedale con una problematica seria non vanno tamponati, in particolare gli anziani che hanno una bassissima probabilità di contagiare».
«Bisognerebbe – conclude Iacobello – creare una sorta di "zona grigia" in ogni reparto di ogni struttura, un punto di osservazione rispetto a questi pazienti, a cura del medico che ha la specializzazione di quella determinata patologia per cui il paziente è entrato».
E dall'altro lato dell'Isola, la situazione qual è? «La pressione sugli ospedali al momento è contenuta, ma il tasso di positività resta alto. Segno che il virus circola». Baldo Renda, direttore della Terapia intensiva dell’ospedale "Cervello" di Palermo, hub di riferimento nella lotta al Covid in città, lo dice senza giri di parole. «Se sono preoccupato? Certamente sì. Più il virus circola più può creare varianti con il rischio di trovarci di nuovo al punto di partenza – spiega -. Le strutture ospedaliere oggi non sono sotto pressione, ma con i contagi che crescono la situazione potrebbe rapidamente cambiare».
Nelle due terapie intensive del Cervello i posti disponibili sono 16, 13 dei quali attualmente occupati. «Abbiamo un turn over sostenuto», spiega. Il che significa che non appena le postazioni si liberano vengono subito rioccupate. «Dall’inizio dell’anno registriamo un flusso costante e su numeri che si mantengono alti – dice -. Siamo quasi sempre pieni e non siamo mai andati sotto i 10-12 pazienti».
Dal suo "osservatorio" privilegiato Renda ha potuto assistere alla "mutazione" dell’identikit dei nuovi ricoverati Covid. «Arrivano tutti qui». Con una differenza sostanziale, però. «Mentre nelle ondate precedenti avevamo avuto molti malati di Covid con gravi polmoniti – sottolinea -, adesso la maggior parte dei ricoverati è qui per patologie neurochirurgiche, traumatologiche o cardiologiche e contestualmente è positiva. Lavoriamo sempre con alti volumi ma con pazienti prevalentemente positivi più che malati di Covid».
Insomma, la motivazione principale del ricovero non è la patologia da Sars CoV-2. Chi arriva nel reparto diretto da Renda con gravi polmoniti causate dal virus è soprattutto non vaccinato o vaccinato con ciclo incompleto. «Al momento non abbiamo avuto pazienti con dose booster con gravi patologie polmonari. Chi è qui con terza dose lo è per altri motivi non per polmonite da Sars CoV-2», spiega.