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Coronavirus, la Sicilia al ritmo di 100 casi al giorno e Musumeci firma un’altra stretta

Di Mario Barresi |

CATANIA –  I dati dell’autunno caldo della pandemia in Sicilia sono sul tavolo. I numeri peggiori sono quelli dei positivi, che hanno superato quota 2.600 e, con un robusto numero di tamponi, viaggiano ormai al ritmo di più di 100 al giorno. E la prossima settimana, dopo la sostanziale falsa partenza, ci sarà la vera riapertura delle scuole. Con tutti gli annessi e connessi in termini di focolai e catene di contagi. In linea col trend nazionale. Le cifre siciliane meno preoccupanti le riassume Ruggero Razza: «Diminuiscono il tasso di ospedalizzazione e i pazienti in terapia intensiva». Oggi sono 268 i ricoverati con sintomi, 14 quelli in rianimazione. «Ma il nostro sistema è ampiamente in grado di gestire l’attuale situazione», assicura l’assessore alla Salute.

Eppure Nello Musumeci non si fida. E, così come altri governatori, ha preparato un’altra stretta. Una nuova ordinanza per stabilire alcune nuove regole in Sicilia a partire già da domani. Prevede la reintroduzione dell’obbligo delle mascherine anche in luoghi pubblici all’aperto,  mitigato dalla limitazione ai casi in cui non c’è distanziamento sociale. Ma il governatore e l’assessore hanno anche verificato, consultandosi con il comitato tecnico-scientifico della Regione, la fattibilità di altre norme anti-assembramento nei luoghi e nelle situazioni a più alto rischio. Con un paletto esplicitamente richiesto agli esperti: «Bisogna evitare di penalizzare le attività economiche». Su queste basi trovare la quadra è più complicato, ma l’obiettivo del governo è chiaro: «Non bisogna inseguire la curva, ma anticiparla».

Anche a questo scopo, i tecnici dell’assessorato stanno predisponendo un “mockup” della rete ospedaliera Covid. L’obiettivo è predisporlo prima dell’audizione di Razza in commissione Salute all’Ars, prevista il prossimo 6 ottobre. Per quella data sarà pronta la nuova mappa «a fisarmonica» negli ospedali siciliani. Ferma restando la disponibilità di 3.500 posti letto (fra reparti di Malattie infettive e terapie intensive e sub-intensive) predisposta febbraio nello scenario di massima allerta, la Regione sta «precauzionalmente aggiornando al rialzo» gli ultimi numeri aggiornati all’11 settembre.

Particolare attenzione al Palermitano, nelle ultime settimane la zona più interessata da focolai e incremento della curva. E non è un caso che nei prossimi giorni dovrebbe riaprire l’ex Imi (Istituto materno infantile) di via Cardinale Rampolla. Sulla struttura è arrivato un duro attacco dal M5S dell’Ars: un «inammissibile e vergognoso spreco di denaro pubblico», con «un milione e mezzo di euro che sarebbero spesi per restauri e attrezzature all’Imi, riconvertito per fronteggiare l’emergenza Covid, ma che a quanto pare non riaprirà i battenti perché dichiarato inadatto dai vertici del Policlinico».

Dall’assessorato alla Salute la smentita nei fatti: domani partirà il trasferimento dei primi pazienti (non affetti da coronavirus) dal Policlinico di Palermo. L’Imi sarà dunque una struttura “non Covid”, ma permetterà di recuperare posti per per ospitare positivi nella struttura universitaria. «Un altro centinaio di posti – aggiunge l’assessore Razza – sono stati individuati negli ospedali Cervello e Civico e saranno progressivamente attivati dalla prossima settimana, di concerto con i manager».

Ma a Roma ci sono fondi, fra 130 e 150 milioni, teoricamente destinati a un piano di potenziamento di terapie intensive, sub-intensive e pronto soccorso. «Invitalia, a cui il governo nazionale ha delegato la gestione dei finanziamenti, solo negli scorsi giorni ha fatto una prima riunione senza coinvolgere le Regioni. E ora – anticipa Razza – il presidente Musumeci chiederà di essere delegato al piano, come già previsto dagli accordi con Roma».

Twitter: @MarioBarresi

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