Coronavirus, in Sicilia oltre 200 laboratori privati pronti per i test sierologici

Di Mario Barresi / 23 Aprile 2020

CATANIA – Nonostante i dati ci dicano che il Covid-19 sta allentando la morsa sulla Sicilia, resta aperto il fronte dell’esposizione del personale sanitario. Nell’Isola il 10% dei contagiati almeno uno rientra nella categoria (medici, infermieri e operatori sociosanitari) secondo una stima che La Sicilia aveva sviluppato negli scorsi giorni partendo da un report dell’Osservatorio epidemiologico regionale. «Fra i soggetti risultati positivi si osserva una significativa percentuale di operatori sanitari. Tale proporzione ammonta in Sicilia al 7% del totale dei contagiati», si legge nel dossier. Che fornisce una cifra precisa: 114 positivi fra gli operatori sanitari dell’Isola. Un dato ricavato quando nella piattaforma della Regione (una banca dati diversa dal bollettino della Protezione civile) si registravano 1.587 positivi. Dati aggiornati al 3 aprile, ma con un trend sicuramente in crescita, visto anche il considerevole aumento del numero di tamponi.

E anche nelle ultime ore si segnalano diversi casi di contagio in corsia. Quali misure regionali sono state messe in campo per proteggere medici, infermieri e operatori? In teoria ben due. La prima è un’ordinanza di Nello Musumeci (la numero 7 del 20 marzo) in cui si autorizza il dipartimento per le Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico dell’assessorato alla Salute a «disporre l’esame del tampone rinofaringeo sul personale sanitario» siciliano. C’è anche un preciso «ordine di priorità»: prima il «personale ospedaliero coinvolto nell’emergenza Covid-19»; poi il «personale dell’emergenza sanitaria (ivi compresi tutti gli operatori della Seus»); a seguire «medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e personale dei presidi di continuità assistenziale»; infine le «Direzioni strategiche aziendali».

Ma poi è arrivata la circolare dell’assessorato alla Salute, del 16 aprile, che dispone i test sierologici per numerose categorie di cittadini. Fra le quali il personale sanitario occupa un posto in prima fila. Esami “quantitativi” (prelievo per la ricerca degli anticorpi) sul personale dei Covid Hospital, dei reparti dedicati alla cura del virus e dell’emergenza sanitaria (compresi tutti gli operatori della Seus), ma anche sui dipendenti delle strutture di ricovero pubbliche e private non Covid, sul personale delle Usca (Unità sanitarie di continuità assistenziale) e delle Asp impegnato nell’esecuzione dei test, sui medici di famiglia, sui pediatri e sugli operatori dei presidi di continuità assistenziale. Stesso tipo di test anche sul personale delle Rsa, delle Cta, delle case di riposo, così come sui medici in servizio nelle carceri.

Le domande, a questo punto, sono due. La prima: quanti sanitari hanno fatto il tampone dal 20 marzo? La seconda: oggi un camice bianco, finora non sottoposto ad alcun esame, dovrà fare il tampone, il test sierologico o entrambi?

Sulla prima questione dall’assessorato alla Salute rispondono che in Sicilia «sono stati già effettuati centinaia di tamponi sul personale sanitario». All’inizio privilegiando i criteri dell’«urgenza» e della «vigilanza sanitaria» soprattutto di alcuni specifici focolai in ospedali e case di cura. I riscontri sull’eventuale positività sono stati estesi ai reparti in prima linea nell’emergenza e «in alcune aziende sanitarie e ospedaliere» dell’Isola anche al cosiddetto “personale non Covid”. Un percorso che però è stato in parte rallentato negli ultimi giorni, soprattutto dopo il via libera (prima dell’Istituto superiore di sanità a livello nazionale; poi dal comitato tecnico-scientifico della Regione) ai test sierologici. «Uno switch necessario», lo definiscono in assessorato, anche in funzione della tipologia di esame, che «consente risultati più rapidi e strutturali».

Dunque, per la Regione – e qui siamo alla risposta alla seconda domanda – «nessuna sovrapposizione» fra l’ordinanza di Musumeci che dispone i tamponi e la circolare dell’assessorato che avvia l’era dei test al sangue. In Sicilia si continuerà a fare i tamponi al personale sanitario, privilegiando i soggetti quotidianamente esposti nei reparti operativi sul Covid, ma anche – com’è ovvio – chi è a rischio contagio per contatti sospetti non soltanto in strutture pubbliche. Nel frattempo, la macchina dei test sierologici s’è messa in moto. L’assessorato ha ricevuto la disponibilità di oltre 200 laboratori privati pronti a effettuare sia i prelievi quantitativi (riservati soprattutto al personale sanitario) sia i test rapidi qualitativi destinati ad altre categorie di cittadini. Già in qualche realtà (come ad esempio Milazzo) s’è già cominciato. In assessorato l’istruttoria delle autorizzazioni, complicata anche dal consistente numero di laboratori coinvolti, «sarà completata a breve e dalla prossima settimana partirà in modo diffuso lo screening sierologico in tutta la Sicilia». Con una dotazione di kit già messi in cassaforte dalla Regione: «Quasi duecentomila».

Twitter: @MarioBarresi

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Redazione
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